Quando i diversi siamo noi: un libro per sensibilizzare la società sulla diversità.
Angelo Persico, in arte Angelo Nairod, ci racconta il suo primo libro “Quando i diversi siamo noi”.
Il libro è una raccolta di storie in cui i protagonisti sono accumunati da una “diversità”, che varia da quella fisica, sociale o psicologica.
Ogni racconto ci teletrasporta nel mondo del protagonista, nelle sue paure, nei suoi pensieri e su come si vive una diversità.
Il punto focale del libro è raccontare ,appunto, la diversità vissuta sulla propria pelle, un modo in cui Angelo vuole far aprire gli occhi al lettore su una tematica che coinvolge la nostra società.
Un inno all’uguaglianza sociale, dove i cosidetti “diversi” possono esprimere se stessi senza paura, dove dimostrano che “diverso” è solo una parola che si usa erroreamente quando non si conosce una persona.
Intervista:
Di cosa parla il tuo libro?
È una raccolta di racconti, 12 per l’esattezza.
In ogni racconto si affronta un tipo di “diversità”, partendo da quella genetica fino ad arrivare a quella sociale e psicosessuale.
La costante che anima tutti i racconti è la reattività dei personaggi.
Questa volta anziché piegarsi al giudizio sociale, i protagonisti lottano, combattono a testa alta fino all’ultimo respiro.
Anche se emarginati, umiliati o ghettizzati da una società spietata e perbenista, dedita solo all’immagine e all’autoaffermazione.
Questi dodici guerrieri si piacciono e amano esattamente così come sono.
Ed è questa la chiave di lettura. Siamo abituati a pensarla così: “sono diverso e perciò soffro”, in questi racconti la musica cambia, e diventa: “sono diverso, soffro, REAGISCO!”
Perché è nella lotta che riscopriamo noi stessi.
A cosa ti sei ispirato per scriverlo?
Alla realtà dei nostri giorni.
Nel primo racconto ho affrontato il tema del bullismo, anche se in maniera rovesciata.
Se pensiamo che lo scorso anno l’Osservatorio Nazionale Adolescenza ha messo alla luce come, nella fascia di età tra i 14 e i 18 anni, il 28% è stato vittima di bullismo mentre l’8,5 % di cyber bullismo.
Nella “Linea Rossa”, il quarto racconto della raccolta affronto il tema del suicidio, seconda causa di morte fra i giovanissimi del nostro Paese.
“In tutta la vita”, uno dei miei racconti preferiti, ho affrontato il tema dell’emancipazione femminile e dei diritti LGBT nell’America degli anni 70, ancora maschilista e omofoba.
Il racconto parla della storia d’amore fra due donne,
Annie ed Emilie che, non solo faticano ad affermarsi come persone in una società dove sono gli uomini a comandare, ma anche a vivere la quotidianità del proprio amore per paura di essere ghettizzate.
Nel racconto, però, le due protagoniste riescono a combattere con i propri demoni e, senza svelare troppo, posso dire che riescono anche a dimostrare agli uomini il valore delle donne. In un certo senso questo racconto è attualissimo: in Italia ancora non esiste una legge contro l’omofobia, da poco approvata anche in Svizzera, e il nostro paese è uno degli ultimi in classifica per quanto riguarda l’uguaglianza dei diritti LGBT.
Nel libro racconti le vicende di molteplici personaggi, sono tutti personaggi di fantasia?
Si e no.
Ho preso molti spunti dalla realtà, soprattutto per i personaggi negativi!
Quale messaggio vuoi trasmettere tramite il tuo libro?
Il messaggio che voglio trasmettere è che la diversità non esiste, è solo una chimera che nasce nel momento in cui abbiamo paura dell’altro.
Un qualcosa che esiste solo laddove dimora l’ignoranza e solamente quando si rinuncia all’empatia.
È questo il messaggio profondo di questo libro che ci insegna che siamo tutti uguali e tutti legati allo stesso destino.
Da qui il suo titolo, dove “Noi”, indica Tutti Noi, Uomini del mondo.
Quanto tempo hai impiegato per scriverlo?
Tre anni, circa.
A chi consiglieresti il tuo libro?
A tutti, è un libro che può essere letto da tutti.
Lo consiglierei vivamente a Matteo Salvini, chissà che non gli apra la mente!
Continuerai a scrivere?
Sempre, spero fino al mio ultimo respiro.