Come spesso accade, le opere d’arte celano segreti o messaggi da ricercarsi nell’ovvietà estetica.Ecco cosa cela il Perseo di Benvenuto Cellini
Le notti insonni di mesi, di anni, trascorsi nel calore insopportabile della fornace le cui fiamme sono state perennemente alimentate; i quintali di metallo che, in certi momenti non sono bastati dovendo,in emergenza, ricorrere alle stoviglie di rame non solo di casa ma,addirittura, di Palazzo Vecchio; le “febbri da fonditore” che non lo hanno mai lasciato.
Malgrado tutto ciò, per l’opera dalle dimensioni monumentali risultata da una sola fusione, progettata e curata come il più pregiato pezzo di gioielleria, la genesi è conclusa.L’impresa è stata ardua, ma i nove anni di lavoro duro, meticoloso, ostinato, hanno fatto sì che, finalmente, giovedì, 25 Aprile 1554, la folla chiamata in Piazza della Signoria abbia potuto ammirare, con grande meraviglia, il ” Giovane Bellissimo” che, finalmente,ha trovato posto sul lato sinistro della Piazza, presso La Loggia dei Lanzi.
È stato preciso volere divino quello a cui Benvenuto Cellini ha obbedito ed è per volere dell’Altissimo che i tre omicidi, le reiterate accuse di violenza e sodomia sono state dimenticate poiché la sua ” Arte” è al di là, al di sopra di tutto e tutti.
Sono,infatti, prima Clemente VII e, successivamente, Paolo Farnese a tutelarlo e proteggerlo dalle varie ed eventuali condanne pur di assicurarsi il suo operato.Ha appena tagliato la testa di Medusa, la gorgone che ha seminato terrore in tutto il mondo conosciuto.
Il capo alto, fiero, lo sguardo basso come a preoccuparsi del buon esito dell’ impresa: Perseo è nudo; ai suoi piedi i calzari alati donatigli da Mercurio, sul capo un elmo a trattenere la fluente chioma, è calmo,concentrato e sà di sovrastare, con il suo gesto, il “caos” generato dal timore della gorgone, ora, ne mostra, orgoglioso,la testa, drammaticamente adornata di serpenti e dalla quale fuoriescono fiotti di sangue.
Un’unica colata quella occorsa, volutamente, per il corpo di Perseo che risulta essere un sol pezzo,senza alcuna saldatura, mentre la testa della gorgone, il suo corpo, acefalo ormai, sotto i piedi del giovane e la spada sono il ricavato di altre fusioni.Come spesso accade, si sà, le opere d’arte celano segreti o messaggi da ricercarsi nell’ovvietà estetica ed è così che scopriamo che il Maestro si è autoritratto nella parte retrostante della testa: la folta barba ed il viso accigliato, infatti, si confondono tra i capelli di Perseo, mentre la firma resta impressa sulla tracolla dell’elsa.
È il “Perso” la più consona e giusta rappresentazione della bellezza maschile secondo i canoni cinquecenteschi, la muscolatura è agile,raffinata e incarna in assoluto l’ideale di nudo manieristico ben lontano sia dall’energicità degli eroi che dalla spiritualità dei santi rappresentati.
“Nonostante desse più schiaffi che colpi di scalpello, nonostante la durezza del carattere ed insieme dello sguardo, era, però,un artista sublime e sapeva creare meraviglie!“.
Orafo, scultore ma anche abile ritrattista e poeta, vive la Firenze del ‘500, ama Brunelleschi e precorre Caravaggio, è amato e protetto dai Papi che se ne ingraziano i servigi, ma vive le frustrazioni di chi non è ancora considerato artista sublime bensì semplice paggio di corte.Perseo lo consacra al mondo e lui, Benvenuto Cellini, ricordato dal busto marmoreo poco distante, su Ponte Vecchio, resta lì eternamente per volontà divina.