Sensay: il bot che chiede agli utenti di conversare tra loro


Sensay : Il bot che non sa nulla, ma che conosce tutti…

Negli ultimi tempi si fa un gran parlare di bot, e delle modalità con cui essi possono essere impiegati dalle varie aziende nel campo dell’informazione, della comunicazione, o di qualunque settore che richieda quanto meno un call center h24.

Ma cos’è un bot?

Si tratta in pratica di un programma, la cui intelligenza artificiale provvede a rispondere, nel modo più naturale possibile, ad una serie di richieste molto semplici, per lo più inerenti un determinato ambito. Non parliamo quindi di una sorta di assistente “a la Siri”, anche se in effetti essa altro non è (ma con le dovute pinze) che una risposta complessa alla medesima domanda alla base dei bot: può un software aiutare l’interazione tra uomo e macchina? Ultimamente dei bot si fa un gran parlare. Complice l’arrivo sul mercato di Telegram e Slack. Il primo è una app per cellulari che prende il meglio della sua concorrenza (Whatsapp e Snapchat) semplificandolo e mettendolo a portata di una sola applicazione. Il secondo è un programma di co-working online che, similmente ad un forum, permette ad un gruppo di persone di commentare, condividere e pianificare i propri progetti lavorativi.

Telegram, in particolare, ha dimostrato che attraverso i bot si può fare molto bene, seppur con gli ovvi limiti che ancora ci sono nel settore. Tanto che aziende come Microsoft e Facebook sono subito corse agli armamenti, cominciando a sviluppare la propria personale versione di bot. L’obiettivo, come ormai intuirete, è quello di mettere in piedi una serie di servizi di supporto per l’utente, che non si limitino ad offrire un link ad un forum di supporto, ma che siano in grado di rispondere REALMENTE alle esigenze delle persone, il tutto attraverso lo strumento di dialogo per eccellenza dell’internet 2.0: la chat.
Sia essa su cellulare che su PC o dove vi pare, la chat sarebbe lo strumento perfetto per mettere in contatto utenza e bot, che proprio in chat ricevono domande e prontamente rispondono, dando soluzioni semplici e massimamente efficienti.

Ovviamente il limite, allo stato attuale, è quella linea di confine molto netta che c’è tra la naturalezza umana ed il freddo automatismo imposto dal calcolo siliceo, ed ecco perché molte aziende stanno cercando di rendere i bot più responsivi e amichevoli, seguendo il trend che assistenti vocali come Siri hanno già intrapreso.

La californiana Sensay sta percorrendo proprio questa strada, proponendosi come una pioniera nell’interazione naturale tra uomo e macchina. Il bot Sensay è infatti, ad oggi, molto anomalo, e sembra essere sinceramente interessato all’utente che con esso si interfaccia. Provarlo è semplice, basta andare sul sito della società e registrarsi, per poi utilizzare il bot su Slack o via SMS. Il primo approccio è curioso… il bot Semsay propone infatti domande personali ma banali, come nome, città di residenza, o ambito lavorativo. Il passo successivo sono le competenze, gli hobby, le passioni, onde rendersi utile nella ricerca all’interno degli ambiti che, come imparerà, ci interesseranno di più. Il rapporto è freddo, distaccato, non sembra esserci differenza ma è qui che il team Sensay ha avuto un colpo di genio. Il loro bot infatti non provvede da sé a cercare la risposta più utile e dunque migliore, ma tiene a database tutti gli altri utenti del servizio sicché, come un amico comunque, quando Sensay è in cerca di una risposta contatta direttamente l’utente che, secondo il suo database, è più competente in materia.

Individuato l’utente, il bot lo contatta chiedendogli il permesso di metterlo in contatto con chi gli ha posto la domanda a cui sta cercando risposta, e se l’accordo è comunque, comincia allora una conversazione alla cui fine i rispettivi utenti si scambiano un punteggio, cosicché esso aiuti il bot nel riconoscere una “credibilità” per ogni singolo utente.

Si tratta del bot del futuro?

Di sicuro Sensay ha tagliato la testa al toro, sicché invece di escogitare un’I.A. onnisciente ha deciso di rifarsi a chi è già più che competente nel suo settore, adottando anche un sistema che, come capirete, scoraggia se non elimina i ciarlatani. I dati parlano chiaro, il piccolo bot ha già raggiunto la bellezza di 1 milione di utenti attivi, rispondendo a praticamente qualunque quesito. Il sistema pare incoraggiare anche i rapporti interpersonali sicché, stando ad una statistica della società, circa il 25% degli utenti ha scambiato i propri contatti personali con il suo interlocutore per il puro piacere di farlo.

C’è stato bisogno di un bot per ritrovare il gusto della conversazione?

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