NAPOLI TEATRO FESTIVAL ITALIA – sabato 13 luglio


NAPOLI TEATRO FESTIVAL ITALIA – sabato 13 luglio

Comunicato stampa

“Continua sabato 13 luglio il Napoli Teatro Festival Italia, diretto da Ruggero Cappuccio, con il debutto, sul palco del Teatro Mercadante ore 21, di Arsenico e vecchi merletti di Joseph Kesserling, con protagoniste Anna Maria Guarnieri e Giulia Lazzarini e con Maria Alberta Navello, Mimmo Mignemi, Paolo Romano, Luigi Tabita e Tarcisio Branca, Bruno Crucitti, Francesco Guzzo, Daniele Biagini, Lorenzo Venturini, per la regia di Geppy Gleijeses. Lo spettacolo riprende la prima regia teatrale del grande Mario Monicelli, di cui quest’anno ricorre il decimo anniversario della scomparsa.
Ancora un debutto alle 21 al Teatro Nuovo, dove va in scena Exit (Grazie dei fiori) di Antonio Marfella e Giovanni Esposito, quest’ultimo anche regista dello spettacolo interpretato da Simona Marchini e Susy Del Giudice. Ambientato a Gattolino, un torrido e desolato paese da un po’ di tempo comandato dai topi, il testo vede protagoniste Azu e sua madre che, in un contesto caratterizzato da solitudine e sogni non realizzati, si sfidano a colpi di perfida ironia.
Sempre alle 21 il Teatro Naturale di Pietrelcina sarà animato dalle orchestrazioni di Roberto De Simone con lo spettacolo Travestimenti spirituali: da Bella ciao a Padre Pio di Raffaello Converso. Lo spettacolo nasce da una singolare scoperta: alla fine degli anni ‘60 del secolo scorso, Roberto De Simone e l’antropologa Annabella Rossi registrarono al Santuario di San Michele del Gargano alcune strofe di una Lauda per Padre Pio e per l’Arcangelo Michele, sorprendentemente il motivo che sosteneva entrambi i brani era quello più conosciuto come “canto dei partigiani”.
Alle 22 al Teatro Trianon-Viviani si prosegue con la musica, con Martedì, concerto de Le Mani Avanti, realizzato con la direzione artistica, gli arrangiamenti e la direzione del coro di Gabriele D’Angelo, che vede ospite Dario Sansone dei Foja. Il coro a cappella Le Mani Avanti ha un repertorio che spazia tra il pop, il soul e il rock, da Michael Jackson a Florence and the machine, da Sia a Frank Sinatra, da Ivano Fossati a Stevie Wonder. Alle 21 al Cortile delle Carrozze di Palazzo Reale, nell’ambito dei Progetti Speciali del Festival, è previsto Sala d’attesa – The waiting room, regia di Ettore De Lorenzo, che ne è anche autore insieme a Flavio Baldes, con Ettore De Lorenzo, Flavio Baldes, Andrea Baldes, Ugo Gangheri, Ernesto Nobili, Giosi Cincotti, Machi Di Pace. La quarta e ultima serata avrà come tema il futuro.

Replicano, ore 18 e 21 a Palazzo Fondi, La Luna, un percorso di ricerca e creazione a partire dai rifiuti, gli scarti e il rimosso di una collettività, ideato e diretto da Davide Iodice; ore 19 alla Sala Assoli, Non domandarmi di me, Marta mia di Katia Ippaso, con la regia di Arturo Armone Caruso, che vede protagonista Elena Arvigo; ore 21 al Teatro Grande di Pompei, Il paradiso perduto. Leela della coreografa Noa Wertheim della Vertigo Dance Company, nell’ambito della rassegna Pompeii Theatrum Mundi; ore 21 al Teatro Sannazaro, Tornò al nido… E altre Titine, testi di Titina De Filippo, nel libero adattamento e la regia di Antonella Stefanucci.
La serata di eventi si chiude alle 22.30 al Giardino Romantico di Palazzo Reale con il Dopofestival a cura di Massimiliano Sacchi, che presenta il concerto di Bagarija Orkestar.

