La presenza di una piscina, piena di murene giganti, pronte a divorare chiunque contravvenga alla volontà del padrone di casa, è indicativa di una manifesta e popolare crudeltà.
Tale è la peculiarità, grazie alla quale, Publio Vedio Pollione, è passato alla storia, trovandone concreta testimonianza negli scritti postumi di Plinio, Seneca e Cassio Dione.
Si narra che, partecipando ad un banchetto, è lo stesso Imperatore Augusto a salvare la vita di uno schiavo, condannato a morte, per aver accidentalmente rotto un calice di vetro pregiato – e lo stesso Imperatore impone al padrone di casa di obbedirgli, assistendo questa volta alla rottura, non accidentale, dell’intero servizio di calici pregiati, proprio davanti ai suoi occhi.
E’ da sempre “uomo di fiducia” dell’Imperatore Augusto, ma la discendenza da una delle più ricche famiglie del beneventano, ne fa un uomo ricchissimo e, proprio per questo, dalla dubbia moralità, secondo quanto raccontano Cicerone ed altri.
E’ dalla battaglia di Azio, avvenuta nel 31 a. C. che Pollione, stanco, decide di trovar conforto e vivere i suoi ultimi giorni serenamente, lì, presso il ”PAUSILYPON” (“sollievo dal dolore”), la meravigliosa villa ubicata tra la Gajola e la Baia di Trentaremi che, coprendo un area di quasi nove ettari, rappresenta una meraviglia dell’architettura romana e dove, come accade a Baia, o successivamente, per “VIlla Adriana” a Tivoli, edifici sontuosi, porticati, terrazze, statue si inseriscono perfettamente nelle preesistenti variazioni paesaggistiche; dunque, vari nuclei si inseriscono perfettamente in ogni singola e diversa scenografia;al centro dell’area, la zona padronale, intorno alla quale il teatro, l’odeon e le terme.
Alla morte di Pollione, Augusto non rinuncia al “Pausilypon”; la tiene per sé, facendone altra residenza imperiale ed integrandola con altre fabbriche.
Si ha notizia fino al II sec. che la Villa venisse amministrata da procuratori imperiali, ma, una volta caduto l’Impero Romano, anche questa viene abbandonata ed i resti scompaiono quasi, nascosti sia dalla vegetazione che dalla noncuranza, mentre le fabbriche sul mare sono sprofondate a causa del bradisismo.
La zona ritroverà splendore quando nel XVII sec. alcuni nobili e stranieri decidono di stabilirvisi; e, durante i primi dell’800, grazie agli scavi, Re Ferdinando fa riaprire la “Grotta di Seiano”, una lunga galleria, di quasi 800 m. che garantiva l’accesso verso l’ esterno, andando oggi a congiungere Bagnoli con la Gaiola. Lo stesso “Palazzo degli Spiriti”, a Marechiaro è un ninfeo della villa.
Ad oggi questa parte di antica storia urbanistica del nostro territorio, che sorprendentemente, ha sempre fatto parte integrante dell’ Impero Romano, è racchiusa nel “Parco Archeologico-Ambientale del Pausilypon”.