Telesia: il crocevia del Sannio; città di Annibale, conquista Romana e centro culturale

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L’antica Telesia –  Immerso nel verde delle campagne beneventane, sorge un piccolo gioiello archeologico riconducibile all’antica città di Telesia, oggi a metà strada tra San Salvatore Telesino e Telese Terme. Un grande rammarico però assale pensando da questo luogo a causa dell’incuria in cui verte il sito archeologico. Infatti, malgrado le varie campagne di scavo iniziate dal comune, dopo essere diventato di proprietà statale, il sito verte quasi in uno stato di totale abbandono.

Tulisium – Un ritrovamento quasi fortuito

Come a volte accade in campo archeologico, le prime evidenze archeologiche furono trovate quasi per caso. Infatti, alla fine dell’800 un gruppo di persone alla ricerca di un antico convento, trovarono i resti di quello che invece era il primo insediamento Neolitico della città. Poco alla volta furono portati alla luce: il basamento di una palafitta, oggetti di uso quotidiano e una sepoltura dell’età del ferro.

Secondo alcuni studi, l’insediamento discenderebbe dai Sanniti. La leggenda narra che un gruppo di giovani durante il rito della Ver Sacrum, la Sacra primavera (ricorrenza rituale celebrata in occasione di carestie atta alla fondazione di nuove colonie); fu inviato in esplorazione. Il dio Marte, sotto forma di toro li condusse nella terra degli Osci, nei pressi della sorgente del fiume Titernio. Da questa colonia nacquero poi le città attorno tra cui anche la sannitica Tulosiom.

Telesia –  Tulisium, l’insediamento campano di Annibale

Dalle prime informazioni sappiamo che la città nel 217 a.C. fu conquistata, durante la seconda guerra punica, dal temibile Annibale.  Fu poi nuovamente ridotta a colonia romana da Quinto Fabio Massimo nel 214 a.C.

Livio, nel raccontare le gesta di Fabio Massimo nel riconquistare le città del Sannio che erano cedute al passaggio di Annibale, ricorda Telesia fra quelle che più resistettero a capitolare. Infatti, il condottiero cartaginese aveva saccheggiato le campagne di Benevento, ma di Telesia era diventato padrone.

Secondo lo storico settecentesco Gianfrancesco Trutta, la città di Telesia non sorgeva né a San Salvatore Telesino né a Telese Terme. Infatti in questi sono stati rinvenuti solo alcune parti di statue, qualche medaglia o moneta. Secondo lo storico, l’antica città doveva sorgere a più di un Km e mezzo da Telese Terme.

La Legio XXX – l’esercito creato da Giulio Cesare

La città era adornata  da terme, templi e criptoportici e grazie al ritrovamento di una lapide sicuramente legata ad una sepoltura di un militare, trovata nei pressi dell’odierna chiesa a Telese Terme sappiamo che qui sostava la Legio XXX.

La XXX Legione nella storia di Roma, occupa un ruolo importante, perché fu una delle cinque legioni create da Caio Giulio Cesare tra il 49 e 48 a.C.  Questa Legione, dopo la campagna in Spagna combattuta con a capo Asinio Pollione; fu impiegata da Marco Antonio e Cesare Ottaviano per combattere contro i cesaricidi.

Il corpo militare doveva essere anche stato impiegato nella battaglia di Filippi, alcuni studiosi pensano che dopo sia stata sciolta, ma in realtà il ritrovamento di queste Lapidi, tra Telesia e il Beneventano, dimostrano che alcuni veterani della Legio operavano ancora. L’iscrizione ci informa che all’epoca, capo della Legio era P. Manlio, figlio di Publio che aveva governato una Legione in Sardegna contro Annibale.

L’iscrizione invece trovata a San Salvatore Telesino, ci informa sullo stato politico della città. Questa, era governata da questori e duumviri quinquennali. Proprio per la particolarità delle acque, vi era un “curatore delle acque”. L’approvvigionamento idrico arrivava in citta attraverso tubi in piombo sotterranei dal Monte s. Angelo attraverso alti acquedotti arcati.

Telesia, la patria di Ponzio Telesino

Lo storico Trutta ipotizzò che prima ancora Telesia fu resa colonia da P. Cornelio Scipione con il nome di Erculea. Mentre altri sostengono che il nome di Herculea Telesina fu dato da Silla dopo la sconfitta dell’esercito italico.

Affresco Soldati Sanniti Nola
Affresco di una tomba sannitica rinvenuta a Nola [Tomba Weege 30], facente parte della collezione del duca Carafa di Noja, oggi conservato al Museo Archeologico Nazionale di Napoli (inv. nr. 9363). Mostra il ritorno di guerrieri sanniti dalla battaglia.
Telesia rimane però nella storia per aver dato i natali a Ponzio Telesino, a quanto pare un discendente di  Caio Ponzio Telesino un guerriero sannita che guidò un esercito di gente Italica contro i romani; e che umiliò i romani nelle Forche Caudine, imponendo al senato romano una tregua.. In alcune fonti è descritto come uno dei capi che si oppose con fermezza al dominio romano.  Il padre Erennio, secondo quanto affermato da Cicerone, si trattenne in un’orazione politica con Platone e Archia questo gli diede l’appellativo di “Sapientissimo

Ponzio Telesino  viene descritto come un condottiero mosso da grande senso di libertà e odio verso gli oppressori romani. Viene ricordato come un abile e coraggioso guerriero che cavalcava in prima fila durante la battaglia contro Roma

Sembra che Telesino avesse guidato un esercito di circa 70.000 uomini contro Lucio Cornelio Silla. 

