“Lei mi parla ancora” – Quando dopo sessantacinque anni di matrimonio Rina (Stefania Sandrelli/Isabella Ragonese) muore, il suo Nino (Renato Pozzetto/Lino Musella) non riesce a farsene una ragione e continua a parlare con lei e con suo fratello (Alessandro Haber) anch’egli defunto. Per questo motivo sua figlia Elisabetta (Chiara Caselli) prova a esorcizzare il distacco ingaggiando uno scrittore (Fabrizio Gifuni) che metta con lui nero su bianco i ricordi. Quest’ultimo accetta anche perché vorrebbe far pubblicare un suo romanzo e la donna lavora per una casa editrice. All’inizio Nino non vuole saperne di raccontare i fatti suoi e di Rita, poi i due cominciano a lavorare insieme al libro per scrivere la storia di due amanti immortali grazie all’affetto che si sono sempre scambiati.
“Lei mi parla ancora” – Recensione
Pupi Avati scrive la sceneggiatura di questo film con suo figlio Tommaso trasponendo il romanzo autobiografico “Lei mi parla ancora – Memorie edite e inedite di un farmacista”, che Giuseppe Sgarbi scrisse a 95 anni. E ci mette qualcosa anche della sua, di biografia, tra un riferimento colto e l’altro.
In una casa strapiena di “capolavori”, opere d’arte conquistate a buon prezzo lungo tutta una vita, adesso Nino è solo. Potrebbe trasferirsi da uno dei suoi figli ma sente di dover continuare a badare alla casa sua e di Rina. C’è nostalgia ma anche una certa leggerezza in questa storia che vede svettare Renato Pozzetto in un percorso breve e intenso compiuto a braccetto con Fabrizio Gifuni e che intende aggirare la morte, argomentata anche mostrando scampoli de “Il settimo sigillo” di Ingmar Bergman. L’attore lombardo è protagonista di una prova drammatica notevole, capace di trasmettere dolore ed emozione con la sua sola presenza. Gioca sull’essenzialità anche il sempre valente Gifuni, mentre Rina e Nino da giovani sono interpretati con estrema grazia da Isabella Ragonese e da Lino Musella. Il resto del cast può contare tra l’altro sui camei illustri di Alessandro Haber, Stefania Sandrelli e Serena Grandi.
Ne viene fuori un’opera fortemente legata al territorio delle valli del Po, sentita ma imperfetta specie nella gestione del doppiaggio e nello sviluppo narrativo dei novanta minuti scarsi di durata. Si attende con ansia il momento in cui Nino si convincerà ad aprirsi al suo ghostwriter per poi ritrovarsi in mano soltanto briciole di racconto. E stride con un grande amore la facilità fulminea con la quale lui pensa di mollare tutto alla prima difficoltà sorta in famiglia. Molto meglio funziona la parte finale, che ci restituisce l’emozione del tempo che scappa via suggellata dalle parole di Cesare Pavese: “L’uomo mortale non ha che questo di immortale. Il ricordo che porta e il ricordo che lascia”.
Dopo la mancata uscita in sala “Lei mi parla ancora” è disponibile on demand su Sky e NowTv.