Una ricerca sulla città italiana
Il libro “Città tra sviluppo e declino – un’ agenda urbana per l’Italia” a cura di Antonio G. Galati edito nel 2014 dalla Casa Editrice Donzelli, ed acquistabile al costo di 30 euro, nasce dalle relazioni presentate ad un seminario organizzato dal Gran Sasso Science Institute (l’Aquila 28 29 maggio 2014) che parte da un progetto di ricerca sulle città italiane ed è stato presentato come un contributo alla costruzione dell’agenda urbana italiana.
Esso rappresenta una “voce” all’interno di un discorso pubblico e scientifico sulle città italiane che dovrà diventare più inteso e partecipato di quanto sia stato fino ad oggi. In particolare si è cercato di avviare una riflessione trans-disciplinare, metodologicamente consapevole ed empiricamente fondata sull’ agenda urbana italiana. Infatti il “benessere” ed i suoi explanans sono categorie appartenenti: secondo le distinzioni correnti, ad esempio, campi disciplinari diversi si interfacciano: da qualunque disciplina si parta per descriverli e comporli in una spiegazione scientifica, sarà necessario “sconfinare”. Tuttavia, malgrado l’evidente stato di crisi economica , sociale, ambientale, etc. l’Italia è uno dei paesi europei che ha riflettuto meno sullo stato e sulle prospettive del proprio sistema urbano.
Mentre nei maggiori paesi europei la città assume una posizione preminente nell’agenda politica, nel nostro paese invece perdeva di rilievo nel discorso pubblico e scientifico. Pertanto, anche in Italia comprendere le città significa cambiare la scala della nostra osservazione: non si può capire una città come Milano che è tornata ad avere la stessa popolazione dell’immediato dopoguerra, senza occuparsi delle nuove province che la circondano incrementando la popolazione e le attività, in parte per la propria autonoma capacità di attrazione, ma in parte per il travaso di popolazioni e di funzioni della città centrale come è avvenuto per altre città italiane, con le dovute differenze.
Approfondire il discorso sulla città come modello abitativo, dunque, significa soprattutto tenere conto delle persone che la popolano.