Il richiamo della foresta, trama e recensione


Per la quinta volta il romanzo breve d’avventura “The Call of the Wild” di Jack London viene trasposto sul grande schermo, con grande utilizzo di CGI e strizzando l’occhio soprattutto ai bambini.

Il richiamo della foresta

Il richiamo della foresta, trama

Nella California di fine Ottocento un cane di nome Buck, di proprietà di un giudice, viene rapito e rivenduto al fine di trainare la posta da consegnare ai cercatori d’oro. Il suo coraggio e la sua personalità gli consentiranno ben presto di ricoprire il ruolo di leader tra i suoi “colleghi” a quattro zampe. Con l’invenzione del telegrafo, però, il suo lavoro non è più necessario e Buck viene acquistato da un uomo senza scrupoli (Dan Stevens) alla spasmodica e scriteriata ricerca di oro. A questo punto deve intervenire John Thornton (Harrison Ford) a difenderlo e tra i due nasce un’amicizia viscerale che tra l’altro consentirà alla fine al cane di “trovare la sua casa” nella foresta, in mezzo ai lupi. Lo farà grazie alle apparizioni di un misterioso lupo nero, che lo guiderà nella scoperta della sua natura incarnando i suoi istinti più profondi.

Recensione

Dopo “Blade Runner 2049” lo sceneggiatore Michael Green affronta un racconto sensibilmente più semplice e lineare, in cui vengono edulcorati gli aspetti maggiormente violenti del romanzo di London. Alla regia di Chris Sanders interessa mostrare in tutta la sua ineluttabilità l’istinto e la forza della natura, culla di quei valori positivi che tanti uomini oggi sembrano aver dimenticato. E che Buck incarna perfettamente anche se il film non dona alla sua vicenda la giusta epicità e la giusta emozione. Naturalmente per ricreare il protagonista e non solo si è dovuto contare in larga sulla CGI e questo ha sottratto naturalezza e autenticità alle immagini. La fusione tra attori reali ed animali originati in maniera digitale a tratti non sembra sortire infatti i migliori effetti. Ma va anche detto che sarebbe stata un’impresa ardua girare le stesse sequenze con gli stessi movimenti utilizzando unicamente animali veri e addestrati. Ancora più complicato se non impossibile sarebbe stato ottenere una mimica o delle espressioni analoghe. Si è scelto quindi di far “recitare” a tutti gli effetti i cani attraverso la CGI, anche per raccontare meglio i loro rapporti con gli esseri umani.

I movimenti di Buck sono in realtà tratti dalle movenze di Terry Notary, ex membro del Cirque du Soleil, che indossando una tuta speciale ha permesso di realizzare una speciale performance capture che ha investito appunto mimica e movimenti. Come già spiegato, a livello di realismo i risultati ottenuti non sono stati ineccepibili. Non lo noteranno certamente i bambini, che molto probabilmente verranno conquistati dalle atmosfere e dalla storia di questo film. E che trarranno degli insegnamenti validi specialmente in questa era di forti preoccupazioni circa il rispetto della natura e il climate change. Il dubbio è piuttosto sul gradimento degli spettatori adulti, senz’altro più interessati ad un Harrison Ford che veste per la prima volta i panni di un personaggio visibilmente nella terza età. L’attore statunitense è atteso tra l’altro al cinema con il quinto film di Indiana Jones, sugli schermi nell’estate del 2021.


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