IL PROGRAMMA DELLA GIORNATA
Sul palco del Teatro Mercadante in prima assoluta al Napoli Teatro Festival Italia, ore 21, Arsenico e vecchi merletti di Joseph Kesserling, nella traduzione di Masolino D’Amico, che vede protagoniste Anna Maria Guarnieri e Giulia Lazzarini, in scena con Maria Alberta Navello, Mimmo Mignemi, Paolo Romano, Luigi Tabita e Tarcisio Branca, Bruno Crucitti, Francesco Guzzo, Daniele Biagini, Lorenzo Venturini, per la regia di Geppy Gleijeses. Il lavoro teatrale riprende la prima regia teatrale del grande Mario Monicelli, di cui quest’anno ricorre il decimo anniversario della scomparsa.
Lo scrittore Mortimer Brewster, ex scapolo convinto, torna a casa dalle zie Abby e Martha per raccontare del suo fresco matrimonio con Elaine Harper, ma scopre che le due amabili e anziane ziette aiutano quelli che affettuosamente chiamano i “loro signori” ossia gli inquilini ai quali affittano le camere, a lasciare la vita con un sorriso sulle labbra, offrendo loro del vino di sambuco corretto con un miscuglio di veleni, e che li seppelliscono nel Canale di Panama, la cantina di casa dove il fratello di Mortimer, Teddy (che crede di essere Theodore Roosevelt), scava e ricopre di continuo nuove buche per occultare i cadaveri. Deciso a porre fine alla pazzia delle due zie e del fratello, Mortimer cerca di far internare Teddy in una casa di cura, ma i suoi piani vengono sconvolti dall’arrivo dell’altro fratello Jonathan, un efferato pluriomicida i cui lineamenti sono stati rovinati a seguito di numerosi interventi di chirurgia plastica subiti. Anche Jonathan, che è accompagnato dal suo fidato amico, il dottor Einstein, ha un cadavere di cui disfarsi e tenta di seppellirlo nella cantina, per poi eliminare anche il fratello Mortimer. Ormai credutosi l’ultimo erede di una famiglia di pazzi maniaci, Mortimer cerca di allontanare da sé Elaine per il timore di farle del male, ma poco prima della partenza di Teddy per la clinica, le due zie (che intendono seguire Teddy nella casa di cura) rivelano che in realtà Mortimer è il figlio illegittimo di una domestica che era andata a lavorare in casa Brewster poco prima che Mortimer nascesse.
«Nel 1992, da una delle migliaia di stanze d’albergo — racconta Geppy Gleijeses — in cui ho soggiornato in una delle mie tante tournée, ebbi la sfacciataggine di telefonare a Mario Monicelli per proporgli la regia di Arsenico e vecchi merletti. Mi disse subito di sì, senza esitazioni. Era la sua prima vera regia teatrale e fu l’inizio di un grande sodalizio (…). Le due ziette erano Regina Bianchi e Isa Barzizza: meravigliose. Ma questo è certamente un altro spettacolo, diverso per stile e per tipo di approccio. Ora ho la fortuna di dirigere due tra le più grandi attrici italiane: Annamaria Guarnieri e Giulia Lazzarini. Annamaria, straordinaria attrice prevalentemente drammatica, primadonna prediletta di Zeffirelli, Missiroli, Ronconi, si è prestata al gioco comico con una sapienza scenica ineguagliabile e Giulia, l’immensa Giulia, la musa di Strehler, raggiunge il sublime calandosi nei panni di Abby. Ci danno entrambe una lezione di stile e di gioco scenico a cui è pressoché impossibile trovare un paragone verosimile». Lo spettacolo si avvale delle scene di Franco Velchi, dei costumi di Chiara Donato e delle musiche di Matteo D’Amico.

