Il Leone bianco Panja viene ucciso da dei cacciatori e la sua compagna, incinta del suo cucciolo, viene catturata e messa su una nave. Qui la leonessa partorisce il cucciolo chiamandolo Kimba e gli trasmette i valori del padre: pace, giustizia e coesistenza. Grazie a queste doti il cucciolo si farà amici i ratti della nave che l’aiuteranno a fuggire dalla nave quando questa affonderà. Kimba riesce a raggiungere la terraferma e viene adottato da una famiglia umana. Impara così il linguaggio degli umani e, una volta tornato nella savana, cercherà di realizzare il suo sogno di coesistenza pacifica anche con gli umani.
Disegnato e pubblicato fra il 1950 e il 1954, il manga è stato scritto e disegnato dal Dio dei manga, Osamu Tezuka. Il chiaro messaggio ecologico dell’opera è palese fin da subito. Ma, come in molte altre opere dell’artista giapponese, anche un messaggio di coesistenza pacifica fra i popoli. Tezuka, dopo gli orrori della seconda guerra mondiale, era fermamente convito della necessità sia di creare un nuovo mezzo di intrattenimento.
Oltre, come già detto, a lanciare messaggi pacifisti. Gli animali soffrono la fame a causa dell’uomo, ma mente Panja voleva scacciare gli uomini, Kimba cerca il dialogo. Gli abitanti umani dei villaggi vicini vivono pacificamente ma le incursioni del padre di Kimba minacciano la loro stessa vita. Risultato: o si impara a convivere tutti assieme o ci saranno perdite da entrambe le parti.
Dal manga sono state due serie televisive negli anni sessanta, la prima di 52 e la seconda di 26 episodi; una serie remake in 52 episodi fu trasmessa in Giappone nel 1989. Le serie sono state edulcorate eliminando molte scene cruente, essendo destinate ad un pubblico di bambini. anche se fu lo stesso Tezuka a curare i cambiamenti.
Famosa anche la controversia con la Disney. il film del 1994 “Il Re Leone” presenta molte analogie con la storia di Tezuka, fin nel nome del protagonista Simba. Sebbene il regista Rodgers allers affermò di non conoscere l’opera del Dio dei Manga, tanto da dire “Se avessi saputo dell’esistenza di Kimba, l’avrei tranquillamente messo fra le ispirazioni”. La cosa finì in un nulla di fatto.
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