Salò o le 120 giornate di Sodoma, l’ultima opera di Pier Paolo Pasolini


Pier Paolo Pasolini ha lasciato il nostro mondo con una pellicola che ha fatto, fa e farà discutere sempre: Salò o le 120 giornate di Sodoma

Il film si suddivide in quattro parti, che richiamano nel titolo i gironi di Dante dell’Inferno: Antinferno, Girone delle Manie, Girone della Merda e Girone del Sangue.

Nel titolo di ognuno di questi gironi c’è la sintesi di quanto lo spettatore vedrà e la visione, consigliata ad un pubblico maturo (non basta essere maggiorenni, per chi scrive), sarà molto forte in quanto il sesso la fa da padrone; non si tratta di un film pornografico, anzi il significato va ben oltre le immagini, ma Pier Paolo Pasolini ha creato il massimo della provocazione verso i poteri forti, mettendo in scena delle distorsioni a tratti allucinanti.

La metafora è chiara sin dall’inizio. I poteri forti decidono a tavolino le sorti di tanti adolescenti innocenti e ignari di quanto vedranno e subiranno. I poteri forti sono rappresentati da adulti senza pudore, morale, etica, il vuoto più assoluto assetati di potere (nel senso assoluto del termine) e che lo esprimono, su ragazzi inermi, nelle forme sessuali più perverse. La pedofilia è solo la base su cui si fonda l’esercitazione del potere; c’è ben altro nella pellicola.

Se avete un’idea di perversione sessuale, Pier Paolo Pasolini la supera con le rappresentazioni più raccapriccianti e immaginabili. Se si realizza un’opera come Salò o le 120 giornate di Sodoma significa che il senso di rivalsa verso la società e chi la governa è veramente immenso. Effettivamente, più la pellicola va avanti e più un senso di rivalsa verso i poteri forti pervade lo spettatore.

Se si considera che il film è del 1975 e che oggi (a torto o a ragione) chi sono tanti scandali legati al rapporto sesso/potere si intuisce rapidamente che il binomio è drasticamente ben affiatato e che il regista bolognese (o scrittore, come amava definirsi) aveva intuito perfettamente quello che può accadere nelle menti dei potenti.

I poteri forti sono rappresentati da 4 signori (il Duca/Bonacelli, il Monsignore/Cataldi, S.E. il presidente della Corte d’Appello/Quintavalle, il presidente Durcet/Valletti, che rappresentano i 4 poteri) che durante la Repubblica di Salò, il periodo della decadenza fascista,  si riuniscono insieme a 4 donne adulte – ex meretrici e chiamate le narratrici – ed a una schiera di ragazzi e ragazze – partigiani o figli di partigiani – in una villa isolata e protetta dai soldati.
Per 120 giorni i 4 signori e le 4 narratrici, grazie a un regolamento in vigore, da loro approvato e modificato a proprio piacimento, disporranno a piacere e senza alcuna pietà degli adolescenti, loro vittime.

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