Torna a fare trekking, Valeria – “Barcollo tante volte, ma non mollo!”


Non sempre è facile raccogliere una storia. Quella che sto per raccontarvi è una storia che emotivamente mi ha preso molto; ci ho impiegato qualche giorno per “metterla in pulito” perché ho cercato (invano) di avere un distacco dal turbamento che ho provato quando mi è stata raccontata.  Tutto quello che sto per raccontarvi è accaduto esattamente un anno fa.

Torna a fare trekking,Valeria

Valeria Masala ha un pagina Facebook che si chiama Torna a fare trekking, Valeria”. Valeria ha un bel sorriso, un taglio di capelli fresco e giovanile, uno zaino in spalla; Valeria non ha una gamba e neanche un braccio, non li ha più dal 30 Luglio dello scorso anno.

  • Ciao Valeria, te la senti di raccontarci cosa è accaduto il 30 Luglio scorso?

Il 30 Luglio era il nostro secondo giorno di ferie. Finalmente le ferie erano arrivate! Io ed il mio compagno avevamo deciso di trascorrere le vacanze insieme, a giorni alterni, uno al mare ed uno in montagna. Il martedì era toccato al mare. Non vivevamo insieme, quindi appuntamento alle sette del mattino all’uscita di Todi dove lascio la macchina e salgo in moto con lui, direzione Numana.

Non ricordo molto di quella giornata; solo pochissimi particolari fino alle 18 circa, quando decidiamo di tornare a casa per cena. Avremmo cenato da Giorgio, un suo amico che ha una paninoteca in Piazza Garibaldi a Todi. Ricordo che abbiamo raggiunto la moto, abbiamo indossato giubbotti, bandane, caschi; ricordo di aver controllato gli interfoni “mi senti?/sì ti sento” “il casco è a posto?/sì sì tranquillo, allacciato”. Paolo era di un pignolo imbarazzante.

“Mi sono svegliata cinque giorni dopo in sala rianimazione”

Basta, non ricordo altro, nemmeno di aver alzato la gamba destra per salire sulla moto. Tutto ciò che so di quanto è accaduto dopo è perché Chiara Silvestrucci, il mio angelo, la ragazza che mi ha salvato la vita, me l’ha raccontato e perché poi ho letto il rapporto dei rilevamenti della polizia. Mi sono svegliata cinque giorni dopo in sala rianimazione a Foligno, senza due arti, col braccio destro fracassato, un occhio sfregiato e ammaccature varie…e senza l’uomo che finalmente mi aveva fatta stare bene, nella più assoluta normalità.

Pare fossimo ad un km dall’uscita di Foligno, dopo l’ultima galleria, dove la strada fa una leggera curva. Erano circa le 20.15/20.30. Sulla strada si vede una lunga frenata, quindi Paolo si è reso conto, ha operato delle manovre di emergenza, ma ci siamo schiantati contro il guard-rail.

“Mi hanno trovata a 94 mt dal punto d’impatto, cosciente, ma inconsapevole di tutto”

Lui è caduto subito vicino al punto d’impatto e ha perso la vita sul colpo. La moto ha rimbalzato ed è finita a circa 100 mt. Io credo di aver “volato”, rotolato, strisciato; mi hanno trovata a 94 mt dal punto d’impatto, senza casco, senza scarpe; mi dimenavo e cercavo di alzarmi, senza il braccio e con la gamba sinistra spappolata…pare che chiedessi di rassicurare Paolo, che gli dicessero che stavo bene. Cosciente, ma inconsapevole di tutto.

Sono viva grazie a Chiara, che è arrivata subito dopo un’Audi bianca che ha rallentato e ha proseguito senza prestare soccorso. Lei ha mantenuto un incredibile sangue freddo; ha visto Paolo per primo; io non lo so se sarei stata capace di reagire così. Lei ha solo 27 anni. Ha chiamato i soccorsi, mi ha tenuto compagnia, ha allontanato i curiosi, ha bloccato il traffico. Un angelo coi capelli lunghi e neri. Assomiglia a mia figlia, pare fosse la cosa che le ripetevo in continuazione…Questo è quello che so. Vorrei tanto riuscire a ricordare ogni cosa. Vorrei poter ricordare ogni istante, anche i più brutti, ma non ci riesco.

  • Chi era Valeria Masala prima di quel giorno?

Valeria era una madre divorziata dal padre dei suoi figli, sola da tre anni, dopo una convivenza decennale con un ternano. Faceva l’addetta al centro servizi a Media World. Sì barcamenava come ogni donna in queste situazioni, fra problemi economici, problemi pratici ed aveva scoperto che la montagna è una medicina miracolosa per i dolori dell’anima.

