Come un respiro è il terzo libro scritto dal regista turco Ferzan Ozpetek. E’ un libro breve (circa 150 pagine), ma intenso; si legge tutto d’un fiato, non solo per il numero esiguo di pagine, ma anche per lo stile narrativo che dà “respiro” al lettore.
Come un respiro, trama
Roma, Quartiere Testaccio – È domenica mattina. Sergio e Giovanna, come sempre. hanno ospiti a pranzo. Manca poco all’arrivo degli ospiti quando una sconosciuta bussa alla loro porta. E’ una donna anziana che molti anni prima ha vissuto in quella casa. Desidera rivederla un’ultima volta. Viene da Istambul e nella borsa conserva un fascio di vecchie lettere che nessuno ha mai letto. Da quel momento la quasi monotona domenica di Sergio, Giovanna e dei loro quattro ospiti viene scossa da un passato inconfessabile che lentamente riaffiora.
“A volte, il destino si diverte a tenerci sulle spine, come un amante distratto. Ma l’attesa può essere perfino più dolce dell’incontro; basta imparare a nutrire le proprie speranze”
“Certi posti hanno la capacità di trattenere le emozioni, proprio come fa un essere umano con il respiro”.
Il terzo libro di Ozpetek è un susseguirsi di colpi di scena, è un intreccio di antiche e nuove verità; pagina dopo pagina tutto ciò che in apparenza dà al lettore un senso di tranquillità, inizia a scricchiolare.
“Ci sono amori per i quali non basta una vita intera e altri che bruciano in una notte. Non sto dicendo che i primi siano migliori dei secondi; è solo una questione di scadenza. Se non vuoi soffrire, devi conoscere i tempi.”
Tutti i protagonisti del libro si ritrovano a fare i conti con i propri sentimenti, le loro fragilità ed i loro segreti, mentre il lettore sempre più desideroso di conoscere la verità (anzi, le verità) si ritrova a “trattenere più volte il respiro”, restando ammaliato dalle descrizioni dei vecchi quartieri di Istambul, città di incontri, di passioni, di hamam.
“Certi posti hanno la capacità di trattenere le emozioni, proprio come fa un essere umano con il respiro”.