Al Teatro Nuovo ore 21, va in scena in prima assoluta Exit (Grazie dei fiori) di Antonio Marfella e Giovanni Esposito, quest’ultimo anche regista dello spettacolo, interpretato da Simona Marchini e Susy Del Giudice.
Lo spettacolo è ambientato a Gattolino, un torrido e desolato paese, da un po’ di tempo comandano i topi. Attratti dal mangime di una vecchia colombaia abbandonata, i ratti hanno invaso strade e case, rosicchiato fili elettrici, condannando gli abitanti ad un’asfittica quotidianità vieppiù fiaccata da un rigido razionamento energetico. E in tale deprimente semioscurità che agiscono Azu e sua madre. La prima, consumata da un dispettoso mal di vivere, colpevolizza sua madre per i propositi di suicidio che non riesce a portare a termine. La seconda è ancora aggrappata al suo squillante passato da corista del Teatro di San Carlo, e si esercita ogni giorno in striduli vocalizzi nella fibrillante attesa d’una fantomatica rentrée. La loro vita è un goffo passo a due: sarcastico e grottesco, a volte. Malinconico e tragico, certe altre. La solitudine, i sogni non realizzati, le reciproche accuse e la gabbia soffocante dell’incomunicabilità portano la madre e la figlia a sfidarsi a colpi di perfida ironia. Il terrazzo di famiglia divenuto quasi una zattera sballottata in un mare incerto e il palcoscenico estivo delle vivaci discussioni delle due donne, il luogo in cui la figlia pretende d’aver finalmente strappato alla madre la solenne promessa di suicidarla, si tratta solo di aspettare il momento buono, quello in cui tutto sarà pronto. Ma intanto, fra la delusione dell’una, di non essere mai stata la Callas e la smania dell’altra, di farla finalmente finita con quell’inferno di vita, i giorni passano. Con l’illusione che il tempo sia da venire. Con la speranza che sia ormai finito.

Nell’ambito dei Progetti Speciali del Festival, al Cortile delle Carrozze ore 21, è previsto Sala d’attesa – The waiting room, regia di Ettore De Lorenzo, che ne è anche autore insieme a Flavio Baldes, con Ettore De Lorenzo, Flavio Baldes, Andrea Baldes, Ugo Gangheri, Ernesto Nobili, Giosi Cincotti, Machi Di Pace. Tema della quarta e ultima serata sarà il futuro. Dove sta andando l’umanità? Come ci stanno trasformando le tecnologie? Cosa stiamo rischiando di perdere irrimediabilmente? Ci consegneremo mani e piedi all’Intelligenza Artificiale? L’uomo saprà sopravvivere a questa rivoluzione? Il futuro è un enigma. A confrontarsi sul tema saranno: Carlo Bordoni (sociologo), Nuccio Ordine (letterato e accademico), Gaetano Manfredi (rettore dell’Università Federico II di Napoli), Alessandro Iannace (professore di statigrafica e sedimentologica, esperto di cambiamenti climatici), Pollio (cantante), Guglielmo Tamburrini (professore di logica e filosofia della scienza, esperto di intelligenza artificiale), Marco Merola (divulgatore scientifico).

Alle 21 al Teatro Naturale di Pietrelcina sarà protagonista la musica di Raffaello Converso, che presenta Travestimenti spirituali: da Bella ciao a Padre Pio, realizzato con le orchestrazioni di Roberto De Simone, in scena l’ensemble formato da Raffaello Converso (voce e chitarra), Luigi Grima (direttore d’orchestra), Mimmo Napolitano (pianoforte), Mariana Muresanu (violino), Giuseppe Navelli (violino), Filippo Dell’arciprete (viola), Ilie Ionescu (violoncello), Antonio Di Costanzo (contrabbasso), Luca Martingano (corno), Giuseppe Di Colandrea (clarinetti/sax), Vincenzo Leurini (tromba), Cosimo Panico (trombone), Franco Ponzo (chitarra), Edoardo Converso (mandolino) e Gianluca Mirra (percussioni).
Alla fine degli anni ‘60 del secolo scorso, Roberto De Simone e l’antropologa Annabella Rossi registrarono al Santuario di San Michele del Gargano alcune strofe di una Lauda per Padre Pio e per l’Arcangelo Michele. Sorprendentemente il motivo che sosteneva entrambi i brani era quello più conosciuto come “canto dei partigiani”, eseguito alla fine della seconda guerra mondiale, ma che presenta più lontane origini melodiche in un canto di tradizione ebraica, rilevato in America e inciso nel 1919. La presente versione, in cui Roberto De Simone sullo stesso motivo ha plasmato argomenti desunti dalla passione di Cristo — trasferiti nel patire mitico del santo frate cappuccino — segue le secolari tracce dei travestimenti spirituali articolati su melodie di già larga diffusione. Infatti, la registrazione effettuata da Alan Lomax nel 1919 si riferiva a un precedente canto composto in memoria di fuochisti ebraici periti nell’affondamento del famoso transatlantico Titanic, ed è articolato con moduli melodici simili a quelli riscontrabili nel canto di Bella ciao.
Ignoriamo per quali strade culturali la melodia sia stata trasferita nelle strofe del canto partigiano e successivamente in quelle spirituali dedicate a Padre Pio. In generale, però sappiamo che nella nostra secolare tradizione rituale o politica, spesso ricorrono canti religiosi di derivazione profana, rivestiti di un testo spirituale o, al contrario, melodie religiose trasferite in ambiti di argomento profano o politico.

