“SanPa” – Nel 1978 Vincenzo Muccioli da vita alla comunità per tossicodipendenti di San Patrignano, mettendoci tutto sé stesso fino alla morte avvenuta nel 1995. Migliaia di ragazzi sono stati nel frattempo salvati dalle dipendenze; circa il 70% di quanti entrarono in comunità secondo i dati diffusi in via ufficiale. Ma la figura di Muccioli così come quella della sua creatura sono avvolte da diversi punti oscuri. Il metodo adoperato non escludeva infatti né violenza né catene e ha scatenato eventi controversi fino allo spartiacque dell’omicidio Maranzano. Al momento della sua morte Muccioli era stato ad ogni modo dichiarato innocente anche in questo ennesimo processo.
“SanPa”, recensione
La regista Cosima Spender insieme agli autori Gianluca Neri, Carlo Gabardini e Paolo Bernardelli realizza una docuserie in cinque puntate da un’ora per raccontare la genesi e la storia della comunità per tossicodipendenti più grande d’Europa. E lo fa scegliendo di non utilizzare nessuna voce narrante, servendosi solo materiale d’archivio dell’epoca e delle testimonianze di chi ha vissuto a San Patrignano, cercando il più possibile di non giudicare ma soltanto di raccontare i fatti. Le scelte di montaggio privilegiano le esitazioni, le riflessioni silenziose, il non detto ma pensato e ricordato e per questo reso emblematico degli intervistati.
La figura carismatica di Vincenzo Muccioli all’epoca divise in due l’Italia tra sostenitori e detrattori, tra chi pensava che dei mezzi anche duri e contro la legge giustificassero il fine di salvare chi era schiavo della droga e chi no. Muccioli divise anche i suoi collaboratori, che partecipano alla docuserie e restano platealmente sospesi tra amore e odio per il fondatore riminese. “SanPa” ha suscitato più di una polemica, come quella innescata da Red Ronnie che pure si è prestato al progetto con un’intervista e con alcuni suoi materiali video. Anche il figlio di Muccioli, Andrea, dopo aver reso la sua testimonianza definisce il tutto “pura e semplice fiction” che “cerca l’effetto pulp creando più ombre possibili intorno alla figura del protagonista”, falsificando “la storia, il pensiero e il modello”.
In una coerenza narrativa non sempre impeccabile, che segue la linea cronologica e procede allo stesso tempo per temi, si finisce inevitabilmente per raccontare anche il rapporto tra la comunità e i poteri forti, che sfociano nei mass media e sembrano penetrare secondo Andrea Muccioli pure nelle aule dei tribunali. La prima docuserie italiana targata Netflix appare in fin dei conti un’operazione riuscita e universale, se non altro per i dibattiti che è riuscita a sollevare e per un lavoro di ricerca durato circa due anni che rispolvera una storia che meritava di essere raccontata in maniera approfondita.
“SanPa” è disponibile in streaming su Netflix a partire dal 31 dicembre 2020.