Durante la guerra civile l’esercito italico si trovò in svantaggio, Plutarco che lo definisce “uomo di guerra esperto di grandi battaglie“, racconta che il guerriero sannita decise di marciare contro l’esercito romano durante la notte quando era privo di difese. Passando lungo la famosa via latina e poi per vie secondarie, cercò di prendere di sorpresa i romani, arrivò insieme al suo esercito a 1 km di distanza dalla Porta Collina, ma Silla arrivò in tempo con i suoi soldati per salvare la città. L’esercito italico fu disfatto, i capi uccisi e le loro teste furono mostrate come monito.

Con la caduta dell’impero romano d’occidente, a Telesia deve essere toccate le stesse sorti di Benevento: saccheggiata dai barbari. Fu Poi un castaldo longobardo, per poi subire l’invasione saracena che ne distrusse le mura e gran parte dell’abitato.

La distruzione più cruenta avvenne nell’848 a causa di un terremoto. Ma fu con il cataclisma del 1349 che la città fu definitivamente abbandonata malgrado era ormai una sede vescovile.  Infatti l’evento naturale provocò profondi avvallamenti su cui si crearono stagni e l’aria divenne rarefatta a causa dell’emanazione di anidride carbonica e di anidride solforosa che resero l’aria malsana.

Dell’antica città rimangono delle evidenze archeologiche come le antiche mura, l’acquedotto, l’anfiteatro e le terme. Molto della città è ancora sotto una coltre di terreno. Ma di questo ne parleremo ampiamente nel prossimo articolo.

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3 Commenti

  1. Salve. Sono Lorenzo Morone, architetto ed appassionato lettore della storia scritta con le pietre sui nostri monti. L’articolo che leggo con piacere mostra una citazione che mi farebbe piacere sapere se si riferisce a qualche mio articolo letto da qualche parte, oppure c’è qualche altro riferimento, nel qual caso mi farebbe piacere conoscere l’origine per un confronto. Il periodo in parola è: “ Il dio Marte, sotto forma di toro li condusse nella terra degli Osci, nei pressi della sorgente del fiume Titernio. Da questa colonia nacquero poi le città attorno tra cui anche la sannitica Tulosiom.” Grazie di cuore e buon lavoro.

    • Buonasera, volevo ringraziarla per aver letto con attenzione l’articolo. Le informazioni sono: molte reminiscenze del periodo universitario perché sono un’archeologa e all’università prima di dedicarci al periodo greco e romano diciamo che era quasi obbligo (ovviamente per avere un quadro completo) fare il periodo delle popolazioni italiche: Osci, Lucani, Sanniti, Etruschi, etc. Le informazioni quindi son tratte dai libri universitari, dal Trutta (quindi uno scritto del ‘700), Dissertazioni istoriche delle antichità alifane, e uno del 1818 sull’antica topografia del regno di Napoli il secondo tomo, Valle Telesina e Valle del Titerno, con annesse ricerche antropologiche, l’immancabile Pugliese Carratelli dove spiega le origini di: Enotri, Coni, Siculi e Morgeti, Ausoni, Iapigi, Sanniti. Un altro testo è il De Juliis, importante anche perché cita l’origine delle popolazioni di quella che comunemente viene chiamata Magna Italia. Ho consultato pure il sito della Pro Loco di Telesia, per capire se vi erano ulteriori studi rispetto a quelli che conoscevo io. Questi sono i testi che ho consultato. Ogni nuova colonia che sia indigena, greca, romana, etc. viene sempre avvalorata da una volontà divina proprio perché doveva essere giustificata agli occhi della popolazione. Quindi quando facemmo archeologia della Magna Grecia, studiammo le origini secondo un quadro mitico accompagnandola alle evidenze archeologiche. Se le farà piacere, potrà leggere anche il prossimo articolo dedicato alle evidenze archeologiche di Telesia. E’ un sito poco conosciuto per chi non è del posto e secondo me merita di essere un po’ mostrato, questo attiverebbe una catena di rivalutazione che farebbe solo bene. Cordiali Saluti

      • Certo che mi farà piacere, anche perchè, da architetto che non vuole invadere il campo altrui, ma da semplice appassionato che ha una dote: saper leggere le pietre, mi sto occupando di una zona che è stata, questa si, decisamente colpita dalla “damnatio memoriae”: la zona del Matese tra Saepinum e Telesia. Un autentico tesoro “demoetnoantropologico”, così come attestatomi “ufficialmente” dal Ministero per i Beni Culturali CON NOTA prot. SG 05/11/2020 0014724-P. Una nota che, purtroppo, incontra scarso interesse nel mondo culturale-politico Campano.

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