In questo libro che percorre tutta la Siria di città in città, di paese in paese, strada per strada parlando con la gente delle località dove lui è stato e cercando di raccogliere documenti e prove e dimostrando molto coraggio, racconta quello che ha visto e sentito.
Dal suo resoconto si deduce che le informazioni che vengono date in Occidente, in Europa, negli Stati Uniti dalla stampa, dalla televisione, nei dibattiti ufficiali, negli enti internazionali sono manipolate a favore di un’ immensa coalizione politico-economico. -culturale formata da Stati Uniti, Gran Bretagna, UE con Francia e Italia, Arabia Saudita, Qatar e Turchia, che combatte Bashar al-Assad appoggiando i massacratori islamici dell’Isis, di Al- Qaeda e di al-Nusra e nascondendo le loro infamie, mentre infierisce contro gli alawiti, gli sciiti e i cristiani che si appoggiano al governo per sopravvivere. I media di questa coalizione negano o nascondono la loro sistematica persecuzione, i massacri compiuti dai fanatici islamisti che vogliono distruggere, annientare, la più antica comunità cristiana che è lì dalle origini del Cristianesimo e ne conserva la purezza, la freschezza e la fede.
Tra le città della Siria da lui percorse vi è Tabbaleh, il quartiere di Damasco dove sorge il Memoriale di San Paolo, dove duemila anni fa c’era soltanto il deserto e l’apostolo San Paolo cadde fulminato da una luce divina mentre guidava una spedizione commissionatagli dal Sinedrio di Gerusalemme contro le prime comunità cristiane un quartierone popolare parte di quella cintura periferica di Damasco, dove s’affollano le famiglie meno abbienti. Da queste parti le case sono scatolette di cemento sbrecciato allineate alla rinfusa attorno a dedali oscuri dove i rigagnoli delle fognature si mescolano all’immondizia e i fili dell’elettricità, aggrovigliati in matasse inestricabili, tracimano da portoni, finestre e centraline.
Purtroppo come riportato nel testo, l’Europa sembra cancellare dalla storia e dalla memoria l’esistenza di quei due milioni e mezzo di confratelli siriani abituati a pregare lo stesso Dio e a perseguire una tradizione spirituale e religiosa germogliata proprio in Siria negli ultimi decenni del primo secolo dopo Cristo. Per capirlo bastano i comunicati con cui, in quei primi 18 mesi del conflitto, l’Unione Europea condanna il regime, vara sanzioni e appoggia apertamente i ribelli. Le differenze delle chiese e dei cristiani portano così il Vaticano a cercare una posizione di compromesso tra chi, come il vescovo caldeo di Aleppo esprime apertamente paura e timore nei confronti dei gruppi jihadisti e chi, come Padre Dall’Oglio, li considera meritevoli di appoggio e attenzione. L’intervento che meglio sintetizza la “terza via” imboccata dal Vaticano in quei primi 18 mesi di conflitto è quello pronunciato dal Padre comboniano Miguel Ángel Ayuso Guixot, segretario del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, durante una conferenza a Istanbul sulle primavere arabe ed in questo teatrino dell’ipocrisia l’Italia non è seconda a nessuno.
Papa Francesco di fronte a questa ”orrenda carneficina” ha persino affermato che siamo nella terza guerra mondiale anche se si combatte a pezzetti, e purtroppo gli attentati da parte di fondamentalisti islamici sono stati compiuti anche in Francia Belgio e Germania e chissà quando e se sarà definitivamente sconfitto il fondamentalismo islamico.