Il Carnevale si avvicina sempre di più.
Si tratta di una festa molto antica, ma che col passare del tempo viene, purtroppo, sentita sempre meno. Eppure si tratta di una festa che raccoglie tradizioni durate per secoli e che ci contraddistinguono. Sarebbe un peccato, dunque, dimenticarne il significato e il valore. Andiamo, dunque, a riproporre alla memoria l’origine del carnevale: si tratta del periodo antecedente la Quaresima, il suo nome deriva dall’ espressione latina carnem levare, cioè «toglier la carne». Spesso la festa si limita agli ultimi 3 giorni, fino al martedì grasso, giorno che precede il mercoledì delle Ceneri e che chiude il carnevale. Durante questi giorni si usa festeggiare con balli e mascherate. Il suo fulcro discende addirittura dai saturnali romani, ovvero la messa in scena del funerale di Carnevale, un omaccione disteso sul cataletto accompagnato da un corteo, una sorta di rito di purificazione che simboleggia l’anno vecchio che muore e porta via le tristezze e i mali del passato. Vicino a questo personaggio si sono aggiunte col tempo le maschere locali, arricchendo notevolmente lo spettacolo folcloristico della rappresentazione.
Spesso nei cortei vediamo sfilare maschere come quelle di Arlecchino e Pulcinella, tra le più famose italiane e che derivano dalla commedia dell’arte. Arlecchino, apparso per la prima volta in teatro nel XVI secolo, già nel Settecento divenne una delle maschere più vivaci e caratteristiche, grazie al costume particolare: giacca e pantaloni aderenti, tappezzati di triangoli rossi, verdi, gialli, azzurri disposti a losanghe. Raffigura il servo ignorante e astuto, sempre affamato.
Pulcinella è una maschera napoletana, ideata dall’ attore Silvio Fiorillo, che lo disegnava gobbo, con baffi e barba, camiciotto e calzoni bianchi da facchino, spatola alla cinta, cappello bicorno. Alla fine del Seicento, Pulcinella comincia ad essere rappresentato come oggi lo conosciamo: volto pulito, con cappello fatto a pan di zucchero, pigro, affamato, opportunista, sfrontato, chiacchierone, bastonatore spesso bastonato. Col tempo la maschera subisce un’ulteriore trasformazione, divenendo il simbolo universale della napoletanità, di cui incarna l’esuberanza e lo spirito ironico, la filosofia pratica e disincantata.
In Italia le feste più importanti legate oggi al carnevale sono quelle di Venezia e Viareggio, all’estero invece c’è quello di Rio de Janeiro.
Riscoprire il Carnevale, e non perderlo, significa conservare il fulcro di tradizioni antiche che ci appartengono e che risalgono alla “notte dei tempi”.