La Certosa di San Martino è un luogo dove arte e fede si mescolano.
La sua costruzione cominciò nel 1325, per volere del duca di Calabria Carlo d’Angiò, figlio del re Roberto.
Venne arruolato Tino da Camaino, progettista del Duomo di Pisa.
Venne poi ampliata da Giovanni Antonio Dosio nel 1581. E dalle fondamenta gotiche nacque la chiesa barocca.
Nel 1623 Cosimo Fanzago lavorò al Chiostro Grande della Certosa di San Martino
Ancora nel ‘700 l’architetto e scenografo Nicola Tagliacozzi Canale gli diede il carattere rococò che ritroviamo nella pittura e nella attuale forma architettonica.
Durante l’occupazione francese del 1799 subì diversi danni. I certosini, sospettati di favorire la repubblica, vennero soppressi, per poi rientrare nella Certosa di San Martino nel 1804.
Nel 1866 diviene museo, per volere di Giuseppe Fiorelli, e annessa al Museo Nazionale come sezione distaccata.
Dall’anno successivo apre al pubblico.
Altri architetti vi lavorarono nel corso dei secoli.
Nel 1754 Giuseppe Sanmartino, artefice del Cristo velato (a cui persino Ozpetek si è ispirato per il suo ultimo film), realizzò la Fortezza, la Carità e i quattro gruppi di cherubini.
Il Trionfo di Giuditta, nella volta, è opera di Luca Giordano.
Nonostante lo sfarzo e la valenza artistica, oggi la Certosa di San Martino soffre le morse della mancanza di fondi.
Il museo è in uno stato di incuria di cui si lamentano i turisti.
Non ultima la cronaca di un pomeriggio estivo, durante il quale i visitatori si sono visti sbarrare le porte d’accesso.
Repubblica.it riporta le rimostranze di alcuni di essi, in un articolo che dovrebbe far riflettere l’amministrazione, e i napoletani tutti.
Il custode sbarra le porte di ingresso già alle 16.45. Nonostante gli orari di chiusura mostrino l’ultimo orario di accesso alle 18.30.
Si, perché sebbene la Certosa di San Martino ufficialmente resti aperta fino alle 19, alcune sezioni del museo sono già non percorribili dalle 17.
Mancanza di fondi dicono. E conseguente mancanza di personale. Ma non solo.
La sezione navale ad esempio è chiusa a causa di guasti all’ impianto elettrico. Da diverso tempo.
Questo a dispetto del fatto che la Certosa di San Martino sia stata inclusa nel Cammino delle Certose, progetto del Polo museale finanziato dalla regione Campania.
In teoria il progetto ambiva a far riscoprire tre siti di interesse storico della regione: San Giacomo a Capri, San Lorenzo a Padula e appunto San Martino a Napoli.
La mostra dedicata alle memorie della città però è visitabile solo fino alle 16.45. E questo, oltretutto, non è specificato da alcuna guida.
La visita può proseguire nella restante parte della chiesa, e nell’esterno, che però versano in stato di quasi abbandono.
Erbacce, polvere, trascuratezza. Questo è quello a cui sono costretti i visitatori interessati al monumento.
I turisti si indignano, gli esperti d’arte si rattristano.
E non è necessario un articolo di denuncia per comprendere lo stato in cui questo maestoso monumento versa.
Basta fare un giro su tripadvisor per comprendere come i turisti (pochi in percentuale fortunatamente), a fronte di uno spettacolo maestoso, lamentino carenze organizzative e lassismo del personale e dell’organizzazione.
Nessuno però, soprattutto in questi giorni di afa e di rischi incendi, fa qualcosa.