Alle 22 al Teatro Trianon-Viviani si prosegue con la musica, con Martedì, concerto del coro a cappella Le Mani Avanti, realizzato con la direzione artistica, gli arrangiamenti e la direzione del coro di Gabriele D’Angelo, con ospite Dario Sansone dei Foja.
Le Mani Avanti è un coro a cappella, che definisce “fieramente e rumorosamente pop”. Nato nel 2014 come laboratorio corale diretto da Gabriele D’Angelo, nel 2015-2016 ha preso le sembianze di un vero e proprio coro col repentino aumento dell’ensemble che attualmente è di circa 35 elementi. Il repertorio spazia tra il pop, il soul e il rock, da Michael Jackson a Florence and the machine, da Sia a Frank Sinatra, da Ivano Fossati a Stevie Wonder. Il coro è a cappella, non utilizza quindi nessuno strumento se non la voce, con un lavoro identitario connotato da una costante ricerca, affrontando esclusivamente arrangiamenti originali scritti da Gabriele D’Angelo.
Il lavoro sui brani prevede suddivisioni poco convenzionali, con un approccio meno ortodosso rispetto alla tradizione corale e più in stile col mondo dei gruppi vocali d’oltreoceano. Un altro focus importante de Le Mani Avanti è legato all’improvvisazione vocale in stile circle singing e vocal summit, nei quali i coristi si cimentano nella costruzione di brani estemporanei, basati su loop esclusivamente vocali e non preparati.
Il primo disco de Le Mani Avanti, Martedì, è stato registrato nell’estate del 2018 ed è disponibile in tutte piattaforme digitali. Il disco, così come lo spettacolo proposto dal coro, riflette l’urgenza di una musica condivisa e di comunicare attraverso uno strumento che ci unisce tutti: la voce.

Alle 22.30 inizia il Dopofestival nel Giardino Romantico di Palazzo Reale, dove va si esibisce il gruppo Bagarija Orkestar, che va in scena con una formazione composta da Sergio Di Leo (sax, clarinetto), Luca Grazioli (tromba), Antonino Anastasia (tapan), Luca Cioffi (darbuka), Ciro Riccardi e Dario Spulzo (eufonio), Joe Zerbib (trombone). Una folle banda di fiati e percussioni che nasce nel 2018 dal cuore cosmopolita di Napoli, Bagarija Orkestar, ispirandosi alle fanfare provenienti da Serbia, Macedonia, Romania e Turchia, ricrea quel clima di magia collettiva e liberatrice propria delle feste balcaniche, mantenendo al contempo salde le proprie radici grazie all’innesto del materiale musicale di cui la città è immensamente ricca, attingendo — senza pregiudizi di sorta — tanto dalla canzone colta e consacrata quanto al genere cosiddetto neomelodico con dei ritmi dispari tipicamente bulgari.

Casa del Festival – Palazzo Reale
Piazza del Plebiscito 1
Tutti i giorni 10.00 – 19.00 mail: biglietteria@napoliteatrofestival.it
biglietteria: 344 045 6788
infopoint: 344 045 4626
Intero € 8,00
ridotto under 30 – over 65 € 5,00
Letteratura e Teatro Ragazzi € 5,00
Pompeii Theatrum Mundi da € 10 a € 30
Gratuito diversamente abili con un accompagnatore e pensionati titolari di assegno sociale

Per informazioni www.napoliteatrofestival.it

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