<strong>“The Father” – L’ormai anziano Anthony (Anthony Hopkins) non vuole che sua figlia Anne (Olivia Colman) lo affidi alle cure di una badante prima di trasferirsi per Parigi, mentre la vecchiaia gli offusca le idee e la percezione di chi gli è accanto. Un rifiuto della malattia che gli causa sbalzi di umore e soprattutto arriva a fargli smarrire la sua vera identità, che è un po’ come morire pur restando in vita.
“The Father” – Recensione
Nuovo adattamento del testo teatrale “Il padre”, dopo “Florida” di Philippe Le Guay del 2015, questa volta portato sul grande schermo proprio dal suo autore Florian Zeller. Che a suo modo ci immerge completamente all’interno della demenza senile, riavvolgendo continuamente il nastro e mescolando di tanto in tanto le carte in tavola per mostrarci come Anthony perda man mano tutte “le sue foglie”. La resa di una realtà tanto drammatica quanto comune è estremamente efficace scena dopo scena, nel silenzio di un appartamento vuoto. Le location tutte in interni contribuiscono a ricostruire ancora meglio la condizione che vive Anthony.
È proprio questo punto di vista adottato e fatto vivere senza eccessi in prima persona allo spettatore lo spunto più interessante di quest’opera. Lo sgomento di chi vive la malattia diventa automaticamente il nostro e in ogni caso non si può che assistere impotenti a questo montaggio non lineare di ricordi e proiezioni mentali. Spesso, appunto, non sappiamo dove siamo né quando siamo e ogni ipotesi viene smontata dalla scena successiva.
Davvero monumentale la prova di Anthony Hopkins, un attore che non finisce mai, che anche questa volta è capace di incantarci, farci ridere e piangere con una singola espressione e con repentini cambiamenti di registro. Accanto a lui un’altrettanto brava Olivia Colman, che lavora per sottrazione, e la magnetica Imogen Poots (protagonista di “Vivarium”, che abbiamo recensito qui).
In attesa dell’uscita italiana il lungometraggio si presenta alla prossima notte degli Oscar con sei nomination tra cui miglior film, miglior attore per Anthony Hopkins e miglior attrice non protagonista per Olivia Colman. Questo dopo essere rimasto a bocca asciutta ai Golden Globes. In particolare c’è da mettere in evidenza la nomination per la scenografia di Peter Francis e Cathy Featherstone, che ricostruiscono un unico appartamento che assume di volta in volta le forme che la mente del protagonista gli attribuisce. Anche lo spazio risulta quindi non lineare, senza riferimenti, tra la casa e la stanza dell’istituto che da sul giardino.