“La figlia oscura” – La professoressa universitaria Leda Caruso (Olivia Colman) è in vacanza da sola al mare in Grecia, dove in spiaggia si imbatte quotidianamente in una famiglia vivace e numerosa. A colpire Leda è in particolare la giovane madre Nina (Dakota Johnson) e sua figlia Elena (Athena Martin), che non si separa mai da una bambola che la docente ruberà. È infatti anche lei mamma di due figlie ormai cresciute e Nina gli ha sbloccato i ricordi di un rapporto difficile, che è sbattuto contro la sua ambizione di fare carriera.
“La figlia oscura”, recensione
Maggie Gyllenhaal, attrice sorella di Jake e figlia di Stephen, debutta alla regia adattando lei stessa una sceneggiatura da un romanzo di Elena Ferrante in un film indipendente, girato in fretta sull’isola greca di Spetses per paura che il Covid lo facesse saltare. La sua caparbietà ha avuto ragione e il lungometraggio è arrivato a conquistare due nomination ai Golden Globe e tre agli ultimi premi Oscar: miglior attrice per Olivia Colman, miglior attrice non protagonista per Jessie Buckley e migliore sceneggiatura non originale. Tra l’altro vincendo il premio come miglior script a Venezia 2021.
Il tema è di quelli densi: l’essere madre e contemporaneamente conservare ambizioni e libertà, conflitto che può portare a sentimenti contrastanti verso i propri figli. Nello specifico qui si tratta di figlie femmine e di decisioni impopolari, bilanciate in parte dall’umanità e dall’empatia che traspaiono dall’interpretazione di Olivia Colman. Accanto a lei una Dakota Johnson con poco spazio a sua disposizione e una Jessie Buckley che rapisce lo spettatore impersonando Leda da giovane.
Tutto gira attorno alla guerra che Leda combatte con sé stessa, avendo amato sempre le sue figlie ma allo stesso tempo la sua persona e la sua realizzazione. Il passato si intreccia inevitabilmente con un presente col quale fare i conti, circostanza che mai come al cinema è rappresentata emblematicamente dai flashback.
Un film di corpi e di sguardi in cui notevolmente incide la fotografia di Hélène Louvart, già al lavoro su un soggetto di Elena Ferrante per “L’amica geniale”. Molto particolare anche la commistione di registri musicali curata da Dickon Hinchliffe. Un piccolo gioiellino che può contare su attrici in particolare stato di grazia e su una regia che le guida con sapienza e idee chiare. Con qualche digressione di troppo e un’introduzione della vicenda sensibilmente più forte della sua risoluzione.
“La figlia oscura” è sbarcato nelle sale italiane a partire dal 7 aprile 2022, distribuito dalla BiM.