Secondo appuntamento della kermesse letteraria “Gli Incontri di Valore”, ideata e condotta da Nicola Ruocco.Ad intervenire ieri sera presso l’Hotel Habita79 di Pompei Alessandro Daniele, project manager, produttore artistico, docente al conservatorio di Musica Giuseppe Verdi di Milano e secondogenito di Pino Daniele.
Alessandro Daniele, oltre ad aver lavorato quindici anni con il padre, diventandone il personal manager, oggi dirige la Fondazione Pino Daniele allo scopo di mantenere in vita tutte quelle attività sociali e benefiche già intraprese da suo padre; in particolare quella di aver cura della formazione artistica dei giovani attraverso innovativi laboratori di ricerca musicale e varie iniziative culturali.
Pino Daniele – Tutto quello che mi ha dato emozione viene alla luce (RaiLibri)
Pino Daniele – Tutto quello che mi ha dato emozione viene alla luce (RaiLibri) è il libro attraverso il quale Alessandro Daniele, ha voluto raccontare suo padre come uomo e come musicista, un racconto inedito che nasce solo attraverso i suoi ricordi e quelli delle persone che realmente hanno vissuto i momenti più intimi di Pino Daniele, un racconto che svela i pensieri, i sentimenti, ma anche le paure di uno dei più grandi artisti italiani.
Nel corso della serata Alessandro Daniele, anche attraverso il supporto di video inediti che ha mostrato al pubblico presente in sala, ha raccontato di suo padre partendo dall’infanzia, quando i genitori lo lasciarono crescere lontano da casa, affindandolo a due sorelle nubili benestanti.
Pino ha sempre sofferto per questa scelta operata dai suoi genitori, anche se crescere a casa delle due sorelle che lui chiamava “zie” – ma che di fatto erano due estranee – gli ha permesso di studiare.Probabilmente proprio da questo suo disagio interiore sono nate poi tante straordinarie melodie; quello che lui esprimeva attraverso la chitarra era un linguaggio dei sentimenti. Pino era biografico anche nelle melodie e la lingua napoletana non ha mai rappresentato per lui una barriera.
Anzi, il suo intento era quello di far conoscere ai mercati musicali esteri, in particolare a quelli anglosassoni, le sonorità di Napoli ed in generale dell’intero bacino del Mediterraneo. “Devono sapere che esistiamo anche noi” – era solito ripetere.
Pino aveva anche un’altra sofferenza, quella della “popolarità”. “Viveva la popolarità in maniera conflittuale.Gli faceva piacere essere noto, era legato ai suoi fan, ma viveva male il fatto di non poter più avere una vita privata, di non sentirsi più libero di camminare per strada senza che nessuno lo rinonoscesse e lo fermasse, tant’è che cambiavamo casa in continuazione” – ha detto Alessandro – “Aveva anche paura delle folle sul palco.
Con “Nero a Metà” nel 1981 si era ritrovato dinanzi folle di 30.000/40.000 persone che cantavano le sue canzoni, una cosa di cui si meravigliava e ne aveva paura. Tullio De Piscopo lo ha aiutato ad affrontare il palco, così come James Senese che aveva intuito il talento di papà, lo ha aiutato a diventare popolare.Per me Tullio De Piscopo e Jamese Senese sono degli zii, delle persone di famiglia.”
Alessandro Daniele ha poi raccontato della genesi di alcuni brani come “Quanno chiove” e “Quando”, degli incontri con Eric Clapton e Pat Metheny, della collaborazione con Giorgia e della evoluzione artistica di suo padre legata al suo continuo studio e ricerca.
Una serata di grandi emozioni quella di ieri sera conclusa con una delle più belle interpretazioni di Pino di “Napul’è”.
“Gli Incontri di Valore” continuano.Prossimo appuntamento con il regista Enrico Vanzina che sarà ospite di Nicola Ruocco il prossimo 25 Aprile alle ore 20.00 presso l’Hotel Habita79 di Pompei.
Il regista presenterà il suo ultimo libro, “Il cadavere del Canal Grande” edito da HarperCollins, con il quale chiude la trilogia noir dedicata alle città italiane.Si tratta di un avvincente romanzo storico ricco di colpi di scena.
Tra i protagonisti Tiepolo, Giacomo Casanova e la Serenessima.