“Ciò che inferno non è” di Alessandro D’Avenia, edito da Mondadori, è un romanzo di formazione, che conduce il lettore in una Palermo fatta di luci ed ombre. L’autore prende spunto da un fatto accaduto durante la sua giovinezza: l’incontro con Don Pino Puglisi.
Ciò che inferno non è
Federico è un 17enne nato e cresciuto in una famiglia benestante. Istruzione, vacanze studio, buone amicizie, Federico ha tutte le carte in regole per avere un futuro luminoso. Al liceo il ragazzo conosce Padre Pino Puglisi, affettuosamente soprannominato 3P. Don Puglisi è il suo professore di religione, ma è anche volontario a Brancaccio, quartiere periferico di Palermo, controllato da Cosa Nostra. Federico sta per partire per Londra per seguire un corso di inglese pagato dai suoi genitori, quando scopre la problematica realtà che vivono i bambini e i ragazzi del quartiere Brancaccio. Rapito dall’essenza di Lucia, Federico decide di non partire più per Londra e di trascorrere le sue vacanze aiutando Don Puglisi. In quella calda estate del 1993, Federico scoprirà il lato più oscuro e crudele della sua città.
“I confini della città che conoscevo hanno l’ampiezza che corre tra il mio occhio destro e quello sinistro, non di più. Solo questo sono stato capace di vedere in diciassette anni: ho creduto fosse il mondo intero e non era che una tessera del mosaico. Dall’alto Palermo mi sembrava così bella, così piena di luce. Invece il suo ventre è ombra e lutto”
Il coraggio di Don Pino Puglisi
Se a narrare la storia è Federico, il protagonista del romanzo è comunque Don Pino Puglisi, sacerdore che agli inizi degli anni ’90 contrastò Cosa Nostra battendosi per ottenere fognature, una scuola media ed un giardino per poter portare i bambini di Brancaccio lontano dalla strada e dalla difficile vita alla quale erano destinati per il fatto di essere nati in quel posto piuttosto che in un altro.
“Il Cacciatore sa che ciò che si deve fare si fa. Ora più che mai, ora che Madre Natura lo ha scelto. Ciò che si deve fare adesso è uccidere un uomo. Così gli hanno detto, e lo hanno detto a lui perchè le sue virtù sono rapidità e determinazione, garanzia di precisione. Fino a vent’anni era stato un lavoratore infaticabile. Si era spezzato la schiena come un asino. Lo faceva perchè amava sua moglie e il loro primo figlio. Poi le cose erano andate come va il mondo: storte. Aveva perso il lavoro e aveva bisogno di soldi. Conosceva le persone giuste e aveva cominciato con le rapine. Il percorso verso cose più grosse era stato come i gradini di una scala.”
Don Puglisi tolse dalla strada ragazzi e bambini che, senza il suo aiuto, sarebbero stati risucchiati dalla vita mafiosa. Considerato un ostacolo, Don Pino Puglisi fu ucciso da Cosa Nostra nel giorno del suo 56º compleanno. La sua morte non fu, però, una sconfitta. Il 13 Gennaio del 2000 a Brancaccio venne inaugurata una scuola media intitolata a Don Pino Puglisi e nel 2005 furono avviati lavori di bonifica.
Un libro da leggere tutto di un fiato per meditare su “ciò che è stato”, un romanzo da far leggere ai ragazzi nelle scuole.
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