Odio l’estate, trama e recensione


Un deciso ritorno al passato per il trio comico lanciato dalla trasmissione televisiva “Mai dire gol”, con una commedia ben scritta che fa sorridere più che ridere a crepapelle e prova anche ad emozionare.

 

Odio l’estate, trama

In “Odio l’estate” i personaggi prendono nettamente il sopravvento sull’intreccio, in quanto tutti ben Odio l'estatescritti e approfonditi.  Aldo (Aldo Baglio) è un capofamiglia indolente che lascia tutto il lavoro sporco alla consorte Carmen (Maria Di Biase). Ha tre figli: due gemelle e un ragazzo con la fedina penale macchiata dal furto di un motorino. Giovanni (Giovanni Storti) è un uomo pignolo che però non trova le parole quando deve spiegarsi; vende accessori per calzature ma la sua attività è in caduta libera. Gli fa da contraltare la concretezza della moglie Paola (Carlotta Natoli). Giacomo (Giacomo Poretti) è un dentista tutto dedito alla professione mentre sua moglie Barbara (Lucia Mascino) è irrigidita dall’asocialità e opprime il figlio preadolescente d’altro letto Ludovico (Edoardo Vaino). Dicevamo tutte figure ben caratterizzate, che si andranno a fondere con esiti più che godibili quando le tre famiglie saranno costrette a condividere un’unica villetta in vacanza per via di un errore commesso dall’agenzia di viaggi.

Recensione

Il primo dato da evidenziare in questa nuova svolta cinematografica di Aldo, Giovanni e Giacomo è il ritorno alla regia di Massimo Venier, che firma anche la sceneggiatura insieme al trio e a Davide Lantieri e a Michele Pellegrini.

Uno script che attraverso un’opera corale ritaglia il giusto spazio per tutti, con dialoghi mai di circostanza nemmeno per i personaggi secondari (vedi l’ottimo siparietto con Roberto Citran nei panni di un vecchio amico di Giovanni) né per i figli.

Interrotta così una pausa che durava da “Tu la conosci Claudia?” del 2004, Venier reimmerge finalmente i tre comici in una storia dalla spiccata attualità sull’amicizia che può nascere anche tra uomini e donne molto diversi tra loro, verosimile, garbata e misurata.

La trama talvolta sembra perlopiù un pretesto, con la doppia scomparsa prima del cane e poi del bambino, ma al tempo stesso il film scivola via senza particolari intoppi e in maniera brillante.

Una menzione speciale merita Michele Placido, delizioso nell’impersonare il tipico maresciallo della piccola isola del sud Italia che digita sulla sua tastiera servendosi di un dito alla volta.

Vediamo comparire poi anche Massimo Ranieri nel ruolo di sé stesso, con il personaggio di Aldo, suo grande fan, che sale sul palco ad un concerto per cantare con lui.

Aldo, Giovanni e Giacomo sono tornati, lanciando malinconicamente uno sguardo al passato e seminando autocitazioni come quella della partita di calcetto in spiaggia, questa volta con il figliastro di Giacomo che fa un balzo da sotto la sabbia per insaccare in rete.

Ma probabilmente hanno ritrovato così la strada per il loro futuro cinematografico. Suscitando sorrisi a ripetizione più che grasse risate e non disdegnando questa volta anche una vena più seriosa ed emozionale.

Perché come canta Brunori Sas, in una colonna sonora abitata anche da Bruno Martino e Vinicio Capossela, “il dolore serve proprio come la felicità”.

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