Imminente chiusura della Danone


Imminente chiusura della Danone

Danone, il colosso alimentare francese, mercoledì 11 giugno ha annunciato la chiusura di tre impianti di per prodotti lattieri freschi in Europa; in Italia, lo stabilimento di Casale Cremasco, in provincia di Cremona; in Germania e Ungheria, intenzionata a spostare la produzione in Francia, Belgio e Polonia.

La Danone lamenta difficili condizioni di mercato, la riduzione dei consumi e conseguentemente un costante calo di vendite, che lo hanno portato a questa tragica decisione per chi lavora in questa azienda. L’ azienda alimentare francese, colpita dagli effetti della crisi, ha annunciato un piano di riordino straordinario che avrà inevitabilmente effetti notevoli sull’occupazione. Per quanto riguarda lo stabilimento di Casale Cremasco, in provincia di Cremona, ci sarà una perdita di circa 100 posti di lavoro.

In Italia, dove è presente dal 1966, il gruppo francese occupa 320 dipendenti – di cui poco più di 90 nello stabilimento di Casale Cremasco. I tagli previsti sono inevitabili dopo la costante frenata dell’economia in Europa. Il progetto si concluderà intorno alla metà del 2015. Il comune di Casale Cremasco dichiara “ Faremo tutto quanto è nelle nostre possibilità per tutelare i lavoratori e l’occupazione a Casale”. Dal canto suo, la Danone è pronta al dialogo, discutendo con i rappresentanti sindacali e proponendo ai lavoratori soluzioni personalizzate per minimizzare le conseguenze di questa decisione. “Lavoreremo a stretto contatto con i rappresentanti sindacali, per prendere le misure necessarie ad identificare soluzioni lavorative per ciascuno dei dipendenti coinvolti” hanno annunciato alla Danone, intenzionati ad implementare un piano di protezione sociale per i dipendenti in esubero a metà 2015. Ma questo sicuramente non tranquillizza i lavoratori che si troveranno a breve senza un lavoro in un periodo così difficile per l’occupazione in Italia. Un altro colpo inferto ai danni dei più deboli, di chi lavora credendo in una minima sicurezza, in un paese dove ormai il posto di lavoro “fisso” e “sicuro” diventa un utopia, un lusso per pochi, dissacrando ciò che l’art.1 della nostra Costituzione enuncia “L\’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.”

Dove la nostra Costituzione ci parla del diritto al lavoro e di quanto il lavoro sia un’importante funzione che concorra al progresso materiale e spirituale della società. Quindi una sconfitta, una ferita inferta non solo all’uomo in quanto tale, ma all’intera società.

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