Londra, 28 Settembre 1734 – Gli orchestrali sono fermi; il silenzio, come un boato fragoroso è piombato in teatro: gli spettatori increduli, storditi e, sicuramente stupiti, hanno assistito all’esibizione tanto attesa: Farinelli, è loro innanzi, un usignolo dalle fattezze umane che, finalmente, si abbandona completamente al delirio del pubblico; l’intera platea lo acclama, tutti urlano: ”Un solo Dio, un solo Farinelli!
Vera e propria “Rockstar” dell’ottocento:un castrato, voluto tale da suo fratello Riccardo, compositore che lo costringe per sempre ad una vita filtrata da lui stesso per quella enorme smania di successo e l’estremo sentimento di possesso per una voce talmente meravigliosa.
Da Londra in poi, per Farinelli un trionfo dietro l’altro, una carriera costellata di onori e glorie grazie ad una voce talmente potente da arrivare a note altissime; una voce per la quale, ad oggi, è considerato il miglior artista del XVIII secolo ma, al tempo stesso “dono” che imprigiona e condanna all’ eterno delirio.
Per ogni esibizione pretende di esser profumatamente retribuito e, addirittura Elisabetta Farnese lo vuole a Madrid affinché si esibisca solo privatamente per alleviare le “sofferenze dell’animo” di Sua Maestà Filippo V.
Ad oggi, Farinelli resta il più famoso tra tanti; poichè tanti sono stati i castrati secondo i dettami della terribile moda nata intorno al XVI secolo a Roma, dove, nella Cappella Sistina, per la prima volta, si esibisce il coro passato alla storia come “voci bianche”; giovani ragazzi dai nomi: Farinelli, Pacchierotti, Marchesi, Crescentini costretti,a lla maniera di usignoli, a trascorrere la propria vita in una gabbia dorata; provenienti da famiglie talmente povere da riporre una speranza sul possibile successo di un figlio castrato.
Sono tre gli orfanotrofi napoletani che, intorno al cinquecento, sorgono nelle zone più povere di Napoli; Santa Maria di Loreto a Porta Nolana; Sant’Onofrio a Porta Capuana; La Pietà dei Turchini (per la veste azzurra dei piccoli ospiti) tra Via Medina e Rua Catalana.
I castrati, in ogni istituto, vivono separati affinché non subiscano soprusi e vessazioni; sono loro le stanze più accoglienti ed il cibo migliore; sono continuamente ben attenzionati perché il disagio psicologico che vivono è enorme e le continue ricadute fisiche risultano essere alleviate soltanto dall’oppio; tutti episodi, questi, che rappresentano il prologo dei loro tragici suicidi.
I tre istituti creati nel cinquecento si disgregano, nel tempo, andando poi, tutti, a confluire in quello dei “Padri Celestini” di San Pietro a Majella ribattezzato,nel 1807,”Real Collegio di Musica”.
Un Archivio Storico Musicale unico al mondo;si pensi che Ferdinando IV fornì la biblioteca degli spartiti di tutte le opere messe in scena al San Carlo.
Qui, nel tempo, una collezione di antichi strumenti musicali restaurati il cui simbolo resta un’arpa costruita da Stradivari fabbricante di violini cremonese.
A Carlo Broschi (Farinelli) sono state impartite, qui, le prime lezioni di canto; Alessandro e Domenico Scarlatti, Giovan Battista Pergolesi, Domenico Cimarosa, Giovanni Paisiello ed ancora tanti a cui, non nominando, faccio sicuramente torto sono stati ospiti.
Entrando nel primo cortile, risulta facile riuscire ad immaginare correre e divertirsi uno stuolo di ragazzini, ancora inconsapevoli del proprio destino:la giovinezza, la vita stessa annientata proprio dal dono di cui erano dotati!
Forse, tra i tanti, qualcuno che sapeva cosa potesse mai accadere, gli urlò:Farinelli scappa, scappa lontano che la tua morte è nella tua gola!
Ma, Farinelli, non è mai morto.