“Contro. Vita e destino di Novak Djokovic” di Simone Eterno – Recensione


Contro.Vita e destino di Novak Djokovic, pubblicato dalla casa editrice Sperling & Kupfer, è disponibile nelle librerie e negli store digitali dal 22 marzo. Si tratta del primo libro scritto da Simone Eterno, giornalista e telecronista di Eurosport.
Contro. Vita e destino di Novak Djokovic,

“Contro. Vita e destino di Novak Djokovic” di Simone Eterno

Novak Djokovic, uno dei più grandi tennisti della storia, si è reso protagonista di una controversia vicenda a Melbourne in occasione della 110ª edizione degli Australian Open. Il visto del campione serbo è stato cancellato due volte: prima dalle autorità dello Stato di Victoria e poi dal Ministro dell’immigrazione Alex Hawke.

Quello di Djokovic è diventato un caso politico e ad essere condannate sono state le sue idee. Simone Eterno, attraverso la ricerca dei dettagli e la storia di Djokovic, ha provato minuziosamente a scovare le profonde radici di queste complesse ma interessanti ideologie.

Trama e curiosità

Novak Djokovic, a differenza di molti altri tennisti, non ha avuto la possibilità di godersi un’infanzia spensierata. La sua vita ha preso una direzione pericolosa quando la NATO ha intrapreso l’operazione Allied Force contro la Repubblica Federale di Jugoslavia di Slobodan Milošević nel marzo 1999. Nell’ambito della nota azione militare una delle città più colpite dai bombardamenti è stata Belgrado; quella stessa Belgrado che ha visto crescere e inseguire i propri sogni Djokovic.

“Novak è cresciuto durante il periodo dei bombardamenti, gli stipendi valevano due o tre marchi. Aveva 12 anni allora. Un’enorme bomba è caduta a Rakovica, tutte le finestre del nostro appartamento a Banjica sono andate in frantumi. Siamo caduti dai nostri letti, siamo corsi nel corridoio gridando ‘Dio ci salvi’ . Questo è un trauma che durerà tutta la vita” . Sono queste le parole utilizzate da Srdjan Djokovic, padre di Novak, quando gli è stato chiesto di raccontare parte dell’infanzia di suo figlio.

Djokovic è stato costretto a rifugiarsi nello scantinato di nonno Vladimir con la sua famiglia per settimane. “Ho percepito una sensazione di insicurezza. E’ difficile affrontare queste situazioni perché noi, come essere umani, ci troviamo a nostro agio quando abbiamo tutto sotto controllo” , ha spiegato lo stesso Djokovic in un’intervista rilasciata a Lewis Howes.

“Sentivo il rumore delle bombe ogni giorno. Avevamo molta paura. Ci siamo organizzati e poi siamo scappati dentro i rifugi dove c’erano altri miei familiari, a circa 400 metri di distanza dal nostro edificio. Ho trascorso la mia infanzia in un ambiente complesso, dato che il mio Paese non stava vivendo un bel momento. Avevamo bisogno di trovare le risorse primarie per riuscire a sopravvivere. Questo ha rafforzato il mio carattere. Mi viene in mente un parallelismo con i lupi, noto molti tratti simili a livello caratteriale. Sento che i lupi sono la mia guida spirituale” .

Il fallimento non è mai stato un’opzione per Djokovic, che ha letteralmente salvato la sua famiglia e restituito con gli interessi tutti i sacrifici compiuti dai suoi genitori per permettergli di imbracciare la racchetta. L’incontro con Jelena Genčić, la prima allenatrice che ha capito di essere di fronte a una futura leggenda, ha dato il via a una dinamica di avvenimenti che hanno portato Djokovic a riscrivere le gerarchie di uno sport destinato ai benestanti. Le altre due persone che hanno permesso a Djokovic di invertire la rotta e risolvere alcuni importanti problemi, sia tecnici che fisici, sono state Marian Vajda, il suo storico allenatore, e il nutrizionista Igor Cetojevic.

La scintilla con il coach slovacco è scattata a Parigi, quando i due si sono incontrati per la prima volta con le rispettive famiglie. “Ho subito incontrato tutta la sua famiglia. Ho avuto la sensazione che fossero molto legati e uniti. C’è stato subito un ottimo feeling fra noi. Novak irradiava fiducia in se stesso” , ha sentenziato Vajda. La loro collaborazione ha contribuito a creare quella macchina perfetta capace di vincere 20 tornei del Grande Slam, 37 eventi Masters 1000, 5 ATP Finals e stabilire il record di settimane trascorse sulla vetta del ranking mondiale.

