Tante volte, narrando della storia e degli avvicendamenti dinastici della città di Napoli, ritorna come uno dei personaggi più importanti degli anni del vicereame Don Pedro de Toledo che tanto l’amò da farne il vero e proprio baluardo del potente impero spagnolo sul Mediterraneo.
Napoli fu ferita a morte da una terribile pestilenza che provocò milioni di vittime; così indebolita divenne bersaglio facile per i più, fino a quando Carlo V decise di farvi arrivare il suo uomo di fiducia e buona parte dell’esercito; le strade e i vicoli della città accolsero, così, migliaia di spagnoli tra soldati e mercanti.
Il Viceré, allora, per far sì che la sua gente non si sentisse abbandonata a sè stessa, decise di innalzare una Chiesa dedicata a San Giacomo a cui associare un ospedale che accogliesse proprio i più indifesi.
Molti degli aiuti economici provennero da nobili trasferitisi in città; le “indulgenze” che costoro ne ricavavano erano motivo di quella tanto sperata benevolenza del Signore che in quei tempi, in cui l’ipocrisia regnava sovrana, era veramente ambita. Don Pedro, inoltre, qui fece trasferire la sede della Cappella dei Catalani: coloro che gestivano il Monte di Pietà, e, successivamente, nel 1575 anche i Cavalieri di San Giacomo della Spada.
Strutturalmente la Chiesa (al tipico carattere cinquecentesco napoletano), presenta un corpo a tre navate con pilastri ed archi in massiccio piperno vesuviano; la volta a botte della navata centrale culmina ai lati della cupola che sovrasta la Tomba monumentale di Don Pedro de Toledo.
Purtroppo, però, dell’originaria facciata che secondo antiche fonti era abbellita da tre portali d’ingresso ed una terrazza a cui si accedeva tramite scalinata non v’è più nulla. L’antica chiesa è rimasta inglobata ed ingabbiata nel volume di Palazzo San Giacomo, costruito nel 1819,da Ferdinando I di Borbone che vi istituì alcuni dei suoi ministeri.
Qui, grandi artisti hanno lasciato la propria testimonianza, tra i tanti il Vasari, e tra le gemme più preziose le tele di Luca Giordano e di Andrea Vaccaro.
“Un posto dove quietamente abbandonare i propri figli”, questo era il modo in cui le donne del popolo, a quel tempo, parlavano di San Giacomo; quei figli, facilmente abbandonati, regolarmente e civilmente registrati nel “carteggio generale della Ruota degli Esposti”.
L’”Insula” adiacente, ad oggi occupata dall’istituto bancario, corrisponde, invero,al vecchio ”Ospedale” che, sotto il nome di Santa Casa e Chiesa di San Giacomo e Vittoria a cui, successivamente, fu associato il Banco di San Giacomo andarono avanti fino al 1840 anno in cui Gioacchino Murat soppresse la Chiesa ed il Banco annesso a quello di Corte che divenne prima “Banco delle Due Sicilie”, infine Banco di Napoli.