<h3>Così le città furono depredate di tutto ciò ritenuto degno di nota: dipinti, sculture, incisioni, manoscritti, strumenti scientifici, gioielli, cristalli.Poi la sconfitta di Napoleone a Waterloo
1 Maggio 1796 – “Ho bisogno di artisti che mi dicano cos’è che conviene portar via!” – E’ questo il contenuto della lettera che Napoleone invia al suo governo che, dopo pochi giorni, autorizza una commissione di esperti al seguito dell’esercito, che si muova sui territori conquistati ed abbia, soprattutto,capacità di scelta su ciò che c’è di più prezioso.
Non v’è stata mai una stima certa di quanto sia arrivato e rimasto a Parigi, o la provenienza esatta delle opere che al tempo sono state selezionate per, poi, esser ubicate presso la Pinacoteca di Brera (sostenuta dal “regime”) e Bologna; fatto sta’ che mai nella storia, si è avuto un tale flusso di opere d’arte partite dai Paesi Bassi, dalla Prussia, dalla Spagna, dall’ Austria, dall’Egitto ed in maggior quantità dall’Italia, e confluite in una sola città, Parigi, che diviene quella capitale ricca,colta e raffinata che avrebbe dovuto incarnare gli ideali rivoluzionari; una capitale intesa come centro culturale e vetrina di un paese, di una nazione,la cui importanza, la cui civiltà siano dedotte dalla sua ricchezza artistica.
”Che Parigi divenga una Atene moderna, che la capitale degli abusi (avvenuti prima della rivoluzione sul terzo stato) diventi” Capitale dell’Arte”
Così accade che, le città dopo esser state assediate dall’esercito francese, vengono depredate di tutto ciò che sia stato ritenuto degno di nota: dipinti, sculture, incisioni, manoscritti, strumenti scientifici, gioielli, cristalli…i paesi assediati perdono identità, poichè hanno perso ciò che li identifica e rappresenta: il proprio patrimonio artistico.Ed è allo stesso modo che a Venezia, la “meravigliosa quadriga” viene calata dalla Loggia della Basilica di San Marco e, grazie ad un team di ingegneri, impacchettata e spedita, prima via terra a Livorno, e poi, su grandi chiatte,fatta risalire i canali del Rodano e della Senna fino a Parigi dove trova posto sopra l’Arco di Trionfo del Carrousel; ancora l’Apollo del Belvedere, il gruppo scultoreo del Laocoonte, la Trasfigurazione di Raffaello Sanzio, la “Maestà” di Cimabue, la Madonna della Vittoria del Mantegna e dalla Biblioteca Ambrosiana “il Codice Atlantico”di Leonardo.
Ma la storia, si sa, è fatta di vincitori e vinti e, in questo caso, Colui che,a soli ventisei anni, ha cancellato la grandezza di Alessandro, Cesare e Annibale, Colui che ha fatto della sua vita un romanzo, è sconfitto, miseramente a Waterloo.
25 Ottobre 1815, Parigi – I carri ben sistemati, accompagnati da duecento cavalli, sono pronti; Antonio Canova, su incarico del Papa, ha stilato una documentazione precisa e laboriosa riguardo ciò che ha, certamente, un’ubicazione ben diversa da quella parigina;infatti è stata volontà del Santo Padre che ogni cosa tornasse al suo posto.
Grazie, così, ad una profonda conoscenza artistica e ad una grande memoria, 249 delle tante opere trafugate viaggiano ben protette su quei carri e, dopo un lungo viaggio,”ritornate alla patria”(G.Leopardi) con immenso giubilo.Sono gli inglesi ad appoggiare Canova,”Monsieur L’Ambassadeur” (così chiamato per l’occasione a Parigi), affinchè riesca vincitore dalla forte opposizione dimostrata dal direttore del Louvre;infatti i francesi chiameranno lui, il “Grande Scultore”, “Monsieur L’Emballeur” (l’Imballatore), un vero e proprio ladro trafugatore nemico acerrimo della Francia.
13 Dicembre 1815 – “Tra poco vedremo i nostri Cavalli ed il nostro Leone, i manoscritti, i quadri, da Parigi tornare a Venezia (Diari di A.
Cicogna), I “Cavalli Corinzi” ritornano in patria, la folla di Piazza San Marco li accoglie in festa e, dopo qualche mese, anche il Leone ha ripreso il suo posto; Venezia,la Serenissima, non è più terra di riscatto,terra di nessuno
Raffaello, Rubens, Giorgione, Bruegel, Correggio, Giulio Romano,Tiziano, Cimabue,Beato Angelico, Filippo Lippi…nonostante non siano più in Italia, la rappresentano, e restano quale testimonianza di una grandezza artistica riconosciuta.