“Ho nostalgia di qualcosa di bello, molto semplice; una sorta di paradiso perduto…ho bisogno di una certa bellezza poiché è questa che mi fa vivere!”
“Un’arte di facile comprensione”, tale potrebbe definirsi, a prima vista, quella di Igor Mitoraj, le cui opere riecheggiano palesemente immagini ben radicate nell’inconscio di tutti, ma non è così!Le forme dell’antichità classica greco-romana e del Rinascimento rifuggono da ogni classificazione e rappresentano la vera e propria sfida anacronistica dell’autore rispetto alle scelte formali di fine secolo scorso,il quale mette completamente da parte l’astrattismo per scegliere la formalità classica come l’interpretazione più congeniale della sua poetica che ,in tale modo, risulta perfettamente espressa dalla tecnica innata e puntuale già prima di incontrare personalmente l’antico.
I Colossi di Igor Mitoraj, una lettura diversa del “Mito”
I suoi ” Colossi” segmentati e recisi rappresentano la drammatica fragilità dell’uomo contemporaneo. “Eros”,” Venere”,” Icaro”, ” Prometeo” assumono un nuovo ruolo/significato sempre in bilico tra “reperto” e ” archetipo”; la frammentarietà, la mutilazione, i particolari omessi invitano alla riflessione su chi siamo stati, su cosa sia rimasto, in un continuo richiamo all’antica civiltà occidentale che, così rievocata, riemerge alle nostre coscienze ricordandoci che siamo sicuramente frutto di quel passato.
Una lettura diversa, dunque, quella del ‘Mito’ che risulta perfettamente funzionale per la sua opera perché capace di donare plasticità e forma, quindi capace di tradurre in immagini identificate e codificate sentimenti e bisogni.E, nonostante tutto, quei “Colossi” frammentati, mutilati, crepati restano pur sempre autorevoli, possenti!
A dimostrare che l’uomo è in continua ricerca di conoscenza, di verità dunque di libertà.Le sagome incomplete, le teste resecate o crepate raccontano dell’uomo moderno senza identità e della gran fatica occorsa a dare un senso alla sua condizione esistenziale; le screpolature che erodono la perfezione dei corpi comunicano la fatica del vivere, lo struggimento per una tensione senza fine.
Le opere di Igor Mitoraj, quasi sempre in posizione reclinata raccontano di eroi, semidei affossati, prostrati, ma mai vinti!In rappresentanza del fatto che i veri eroi sono coloro che sanno perdere, coloro che portano i segni di ferite gravi,quelle stesse ferite che,probabilmente,sono origine di quella bellezza dell’ animo di cui ogni essere umano è capace;ferite assolutamente non riconducibili a violenza.
Su quei volti come addormentati, si manifesta un appena palpabile sorriso a dimostrazione che la bellezza sopravvive nonostante le mutilazioni;mentre le bende in cui sono avvolte le teste rappresentano un riparo sicuro dalla realtà ostile.
La più grande mostra di Igor Mitoraj
“Ogni volta che so che la mia scultura deve dialogare con la natura anche il ” luogo” diviene presenza, completando, così l’opera”(I.Mitoraj).
È dal 1989 che le sculture monumentali di Mitoraj occupano spazi sia pubblici che privati; le esposizioni di Londra, Parigi, gli Uffizi e i Giardini di Boboli, Roma, Agrigento e infine Pompei, rappresentano il sogno realizzato dello scultore morto nel 2014.
È dal 24 Marzo 2024, fino al 31 ottobre 2025, che il sito archeologico di Siracusa è diventato luogo\scenario della più grande mostra dello scultore, dal titolo: Lo Sguardo-Humanitas-Physis.
Qui “Icaro”: la curiosità, la sete di conoscenza; il “Teseo Screpolato” ed altre 30 sculture monumentali come si riappropriassero dei luoghi; l’Orecchio di Dionisio, la Grotta dei Cordari, l’Anfiteatro Romano ritrovano nuovo splendore; i luoghi e l’arte si fondono e confondono senza che nessuno prevalga sull’altra: è un gioco di rimandi tra mito e arte che regala allo spettatore l’illusione di una possibile rinascita – luogo magico dove l’antico ed il contemporaneo sono in continuo dialogo con l’Umanità.