La granita in Sicilia: la tradizione e la Storia
Se fate una vacanza in Sicilia, soprattutto se vi tratterrete sul lato orientale dell’isola, non dovete perdervi la granita a colazione.
Dimenticate le granatine del Nord Italia o le grattachecche romane; la granita siciliana è un mondo a sé, e ha origine dalla dominazione araba che ha imperversato nei secoli in questa terra. Arrivati in Sicilia, infatti, gli Arabi importarono lo sherbet, il progenitore di sorbetti, gelati e granite appunto. Era una bevanda fatta di ghiaccio e succhi di frutta, all’epoca infatti non c’erano i frigoriferi, e per realizzare questi dolci e bevande ghiacciate nacquero i nivaroli e le neviere.
Durante il medioevo poi l’usanza di raccogliere la neve sul monte Etna divenne un vero e proprio mestiere. I nevaroli infatti erano contadini che durante i periodi di fermo nei campi si dedicavano alla raccolta della neve sull’Etna e alla sua conservazione in appositi anfratti naturali o artificiali, le neviere. Poi la dispensavano ai nobili siciliani sotto forma di una prima granita, raccolta in strani contenitori, dei pozzetti nei quali la lavoravano mescolando la neve con lo zucchero e il succo della frutta, che magicamente assumeva quella consistenza non cristallizzata e dolce. Sembra addirittura che in questa porzione di Sicilia nacque tutta una legislazione sul commercio, il trasporto e i dazi per regolamentare la compravendita della neve e del ghiaccio.
Oggi la granita a colazione in Sicilia è un rito.
La ricetta varia da zona a zona, anzi, da bar a bar, e gli amanti si dividono tra quelli che la amano in stile messinese (un po’ meno cremosa ma più dolce) e quelli che preferiscono la ricetta catanese (dalla consistenza morbida e un po’ asprigna), molto simile a quella siracusana. Sembra però che molti siano concordi sul fatto che a Palermo la granita non la sappiano fare!
La granita è un mix di ghiaccio zucchero e polpa di frutta; non è un gelato, neanche un sorbetto. Ha una consistenza cremosa, oramai i gusti sono molteplici, ma la classica è alla mandorla, o al limone. Visto il territorio, nel catanese va forte la granita al pistacchio (se è di Bronte poi è granita Dop), o ai gelsi. A Siracusa la granita alla mandorla ha la stessa consistenza di quella catanese, e in bocca è un tripudio di sapore. Insieme alla granita non manca la brioche, rigorosamente col tuppo, una sorta di cappuccio che gli ospiti al tavolo si contendono anche quando scelgono di non ordinarla. Poi c’è la questione panna. Sopra? Sotto? Mezza panna come nel messinese? Nel dubbio a volte i golosi esagerano, e la ordinano sopra e sotto!
Insomma un viaggio in Sicilia orientale non può prescindere dal gustare a colazione la granita, del gusto che si preferisce, magari completa, accompagnata da panna e brioche. Anche se va sottolineato che questo dolce va bene a tutte le ore della giornata, anche di notte nei chioschetti o nei carrettini che stazionano fuori dai locali e dalle discoteche.