Generazione 73 di Paquito Catanzaro, edito la Lab DFG – Recensione


Mettiamo subito le cose in chiaro: il calcio non mi appassiona affatto; mi appassiona però la scrittura di Paquito Catanzaro dalla quale trasuda tutto il suo entusiasmo, la sua ironia e il suo modo unico e speciale di osservare il mondo.Ecco perchè ho letto “Generazione 73” edito da Lab DFG.

Generazione 73 di Paquito Catanzaro – Recensione

“Generazione 73” non è un libro che parla di calcio, o meglio, è un libro che parla di vite vissute tra i campi di calcio.

Sedici storie che hanno per protagonisti sedici personaggi che, oltre alla passione per il calcio, hanno in comune l’anno di nascita: 1973, quello che l’autore definisce “l’anno dei fuoriclasse”.Non biografie, ma sedici fermo immagine.

Racconti di esordi, di arrivi, di partenze, di sogni, di trionfi, ma anche e soprattutto di incertezze e di fallimenti.

“Un album delle figurine letterario”  in cui campeggia l’istantanea di Fabio Cannavaro, di Edgar Davids, di Paulo Fonseca, di Filippo Inzaghi, di Marco Materazzi solo per citarne alcuni.I racconti sono intervallati da alcune interviste e da alcune notizie flash relative ad eventi accaduti nel 1973, un espediente che aiuta il lettore a comprendere meglio il clima di quegli anni.

Ho letto Generazione 73 durante un viaggio in treno, andata e ritorno da Napoli.

Ciò per dirvi, non che i nostri treni arrivano sempre in ritardo, ma che Generazione 73 è uno di quei libri che si leggono tutto d’un fiato sia per come è strutturato, sia perché la scrittura di Catanzaro è particolarmente coinvolgente.

Generazione 73 è anche un libro di emozioni.Mi sono appassionata alle sorti calcistiche di alcuni giocatori, ma anche a storie intime come quella dei fratelli Cannavaro; mi sono commossa per la “scelta di cuore” operata da Gennaro Iezzo; ho sorriso per “i commenti della Milano da bere” circa la vicenda di Davids; mi sono divertita quando sono inciampata nei pensieri di mister Gaucci durante l’operazione di ingaggio di Saadi Gheddafi.

A dire il vero ho provato anche un leggero senso di nostalgia per quello che era il calcio di una volta, quello che veniva ascoltato dalla radiolina la domenica pomeriggio subito dopo pranzo e che teneva gli italiani con il fiato sospeso non solo per le sorti della propria squadra dl cuore, ma anche per quella schedina del Totocalcio nella quale, settimana dopo settimana, veniva riposta ogni speranza.Vi invito a leggere Generazione 73 perché c’è qualcuno che, voltando le pagine, giura di aver sentito l’odore dell’erba del campo di calcio.

Io, invece, ci ho sentito l’odore della cera, quella delle candeline di una torta perché in fondo appartengo anch’io (o quasi) a quella generazione.Sono nata a fine Novembre 72 e all’età di 16 anni giocavo a calcio.

Chissà se avessi continuato?Magari ora sarei la protagonista di uno dei racconti di Catanzaro.  Ma questa è un’altra storia.

Buona lettura!

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