Igor Cetojevic ha invece trovato la soluzione ai problemi respiratori che hanno caratterizzato i primi anni di carriera del belgradese. Djokovic ha infatti sofferto fisicamente a causa di una dieta rivelatasi sbagliata. Cetojevic, studioso di medicina cinese, ha avvicinato il serbo verso la dimensione scientifica della sua carriera sportiva. La scoperta fondamentale fu quella dell’intolleranza al glutine.

È da quel momento che Djokovic inizia a prendersi cura del suo corpo in maniera maniacale e riduce definitivamente il gap da Roger Federer e Rafael Nadal, i due grandi rivali.

L’exploit del tennista classe 1987 è coinciso, non a caso, con le prime critiche e le prime manifestazioni di dissenso da parte del pubblico. Djokovic è l’antieroe che ha posto fine al duopolio di Federer e Nadal. A prescindere dallo schieramento di partenza e dal tifo, è impossibile negare che il nome e il cognome di Novak Djokovic faranno sempre parte della storia del tennis ed entreranno a pieno merito nel dibattito che da sempre anima e riscalda gli animi degli appassionati di questo meraviglioso sport: quello su chi sia il migliore di tutti i tempi.

Recensione

Devo ammettere che ho sempre nutrito una profonda stima nei confronti di Novak Djokovic e il libro scritto da Simone Eterno ha aggiunto un nuovo e accurato tassello al numero infinito di parole che ho letto su questo immenso fenomeno. Il titolo – Contro – può essere considerato un reale manifesto della lotta infinita che Djokovic ha intrapreso sin da bambino per emergere e urlare al mondo: “Io esisto, sono reale, e non ho nessuna voglia di piegarmi alle logiche dell’universo” .

Djokovic ha lottato contro i fantasmi del passato, contro un destino che sembrava scritto e contro i pregiudizi delle persone. Non si è mai arreso e, con il passare degli anni, ha completamente cambiato la sua vita e quella degli appassionati di tennis. L’autore del libro ha intrapreso un lungo viaggio e ricostruito in modo uniforme e veritiero la storia di un uomo ambizioso e determinato. Un viaggio iniziato con i primi colpi tirati da Djokovic su un campo da tennis, che ha esplorato l’anima del bambino ferito ma già conscio del suo valore, ed è terminato con l’analisi profonda di tutti i credo che hanno forgiato la sua personalità.

A mio avviso, oltre a voler approfondire il percorso che ha fatto diventare Djokovic un atleta unico e inimitabile, il messaggio fondamentale che vuole lanciare il libro è legato soprattutto all’empatia e al più oscuro paradosso creato dalla società odierna: quello dell’umanità senza umanità. Tutti, spinti probabilmente dalla quantità di informazioni disponibili sul web, sono ormai pronti a giudicare una persona senza scavare a fondo. Grazie al processo della tecnologia, il mondo esteriore con il quale possiamo interagire è sempre più esteso ma al tempo stesso pericoloso.

Mettersi nei panni degli altri e provare a comprendere le ragioni che spingono una persona a prendere determinate posizioni è diventato un compito arduo e complesso. Non si tratta sicuramente di un esercizio banale, ma abbondare la superficialità potrebbe davvero allontanare tutti gli stereotipi e i procedimenti euristici. Noi essere umani siamo anche il prodotto degli avvenimenti che finiscono per plasmarci fin dalla nascita.

Proprio per questo, la biografia confezionata da Simone Eterno si distingue dalla narrativa comune e restituisce al pubblico un’immagine diversa rispetto al racconto mainstream. Il noto giornalista di Eurosport si è servito delle dichiarazioni delle persone che hanno orbitato intorno al pianeta Djokovic e che hanno conosciuto la persona e non solo il personaggio. Simone Eterno, grazie a un lavoro meticoloso, ha messo insieme i pezzi di un puzzle variegato e cercato di vedere l’intero quadro. Non ha avvertito il bisogno di ricorrere a delle scorciatoie e di stringere le mani alla retorica.

Ovviamente è il lato umano del campione che più mi ha colpito. Durante la lettura emergono i rapporti tra Djokovic e la stampa, tra l’uomo e la sua patria, tra il tennista e il pubblico ostile. Il prodotto ha il merito di esprimere un parere differente e il coraggio di dire quello che in molti oscurano ed escludono. Djokovic ha vissuto, fino a questo momento, una vita frenetica, alternando stati emotivi diametralmente opposti. È passato dalla felicità alla rabbia, dalla serenità all’irrequietezza.

Il libro è assolutamente consigliato a tutti quegli individui che hanno accantonato la superficialità e aperto la propria mente a nuovi orizzonti.

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