«Omicidio premeditato»: è questo che emerge dagli atti sulla morte di Ornella Pinto, l’insegnante di 39 anni uccisa lo scorso 13 marzo dall’ex convivente. Il processo per quest’ultimo inizierà il prossimo 14 luglio, presso la prima sezione di Corte di Assise. La decisione dei magistrati, nello specifico il gip Saverio Vertuccio (che hanno scelto il giudizio immediato) – data l’evidenza della prova e la condizione di detenuto di Giuseppe Iacomino, l’imputato – significa sostanzialmente che terminata la fase delle indagini e sussistendo i presupposti per saltare l’udienza preliminare, la prima udienza si terrà tra poco più di un mese.
Il processo
Cinque le persone indicate come parti offese: il figlioletto della vittima, 4 anni compiuti pochi giorni dopo la morte della madre, i genitori Anna e Giuseppe e le due sorelle Stefania e Valeria. Ora a distanza di quasi 3 mesi, l’accusa per Iacomino di omicidio volontario, premeditato, nato in seguito alla scelta della donna di interrompere quella relazione “malata” che durava ormai da 10 anni e che non rendeva più felice la povera Ornella.
Un quadro di fronte al quale l’imputato continua a respingere l’accusa della premeditazione, sostenendo invece la tesi di un raptus di violenza maturato durante una lite tra i due. Una versione che “stona” con le testimonianze dei familiari della vittima; ma anche con l’autopsia eseguita sul corpo di quest’ultima da cui emerge una terribile verità: Ornella fu accoltellata a morte nel sonno, cioè mentre dormiva. Erano all’incirca le 4 quando l’uomo si introdusse nell’appartamento di via Filippo Cavolino (di cui aveva ancora le chiavi, nonostante non vivesse più lì) e armato di coltello (che aveva prelevato dal suo albergo in un Comune vesuviano), inferse 12 coltellate all’ex compagna.
A inchiodare Iacomino ci sarebbero inoltre i messaggi inviati via whatsapp il giorno prima del brutale assassinio: «Ho perso un tesoro, tu sei la cosa più bella che mi potesse capitare nella vita… anche se non ho le spalle larghe per poter affrontare questa nuova condizione», scriveva alla donna. Secondo il gip, la ricostruzione dell’uomo non è aderente alla realtà e l’omicidio non può essere ricondotto a un raptus improvviso. Agli atti anche le prime parole che il bimbo avrebbe confidato allo zio, quando Ornella era ormai senza vita: «Papà ha ucciso mamma e ha rotto la casa». Attraverso il loro legale Carmine Capasso, i familiari di Ornella invocano un processo giusto, che sappia tenere conto di tutte le fasi del femminicidio, valorizzare la sensibilità con cui la donna aveva assicurato all’ex convivente equilibrio e disponibilità per la crescita del loro figlio.
Ornella Pinto, l’omaggio
Intanto sabato 5 giugno alle 12, in piazza Giambattista Vico, a pochi passi dal palazzo che lo scorso 13 marzo fu teatro di quella tragedia, l’associazione Amici di Piazza Giambattista Vico inaugurerà una panchina rossa contro la violenza sulle donne in ricordo di Ornella Pinto.
«Lanceremo nei prossimi mesi una campagna di sensibilizzazione dal nome “Storie rosa – Le donne del quartiere” che metterà al centro l’educazione al rispetto, emancipazione femminile e discriminazioni di genere – spiega il presidente Carmine Serena – Chiederemo alle donne del quartiere di raccontarci le loro storie, non solo di violenza, ma in generale di vita. Mapperemo il quartiere, raccogliendo testimonianze da parte di studentesse, sportive, nonne, mamme, imprenditrici, donne di qualunque età e classe sociale, donne diverse tra loro, ma accomunate da un disagio discriminatorio che si realizza all’interno dello stesso ambiente».
Terminata la raccolta le storie saranno pubblicate all’interno della piattaforma social dell’associazione, «con l’idea di generare attraverso la diffusione dei contenuti una rivoluzione culturale che rifletta l’agire delle protagoniste – aggiunge Serena – come simbolo di lotta, verso un modo di interagire con le donne che non è più sopportabile. Appena sarà possibile inoltre riuniremo queste testimonianze e questi volti in un grande evento all’interno della nostra sede. Ornella è stata e sarà la nostra ispirazione ed è a lei che dedichiamo questo progetto», conclude.