Europa e America unite per la tutela dei dati personali
Ci è voluto un po’, ma alla fine ce l’abbiamo fatta. Dopo la chiusura dell’accordo “Safe Harbor” che definitivamente era stato accantonato nell’ottobre 2015, si era rimasti scoperti in materia di sicurezza della privacy, in particolare per ciò che concerne il passaggio di informazioni dall’Europa all’America.
Capita, infatti, di continuo che i nostri dati sensibili facciano il giro del mondo, passando dall’Europa a paesi in cui la regolamentazione del loro uso è soggetta, per ovvi motivi, a leggi diverse. Chi tutela allora i nostri interessi di riservatezza? Da oggi lo farà l’accordo “Privacy Shield”, che proprio di recente ha segnato una svolta importante nel campo della privacy e, in particolare, nel flusso di informazioni private che viaggi quotidianamente da Europa a America.
L’accordo è entrato in vigore dallo scorso luglio, ed è stato adottato dalla Commissione Europea per preservare i cittadini europei e la loro riservatezza in quei casi in cui, per motivi commerciali, i dati viaggiano oltreoceano. Quando ciò accade, gli Stati Uniti sono ora vincolati da una regolamentazione precisa che prevede una serie di misure la cui revisione sarà costante, onde stare al passo con le evoluzioni del moderno settore della comunicazione. Su tutto ci saranno più verifiche verso chi si occuperà del trattamento dei dati, e ci saranno anche sanzioni maggiori per chi non rispetta le regole. Ovviamente anche il settore pubblico sarà adeguato alla nuova regolamentazione, sicché proprio tra le tematiche più importanti figura proprio il divieto di attività di sorveglianza indiscriminata sui dati da parte dei servizi di intelligence nazionale, sebbene resti una certa libertà per le questioni di sicurezza nazionale (come ad esempio il terrorismo).
Il Privacy Shield prevede, inoltre, che in caso di violazioni i cittadini europei possano usufruire di meccanismi di ricorso, con tanto di possibilità di un mediatore qualora le questioni fossero particolarmente spinose. In ogni caso, il Privacy Shield segna un momento importante nel campo delle comunicazioni, e in particolare della collaborazione tra Usa e Ue. I due blocchi continentali si sono già accordati, infatti, affinché ci sia un rapporto di stretta collaborazione e vigilanza, per far si che -attraverso analisi congiunte- non si ledano i diritti della privacy e di protezione dei dati personali. Certo, nonostante le soddisfazioni da ambo i lati c’è già chi sostiene che poco cambierà rispetto al precedente accordo, e che non si sta effettivamente facendo nulla per aggiornare e rafforzare le leggi sulla questione “privacy”.
Difficile dire se tutta la questione sia un enorme specchietto per le allodole, onde semplicemente tranquillizzare i consumatori più preoccupati sul tema, fatto sta che l’accordo in sé ha il potenziale per evolvere e migliorare, sancendo quella svolta che in molti si augurano e che, tutto sommato, potrebbe sempre arrivare.