Intevista a Francesco Paolo Zampardi, chef e coproprietario del ristorante Umibozu


<strong>Intervista a Francesco Paolo Zampardi, ragazzo siciliano che è riuscito a realizzare il suo sogno culinario.

Francesco Paolo Zampardi(25)

è un giovane ragazzo siciliano che è riuscito ad aprire il suo primo ristorante giapponese.
Sin da piccolo fu attratto dal mondo meraviglioso della cucina.
Crescendo ha seguito la sua passione con sacrifico e caparbietà, riuscendo a realizzare il suo sogno, aprire un ristorante.
Specializzato nella cucina giapponese nel suo ristorante si possono gustare piatti di ispirazione nipponica, realizzati con i migliori prodotti della sua terra, la Sicilia.
Un connubio perfetto che incontra innovazione e tradizione in egual misura.
I suoi piatti sono una gioia per gli occhi e per il palato.
Unisce sapori esotici e nostrani con maestria da chef navigato, riuscendo cosi a stupire i suoi clienti con la bontà dei suoi piatti unici.
Chiunque varca il suo locale, viene accolto con gentilezza esiste sente a casa sua.
Un ambiente moderno e confortevole.
Il menù è ricco e può soddisfare anche il cliente più difficile.
Offrendo varianti, sia per i celiaci, che per i vegetariani e vegani.
Nessun ospite se ne andrà insoddisfatto.
Chiunque si trovi a Palermo e sia amante della cucina etnica giapponese, deve almeno per una volta provare la sua cucina.
Intervista:
Quando hai iniziato a cucinare?
Ho iniziato a “giocare” ai fornelli già ad 8 anni; sono il più piccolo di 4 figli, e tra me e la primo genita ci sono 21 anni di differenza. 
La passione per la cucina probabilmente sarà genetica; lei, infatti, fa la cake designer. Ho molti ricordi fin dalla tenera eta riguardandi la cucina.
Ricordo il pomodoro fresco preparato dopo ore di lavoro con mia nonna, oppure, la prima volta che, a 8 anni, con una delle mie sorelle ho preparato una bavarese devastando la cucina ma raggiungendo l’obiettivo.
Gli esperimenti di frittate farcite con qualsiasi cosa fosse posta su ripiani alla mia altezza da bambino, e tanti altri esperimenti che però gettavano le basi per quello che sono oggi.
Poi a 14 anni ho iniziato a lavorare d’estate nei ristoranti ritagliando il mio posto all’interno delle cucine.
Le tue esperienze lavorative in cucina?
 
Ho lavorato in diversi ristoranti negli ultimi anni: Eat Verona, Ristorante Al Bracere, Ristorante Porto Mancino, Il Clapsy, Washoku, Tribeca; Verdechiaro, Ristorante al 59, Villa Costanza, Lido Costanza.
Ho ricoperto diversi ruoli, dal lavapiatti, all’aiuto cuoco, dal capo partita allo chef unico, acquisendo sempre maggiori capacità e dimestichezza nel mio lavoro.
Come ti sei avvicinato alla cucina nipponica?
 
Dopo aver lavorato da Eat Verona e aver sperimentato per la prima volta la cucina giapponese, ho deciso di frequentare un corso per affinare le tecniche e così ho conosciuto Yukie Sakai, la chef che mi ha fatto innamorare della gastronomia nipponica. 
Ho frequentato le sue lezioni e ho imparato lì le tecniche di base. 
Dopo il corso Yukie stessa mi ha introdotto alla ristorazione giapponese permettendomi di fare esperienza e sempre grazie a lei sono tornato in Sicilia a lavorare da Tribeca, uno dei più importanti sushibar di Palermo. 
Da lì ho continuato lavorando e anche studiando da autodidatta per ampliare sempre di più le mie “skills” sulla cucina e cultura nipponica ottenendo anche la qualifica di sushiman.
Come descriveresti la tua cucina?
 
La mia cucina è cultura. Nei miei piatti cerco sempre di inserire elementi unici di varie culture gastronomiche che in qualche modo mi hanno colpito o affascinato. 
Studio ogni singolo ingrediente, lo immagino, lo assaggio e compongo il piatto come fosse un’equazione matematica a cui aggiungo creatività e gusto. 
Anche il confronto con altri professionisti ha dato un valore aggiunto alla mia arte culinaria.  
Uno dei dolci presenti attualmente nel mio menù è stato creato parlando con un fioraio, mentre mi spiegava la sua idea per decorare il mio locale, il mio cervello invece, ne traeva spunto per creare il DAN ONGE YUKI, una fusion cino-giappo-francese che consiste in una pera cotta al vapore di vino su glassa di vin brulè e petali di ciliegio rivisitati in onigiri al lampone.
Quando e come ti sei accorto che come mestieri volevi fare il cuoco?
 
So di voler fare il cuoco da quando avevo credo 6 anni. Ho sempre adorato cucinare e ho spesso sperimentato, nella cucina di mia madre. Nonostante io abbia poi seguito un percorso di studi distante dal mondo della cucina, ho sempre continuato a lavorare e a fare esperienza sul campo,consapevole di quella che era la mia passione. 
A 19 anni finalmente avevo acquisito la qualifica di cuoco dopo aver frequentato l’ALMA – Scuola internazionale di Cucina Italiana
Quell’anno è  iniziata la mia carriera.
Possiamo dire che sei riuscito a realizzare uno dei tuoi sogni aprendo questo ristorante, cosa ti fa provare questa cosa?
Sono felicissimo di aver aperto Umibozu, il mio primo ristirante giapponese. 
È stato un sogno che si realizza ma non mi fermerò qui…sono ancora giovane e voglio raggiungere il massimo. 
Il mio vero grande sogno sarebbe quello di far conoscere la mia cucina anche in Europa e all’estero, dando vita ad altre attività sconfinando oltre la Sicilia. 
Nella tua cucina offri anche varianti per i vegani, gli intolleranti al glutine , quanto lavoro c’è dietro un menu così vario?
Purtroppo oggi paghiamo tutti anche in termini di salute gli effetti dell’era del consumismo che impera da decenni. 
Aumentano di giorno in giorni i casi di intolleranze, allergie,disfunzioni metaboliche e aumentano le scelte alimentari alternative o per salute o per etica, per cui mangiare fuori per molti diventa un problema piuttosto che un piacere. 
Ecco perchè Il mio menù è totalmente gluten free e metà dei piatti sono pensati appositamente per vegani. Sicuramente lo studio del menù ha richiesto molto tempo, ho impiegato circa 6 mesi a formularlo definitivamente ma la difficoltà non è stata tanto nell’assunzione di una politica gluten free  ma nel cooadiuvare il tutto con food cost, marketing e tutto quello che esiste dietro le quinte di un semplicissimo volumino in carta. 
In questo modo tutti verranno accontentati, vegan, vegetariani, celiaci e amanti del buon pesce mediterraneo.
I tuoi progetti futuri?
Innanzitutto voglio impegnarmi per far decollare il mio ristorante.
Continuerò a studiare perchè in cucina come nella vita non si finisce mai di imparare e mai vorrei che i miei piatti diventassero obsoleti.  
Spero inoltre di riuscire a realizzare il sogno di  affermarmi anche al di fuori del panorama Siciliano e di poter aprire altre attività anche in Europa e all’estero.

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