Il metodo Kominsky: trama e recensione


Una serie che strizza l’occhio alla comicità sofisticata di Woody Allen, tutta giocata sulle vicissitudini della terza età, con un Michael Douglas e un Alan Arkin irresistibili.

Il metodo Kominsky – Trama

Tra i prodotti più interessanti lanciati da Netflix nell’ultimo biennio possiamo annoverare certamente “Il metodo Kominsky”, già presente sulla piattaforma con due serie da otto episodi davvero godibilissimi.

Ognuno di questi dura al massimo mezz’ora e scivola via che è un piacere. Imperniato principalmente sui dialoghi brillanti che avvengono tra i protagonisti Sandy Kominsky (Michael Douglas) e Norman Newlander (Alan Arkin). Il primo è un ex attore che insegna recitazione presso una scuola tutta sua, mentre il secondo è un facoltoso agente di spettacolo a capo di una grandissima azienda.

Sotto la lente di ingrandimento finisce la vecchiaia e tutto ciò che essa comporta e trasforma, dall’amore ai sentimenti tutti e alla forma fisica. Sandy si innamora della sua allieva Lisa (Nancy Travis) e Norman resta vedovo dopo cinquant’anni, trovandosi dopo tanto tempo a rimettersi in gioco con le donne.

Sua figlia Phoebe salta da una clinica di riabilitazione all’altra provando continuamente a curare le sue dipendenze. E sua moglie Eileen torna a fargli compagnia anche dopo il trapasso, incitandolo a voltare pagina.

Il metodo Kominsky – Recensione

Della comicità abbiamo anticipato, ma non mancano note drammatiche, vissuti difficili, tra le cui pieghe alle risate si unisce tanto cuore, quello di Sandy e Norman che hanno ancora molto da dire e da dare alla loro vita.

E c’è spazio anche per parlare dell’effimera gloria che possono dare Hollywood e la sua industria di intrattenimento, vista anche dal punto di vista degli impresari. Molto spassosi risultano i battibecchi e i contrasti tra Douglas e Arkin, sempre risanati grazie all’autentica amicizia che scorre tra i loro personaggi.

La leggerezza di un sceneggiatura (scritta da Chuck Lorre, Alan J. Higgins e David Javerbaum) comunque densa di contenuti di spessore riesce a far ridere lo spettatore anche su tematiche non semplici. All’interno della scuola di recitazione sussiste una sorta di universo a parte rispetto alla narrazione principale, dove hanno luogo alcuni monologhi/dialoghi recitati dagli allievi che rappresentano il pretesto per raccontare altri vissuti complicati e toccanti.

La seconda stagione della serie approfondisce la caratterizzazione di personaggi secondari come Lisa e Mindy, figlia di Sandy (interpretata da Sarah Baker) che presenta a suo padre un partner molto in là con gli anni (Paul Reiser). Particolarmente brillante il confronto/scontro del protagonista della serie con l’attrice Allison Janney, che interpreta sé stessa e tiene una lezione alla scuola Kominsky.

Fa capolino anche Haley Joel Osment, il bambino de “Il sesto senso” protagonista di tanti meme in giro per i social, nei panni di un nipote adepto di Scientology.

“Il metodo Kominsky” ha riscosso grande consenso di pubblico e critica in tutto il mondo, rientrando nel 2018 nei dieci migliori programmi dell’anno secondo l’American Film Institute Awards, conquistando due Golden Globe nel 2019 come miglior serie commedia e per il miglior attore in una serie commedia con Michael Douglas (con Alan Arkin in nomination per il miglior attore non protagonista).

L’ideatore è Chuck Lorre, già papà di prodotti come “The Big Bang Theory”, “Due uomini e mezzo” (tra l’altro citati in una puntata da due allievi del maestro Kominsky) e “Dharma & Greg”. Nel momento in cui scriviamo non è stata ancora annunciata ufficialmente una terza stagione della serie, resa comunque più che probabile dal finale aperto della seconda e dal buon riscontro di pubblico.

(Fonte foto: Pagina Facebook Il metodo Kominsky)

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