L’Ospedale delle bambole a Spaccanapoli


Lungo Spaccanapoli a S. Biagio dei Librai – una delle strade dei presepi napoletani – c’è un luogo magico, un ospedale straordinario che dal 1840 si prodiga per riparare i giochi preferiti delle bambine.

Questa storia che parrebbe di fantasia in realtà esiste, ed è dal 1840 che qui si opera per asciugare le lacrime di bambini davanti al loro gioco preferito, ormai rotto. Nulla di più semplice per il “dottor” Luigi Grasso, scenografo dei teatri di corte e dei teatrini dei pupi che un giorno forse una mamma o una balia distratta gli chiese di riparare una bambola rotta. Da allora comincia la fama di quest’uomo e del suo laboratorio di medicare le bambole ricoverate. All’interno troverete un vero e proprio campionario anatomico di teste di porcellana, braccia, piedi, occhi di vetro, alcune ricoverate da qualche tempo, altre solo di passaggio.

Il nome forse è dovuto a un passante che esclamò dinanzi alla sua bottega “me pare proprio o’ spitale d’è bambule” ovvero “mi sembra l’ospedale delle bambole”. Da questo trasse ispirazione Luigi Grasso che scrisse su una tavoletta di legno “Ospedale delle bambole” aggiungendo una croce rossa e da allora l’insegna è ancora lì.

In questo piccolo luogo, il tempo si misura attraverso i vestiti in panno lenci, i coloriti delle bambole, a volte in porcellana decorate a mano con abiti e ombrellini in pizzo o meccanismi sonori che animano le fattezze con dolci vocine che chiamano la mamma che le ha adottate. Qui Tiziana e i suoi aiutanti con la loro manualità cercano di renderle eterne e con esse la storia di bambine, divenute ormai donne. Sono ricoverati anche cavallucci a dondolo, pastori giocattolo artigianali del Settecento e Ottocento, l’epoca d’oro del presepio napoletano. Qua e là alla rinfusa, insieme a Madonne antiche, pupi siciliani, copie di giornali ingialliti che parlano dell’attività dell’unico restauratore di bambole. Ci si riscopre bambini incantati dalla poesia dei giocattoli di un tempo, ormai sostituita da congegni elettronici contemporanei. Nella struttura accorrono collezionisti e nostalgici da ogni parte d’Italia e non solo. Un luogo da visitare per grandi e piccini nella Napoli più antica.

foto: fonte facebook

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