Mai suscitare l’ira di una donna soprattutto quando si tratta di una Dea!
E’ ciò che fa il troiano Paride quando le preferisce Venere (madre di Enea); lo fa Ganimede quando prende il posto di sua figlia Ebe per divenire Coppiere Divino ed, infine per lei, subentra la consapevolezza di quella che sarà l’importanza universale della stirpe romana una volta conclusosi il viaggio di Enea in Lazio.
Ed allora, Giunone farà di tutto affinché il viaggio dell’eroe troiano non abbia degna conclusione grazie, anche, all’intervento di Nettuno arrabbiatissimo per l’accecamento di suo figlio Polifemo.
Enea ed i suoi uomini, dal canto loro, sono protetti da Minerva per la quale costruiscono un tempio presso Otranto (Rocca di Minerva); purtroppo però, mille ostacoli li travolgono e, finalmente, quando stanno per raggiungere le coste campane dalla Sicilia, una terribile tempesta sopraggiunge.
Minerva, preoccupata, intercede per loro; purtroppo, però, come sempre è accaduto, gli Dei non danno nessun valore alla vita umana; anzi ne fanno scambio per i loro principi e, soprattutto per i loro capricci.
Su richiesta Nettuno placa sì la tempesta ma in cambio pretende il sacrificio di una vita umana, in quel momento, forse la più importante: il nocchiero della flotta: Palinuro.
Aiutato, così, dal Dio Sonno (che si avvicina a Palinuro di notte mentre governa la nave) Nettuno accoglie tra le onde la sua vittima: l’uomo cade in mare, colpito da un sonno profondissimo e nessuno si accorge della tragedia.
Enea, disceso negli inferi (a Cuma dalla Sibilla) lo ritroverà disperato poiché nessuno ha potuto piangere sul suo corpo. La Sibilla, per alleviare tanta sofferenza, gli predice la costruzione di una tomba in suo onore. Oggi, a Caprioli, sul promontorio di Capo Palinuro si erge il “Cenotafio” del nocchiero.
Sicuramente già esistente tra il 1700 ed il 1800 poiché presente in disegni e vedute, non ha una datazione certa, ma, ad oggi, andrebbero intrapresi interventi di consolidamento e recupero.
Quest’insieme di pietre volge eternamente lo sguardo al mare in cerca del suo corpo che, forse, non necessariamente, deve esser ritrovato poiché calpestandone la terra, e passeggiando lungo le splendide spiagge, l’anima di Palinuro riecheggia nel soffio del vento ed il suo cuore ribatte con le onde nelle grotte: quì, Il Mito eternamente vive.