La mostra personale di Karima Angiolina Campanelli sarà visitabile presso la Sala delle Carceri di Castel dell’Ovo dal 12 agosto al 4 settembre.
Il Canto della Dervisha, è la mostra di opere polimateriche di Karima Angiolina Campanelli, realizzata in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e Turismo del Comune di Napoli; l’allestimento della mostra è curato da Bruno Garofalo.
Ancora una volta l’arte si va portavoce di un tumulto contemporaneo che arretra l’umanità di secoli; nuove e vecchie paure scavano nel profondo di ognuno. Oscurantismo e pregiudizio sembrano aver invaso l’Europa, diffidenza, incertezza e paura regnano sovrane. Il messaggio dell’artista Campanelli, è:
[..] Con questa mostra evento a cura dell’Assessorato alla Cultura di Napoli, il nostro intento, attraverso l’arte, è di stimolare il comune desiderio di relazioni fraterne tra ebrei-cristiani-musulmani, diversamente credenti e atei [..]Uomini e donne che parlano la stessa lingua, pur mantenendo gli idiomi e le fondamentali origini culturali dei loro genitori e antenati, che sono radici del cuore e della mente: i nostri giovani, che non temono la diversità, poiché è parte integrante e naturale della loro crescita e storia di vita, sono gli ispiratori di questa mostra.[..]
Note biografiche: Karima Angiolina Campanelli: regista di teatro-documentarista-autrice-pittrice, nasce a Brescia il 22-02- 1957, viaggiatrice instancabile, ha conosciuto molti paesi del mondo, ma i luoghi della sua anima sono i veri protagonisti dei suoi viaggi. Sulle sue tele sentimenti primitivi, patrie di libertà: passione e nostalgia, deserti e solitudini, maree gioiose, notti di cammini, devozione e poesia. Ogni quadro è una preghiera. Graffiti dedicati a Dio scolpiti sulle pareti del cuore.
Perché questa mostra?
Ebraismo, Cristianesimo e Islam, fra i punti di contatto tra le religioni abramitiche vi è una “regola d’oro”: Rabbi Hillel (Shabbat 31a): «non fare agli altri quello che non vuoi che essi facciano a te»; Gesù (Mt 7,12, Lc 6,31): «tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro»; Muhammad (40 ʾaḥādīthe di an-Nawawi 13): «nessuno di voi è un credente fino a quando non desidera per il suo fratello quello che desidera per sé stesso».
Se rinunciamo al dialogo non sarà più possibile vivere insieme in un mondo libero, rispettoso delle diversità, dove vi sia giustizia per tutti. Come musulmani vogliamo ardentemente un confronto dialettico, lo stesso che l’Islàm illuminato introdusse nei secoli passati all’interno del pensiero e della civiltà dell’occidente, per opporci con il dialogo, la cultura e la bellezza dell’arte, al dramma e alle tensioni politiche che da sempre oppongono uomini e popoli, guidati da fanatici brutali e violenti, che abusando e sfruttando indegnamente la religione islamica, seminano odio e paura tra le diversità etniche-culturali e religiose.
Dobbiamo nutrire i popoli e i giovani di bellezza, e con maggiore attenzione i giovani che sono il nuovo popolo italiano: bambini, adolescenti, e universitari, ragazzi e ragazze che negli ultimi vent’anni sono cresciuti insieme senza timori. Siamo certi che l’Italia tra pochi anni sarà una Nazione nuova, ancor più viva, una fucina di pluralità, tolleranza e condivisione, un nuovo esempio di Rinascimento. Osserviamo amaramente che in questo frangente storico le varie etnie, forse per paura, o per incapacità di integrazione, si auto-ghettizzano in quartieri e vie, dove la vita commerciale e culturale parla solo la lingua d’origine. Auspichiamo di cuore che l’arte sia sempre un ponte di congiunzione tra le diversità!
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