Intervista ad Andreas Kern, l’ideatore del Festival Piano City


Nel corso del Piano City Napoli 2015 abbiamo incontrato il pianista tedesco Andreas Kern, l’inventore del Festival dedicato al pianoforte

Nell’ottobre del 2010, infatti,  Kern diede vita al Festival Piano City Berlin, un evento di due giorni in cui Berlino fu piena di concerti e che mise in risalto la sua idea innovativa di musica. Nel 2012 il Festival fu portato a Milano, riscuotendo un grande successo, e nel 2013 a Napoli.

D.  Innanzitutto, come nacque il Piano City Berlin?

Il mio sogno è sempre stato quello di portare la musica ovunque, di fare in modo che la gente anche solo aprendo le finestre la potesse ascoltare. A Berlino abbiamo due scuole di musica, una di tipo professionale un’altra amatoriale. Ho sempre pensato che fosse più utile utilizzare entrambe e  insegnare ai ragazzi nelle Università a suonare insieme, a ricercare il coinvolgimento degli altri anziché creare concorrenza tra di loro. È importante imparare tutti i generi musicali e suonare insieme. Gli House Concert sono un modo perfetto per coinvolgere le persone e avvicinarle alla musica, un po’ come avveniva nel Settecento. Portare musica nei salotti, ma anche nei negozi, unendo tutti i generi musicali, significa creare sinergia con tutti, significa  portare la musica nel mondo.

D.  In che modo ritiene che il Piano City abbia aiutato le città in cui si è svolto a tirar fuori il proprio potenziale culturale?

Per molti musicisti è difficile riuscire a suonare in un grande concerto o in un festival tradizionale. In realtà, suonare in ambienti domestici è una grande esperienza musicale. Gli house concert possono ospitare un gran numero di musicisti, anche emergenti, e sono facili da organizzare. Le persone hanno così la possibilità di andare a diversi concerti, i quali non si limitano solo al jazz e alla classica, ma si allargano a diversi generi. Attraverso questa esperienza  la mente si apre. La musica si globalizza, creando maggiori possibilità sia per chi suona sia per chi ascolta.

D.  Lei è venuto a Napoli in questi giorni per prendere parte alla manifestazione, come giudica il Piano City Napoli?

La prima volta che sono venuto a Napoli per il Piano City, ho preso il taxi. Sono rimasto colpito dal tassista, che in maniera colorita elogiava la musica napoletana e descriveva Napoli come la città della musica per eccellenza, tuttavia non era a conoscenza che in città si stesse svolgendo il Piano City. Mi domando come è possibile che una città che dice di avere la musica nel proprio DNA, non si sappia organizzare per informare la cittadinanza che si sta facendo un festival musicale. Le poche persone che lo sanno apprezzano realmente il festival.

 

D.  Il Piano City Festival ormai è una realtà consolidata, ha altri progetti con cui intende dare il suo contributo al mondo musicale europeo?

Il Piano City coinvolge in sé altri progetti, ognuno dei quali ha l’obiettivo di portare la musica alle persone che normalmente non accedono alla cultura. Molte persone non vanno ai concerti, per cui bisogna trovare il modo di attirarli. Per questo sto preparando un solo show, in cui ho intenzione di creare attorno alla musica classica una storia da raccontare. Non mi limiterò, quindi, a suonare, ma racconterò una storia in modo da poter avvicinare più persone alla mia musica.

Le foto sono state gentilmente concesse dal fotografo Dino Borelli

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