“Un giorno mi sono detta “Valé, se aspetti compagnia non fai niente”

Avevo fatto trekking in passato, ma solo “gite” sporadiche, non avevo nemmeno l’attrezzatura giusta. Ho iniziato a fare qualche passeggiata cercando compagnia, ma i miei turni, gli impegni dei pochi amici/amiche che avevo mi costringevano a fare pochissimo. Così un giorno mi sono detta “Valé, se aspetti compagnia non fai niente”; ho iniziato ad organizzarmi, a rifornire il mio zaino di ogni cosa indispensabile per il “bravo escursionista”.Avevo due cellulari con due gestori diversi, kit pronto soccorso, coperta termica, fischietto, acqua e viveri per molto più tempo necessario, i numeri di telefono del soccorso alpino e mandavo sempre un messaggio con la posizione a mia figlia, che vive a Ferrara, Inoltre, pubblicavo di proposito su Facebook foto di quello che facevo. Ero sola, ma in fondo tutti sapevano dov’ero.

Così ho iniziato a girare per i Monti Martani qua intorno.  Ricordo ancora adesso ogni metro, ogni particolare dei sentieri che da Cesi salgono e arrivano ad Appecano. Pioggia o sole io, se avevo due o tre ore libere, anche prima di andare a lavoro, caricavo lo zaino e giravo per i boschi,  facevo le creste, sperimentavo sentieri, quasi sempre da sola. Raramente qualche amica si è aggregata. Era bellissimo. Stavo in paradiso!

In vetta al Terminillo scrisse “semo forti!”

Quando ho conosciuto Paolo – solo 5 mesi prima dell’incidente – lui mi disse “voglio provare”. All’ultima escursione seria, il 21 luglio, in vetta al Terminillo, dopo aver scritto “semo forti” sul libro di vetta, mi ha detto “settimana prossima rifacciamo la cresta del Redentore e arriviamo a Pizzo del Diavolo.”

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  • Chi è oggi Valeria Masala?

Oggi Valeria non lavora, passa le giornate in casa guardando le foto e sogna di riuscire ad andarci su quel Pizzo del Diavolo. Consapevole che non sarà veramente possibile, realisticamente parlando, ma cercando di riuscire, almeno, di tornare fra i “miei boschi” con le mie gambe. Le mie gambe…una di ossa e carne, l’altra di “ferraglia”.

  • L’approccio con le protesi. Drammatico, “fantozziano”, indispensabile, “pensavo peggio!”, come è stato?

Fantozziano sicuramente, certe scene sono impagabili! Indispensabile per forza! Usare la carrozzina è inevitabile, vista la situazione, ma impensabile viverci.  “Pensavo meglio”, in realtà; forse avevo un po’ idealizzato le protesi. Non è semplice. Mi manca anche un braccio e quindi non sono mai autonoma. Per indossarla mi serve sempre l’aiuto di un’altra persona e pure una discreta forza, ed io sono sola. Amici e figli mi aiutano, ovvio, ma non sono libera di decidere se e quando indossarla. Però non mollo! Mi arrabbio, piango, ma comunque vado avanti a sperare.

valeria masala
Torna a fare trekking Valeria

Torna a fare trekking, Valeria – “Trekking per tutti, ma mai sfidare la montagna!”

  • Trekking, cosa regala questa passione?

Serenità, pace, libertà e pure un po’ di tonicità muscolare.

  • A chi è indicato il trekking?

Per quel che ne so io, a tutti, con le giuste precauzioni e con la consapevolezza dei propri limiti. Con la montagna (come anche col mare) non si scherza! Mai sfidarla! Ecco perché sono consapevole che io il Pizzo del Diavolo non potrò farlo. Ho 54 anni, non sono più né agile, né abbastanza attrezzata/organizzata per poter fare certe cose. Né ho dietro un’organizzazione sportiva che possa supportarmi.

  • Quali sono i luoghi più belli che hai visitato durante le tue escursioni?

A parte i “miei monti”, alcuni luoghi li ho visitati in compagnia, altri da sola. Non riesco a fare una scelta, ma nel cuore ho sicuramente i Sibillini ed il Terminillo, ma non sono da meno le tre cime di Lavaredo o il Falzarego nelle Dolomiti o il Monte Pasubio con la strada delle 52 gallerie. Ho fatto solo una volta il Gran Sasso; era in programma, ma non ne abbiamo avuto il tempo.

  • La tua è una storia di coraggio e di speranza. Cosa diresti a chi si ritrova in una condizione analoga alla tua, ma non ha la tua stessa determinazione e voglia di andar avanti?

Se posso, credo che si riassuma tutto in “barcollate, ma non mollate!” Tante volte, oggi compreso, barcollo e sono tentata di mollare, ma poi, penso ai miei figli; non vorrei mai che loro mollassero nella vita, non l’hanno mai fatto e non lo dovranno fare mai; quindi, per loro, per me stessa e anche per Paolo, che avrebbe voluto farlo. ma non ha potuto scegliere, non mollo.

(Foto concesse da Valeria Masala)

Magazine Pragma

 

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