Mostra didattica del Corso di laurea magistrale in Restauro dei beni culturali


Il restauro dei furti d’arte – La storia dello stendardo ritrovato dopo un sequestro di oltre quarant’anni fa alla criminalità organizzata è il simbolo del lavoro del Suor Orsola insieme alla Soprintendenza di Napoli e al Nucleo di Tutela del Patrimonio Culturale dell’Arma dei Carabinieri.

Con una Mostra didattica che presenta il lavoro del Corso di laurea magistrale in Restauro dei beni culturali che tiene aperto il nuovo bando di iscrizione fino al 2 Ottobre

Comunicato Stampa

“Due anni di lavoro di restauro certosino nei laboratori dell’Università per riportare all’antico splendore un imponente dipinto (di oltre due metri) che giaceva impolverato nel deposito del Polo Museale della Campania dopo un sequestro giudiziario alla criminalità organizzata avvenuto a Napoli oltre quarant’anni fa (nel 1978). È una delle storie a lieto fine del progetto di “Restauro dei furti d’arte” ideato dall’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli con il suo prestigioso Corso di Laurea magistrale in Restauro dei beni culturali (uno dei pochi in Italia direttamente abilitante alla professione di restauratore) in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica del Comune di Napoli e il Nucleo di Tutela del Patrimonio Culturale dell’Arma dei Carabinieri.

L’Incoronazione della Vergine e Santi e l’Adorazione del Santissimo Sacramento sono le due facce del dipinto ormai rinato: uno stendardo della fine del XVI secolo su cui ha lavorato il Laboratorio di Restauro dei dipinti dell’Università Suor Orsola Benincasa diretto da Annadele Aprile con il coordinamento didattico di Patrizia Somma. Un lavoro che è divenuto anche oggetto della tesi di laurea in Restauro dei beni culturali che Maria Consiglia Stile, studentessa di Gragnano già impegnata durante i suoi studi nei cantieri di scavo archeologico del Suor Orsola sull’isola di Procida, discuterà ad ottobre.

“L’opera si è rivelata essere uno stendardo processionale dipinto su due facce – racconta Maria Consiglia – con un supporto originale costituito da un’unica tela in fibra vegetale di lino, con un’armatura molto complessa, che forma un motivo a losanghe ad altissima densità, utilizzato, tra la fine del Cinquecento e l’inizio Seicento, solo di rado come supporto per i dipinti da artisti di grande prestigio come Tiziano e Caravaggio”.

La Mostra “Restauri al Corso” e il bando di iscrizione al Corso di laurea magistrale in Restauro dei beni culturali

Il lavoro didattico di Maria Consiglia Stile sarà esposto fino alla fine di settembre all’interno della Mostra “Restauri al corso” (ingresso gratuito negli orari di apertura dell’Ateneo) ideata dall’Università Suor Orsola Benincasa per raccogliere i lavori di numerosi progetti del Corso di laurea magistrale in Restauro dei beni culturali: dal restauro dei furti d’arte ai cantieri didattici nelle chiese napoletane.

“La mostra – spiega Pasquale Rossi, presidente del Corso di Laurea in Restauro dei Beni Culturali del Suor Orsola – è la dimostrazione concreta della vocazione professionalizzante del nostro corso di studi che, nato agli inizi degli anni 90, oggi rappresenta a livello internazionale una delle grandi eccellenze nel settore formativo del restauro dei beni culturali ed essendo aperto soltanto a 20 studenti (il bando per l’anno accademico 2019-20 è aperto fino al 2 ottobre con test d’ingresso ad iscrizione gratuita) opera come una vera e propria ‘scuola’ di restauro nella quale accanto alla formazione teorica siamo impegnati quotidianamente in continue esperienze on the job che aprono agli studenti le porte del mondo del lavoro già durante il corso di laurea”.

Il restauro dei furti d’arte: dalla Grotta delle Fornelle a Calvi Risorta alla ‘rinascita’ de “La vergine con bambino, santi e cherubini”

Accanto allo stendardo con l’Incoronazione della Vergine in Mostra al Suor Orsola ci sono anche altri restauri di furti d’arte. Tra gli altri quello dei resti di affreschi medievali, provenienti dalla Grotta delle Fornelle a Calvi Risorta oggetto del lavoro di tesi della studentessa siciliana Agnese Amantia e il restauro del prestigioso dipinto settecentesco de “La vergine con bambino, santi e cherubini”, probabilmente proveniente dalla scuola del maestro Francesco Solimena e confiscato alla criminalità organizzata negli anni ‘70 del Novecento. Una storia su cui ha fatto luce il lavoro di tesi della studentessa napoletana Sara Finale. Un lavoro grazie al quale adesso c’è un’altra opera di grande pregio storico ed artistico sottratta alla polvere e all’oblio.

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