DONNE PRAGMATICHE: Rita Pacilio: “Il poeta è un ricercatore della parola con cui dice e non dice”


Dopo l’uscita del romanzo “Cosa rimane”, Rita Pacilio, scrittrice e poetessa di origini beneventane, presenta il suo nuovo lavoro. Si tratta di “Quasi madre” (peQuod) una raccolta di poesie disponibile solo da pochi giorni che scava e porta in superficie la complessità di un legame unico ed irripetibile, quello profondo e determinante che si instaura tra madre e figlia.

Quelli racchiusi in “Quasi madre” sono versi che lasciano un segno, che destabilizzano, che invitano alla riflessione. Per questo motivo, dopo averli letti ed amati, ho voluto fortemente che nella rubrica  DONNE PRAGMATICHE ci fosse anche una voce intensa come quella di Rita Pacilio.

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Intervista a Rita Pacilio, autrice di “Quasi madre”

Un incontro quello con Rita Pacilio, autrice di “Quasi madre” che mi ha spinta a compiere diverse considerazioni e ciò, anche in quanto madre di una ragazza in età adolescenziale. Ringrazio l’autrice per la sua disponibilità e vi invito a leggere la nostra intervista e i versi contenuti in “Quasi madre”.

  • “Quasi madre” è una raccolta di poesie in cui si alternano sentimenti fortemente contrastanti. Da un lato si legge “un momento lungo tutta la vita in cui non eri casa né latte, ma albero spoglio e scolorito” e “non torna indietro l’amore che non mi hai dato”; dall’altro “Ti lamenti e mi fa male il cuore” e “Scappiamo finchè siamo in tempo”. In tutti i casi ciò che emerge è un grandissimo dolore. Il potereterapeuticodella poesia riesce a rimarginare o a lenire le amare ferite?

“Quasi madre” vuole mettere in evidenza quei fattori che ostacolano, soprattutto negli anni della seconda socializzazione, la formazione di un buon rapporto madre/figlia: per esempio il modello materno debole o inadeguato, le lunghe assenze da casa, la freddezza o il disinteresse della madre, il legame di dipendenza privo di comunicazione, la serenità eccessiva negli interventi educativi, l’iperprotezione, la rigidezza di ruolo e la mancanza di fiducia nelle possibilità presenti o future della figlia, gli atteggiamenti ipercritici, l’educazione alla vergogna e ai sensi di colpa. I versi citati parlano di dolore e di mancanza di amore tra madre e figlia: una grande ferita esistenziale che si lenisce con la saggezza, l’accoglimento e la comprensione e non con la poesia che ritengo sia solamente lo strumento per imparare a guardare fuori di noi. Non credo molto nel valore terapeutico della poesia perché la ritengo troppo elevata rispetto alle miserie umane: infatti, la poesia non serve se la rendiamo serva!

  • La società è in continua evoluzione. Se è vero che negli ultimi anni la poesia era stata messa un po’ da parte, oggi sembra essere maggiormente apprezzata anche dai più giovani. A suo giudizio, è merito dei social o ricorrere alla poesia è un naturale bisogno dell’uomo per sopravvivere alle brutture della vita e/o a drammatici momenti come quelli che stiamo vivendo da qualche anno a questa parte?

La parola è un mezzo fondamentale per comunicare i propri bisogni esternando emozioni e sentimenti. Per questo motivo, tutti scrivono; soprattutto, nei periodi storici difficili come questi ultimi anni che stiamo vivendo. Ma scrivere non significa fare poesia. Così come giocare a tennis, per esempio, non vuol dire essere Roger Federer! Ecco, la differenza è nel sapersi misurare.  I poeti, invece, fanno poesia perché si riconoscono come osservatori della realtà e la cantano o la declinano secondo i diversi punti di osservazione e grazie agli strumenti tecnici che hanno a disposizione. Il poeta è un mestierante, uno studioso, un ricercatore della parola con cui dice e non dice. Naturalmente, dal mio punto di vista i poeti sono pochissimi e sicuramente tra questi pochi ci sono molte voci giovani che con autenticità, serietà e studio, si mettono al servizio della poesia.

Da “Quasi Madre”

Hai messo gli occhiali scuri per non guardarmi.
Là dove sei si sciolgono parole
non ti scomodare, non devi volermi bene.
È così semplice trovare una scusa
bastano tre secondi per chiudere la bocca
centenaria. Per incapacità di amare
inciampi ancora nella calunnia
ti guardo con commozione, allungo la mano
mentre dentro di te tutte le lupe
gridano a raffica impaurite di saperti
senza pietà.

 

  • Anche il rapporto genitori/figli (tema centrale di “Quasi madre”) è cambiato. Trova che quello di oggi sia migliore o peggiore di quello di un tempo?

Ogni epoca ha i propri riferimenti culturali e ogni paese ha le proprie tradizioni, ma credo che il rapporto genitoriale madre/figlia conservi caratteristiche universali come, per esempio, l’attaccamento. Non credo si possa dare un valore al cambiamento storico delle abitudini familiari, né un giudizio ai cambiamenti culturali e sociologici. Piuttosto, ciò che non cambia nel corso del tempo sono le emozioni e i sentimenti che rimangono universali ed eterni. In “Quasi madre” parlo di quei fattori che ostacolano la formazione di un buon rapporto madre/figlia: per esempio il modello materno debole o inadeguato, le lunghe assenze da casa, la freddezza o il disinteresse della madre, il legame di dipendenza privo di comunicazione, la serenità eccessiva negli interventi educativi, l’iperprotezione, la rigidezza di ruolo e la mancanza di fiducia nelle possibilità presenti o future della figlia, gli atteggiamenti ipercritici, l’educazione alla vergogna e ai sensi di colpa.

  • Cosa si aspetta da “Quasi madre”? Quali sono stati i primi feedback?

Dal mio libro mi aspetto che i lettori possano apprezzarne lo studio sul linguaggio e il come ho portato in poesia tematiche sociali importanti. Ne stanno parlando in molti, questo mi lusinga e mi conferma che la poesia sia un ottimo strumento di interazione tra anime.

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  • A chi, in particolare, consiglierebbe la lettura di “Quasi madre”?

A chiunque. Ai miei figli, ai genitori. Ai giovani. A tutte le donne.

Da “Quasi madre”

Ricordati di me quando partirai,
sistema nei bagagli la culla e il mio volto
intatto e bello.
Ricorda di portare il vestito della festa,
lo sguardo sereno e tutta la superbia.
Lo so che sei una mamma di altri tempi
con l’erba selvatica tra i piedi.

 

  • Quali sono stati i poeti che hanno contribuito a farle amare la poesia?

Pavese, Ungaretti, Sbarbaro, Campana, Cardarelli, Gatto, Rosselli, Marelli, Finiguerra. Le poetesse russe.

  • Progetti futuri?

Musica, poesia e romanzi. Sto lavorando a più progetti. Il tempo deciderà quale frutto raccogliere.

  • Se si dovesse definire in poche parole? Chi è Rita Pacilio?

Una creatura innamorata della vita.

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