Domenica senza sosta per l’ispettore Varriale – Dodicesima puntata


AMEDEO CARAMANICA
“I DINAMICI SFIGATI DI BAGNOLI”
“LE INDAGINI DELL’ISPETTORE VARRIALE”

DODICESIMA PUNTATA

Domenica senza sosta per l’ispettore Varriale.

La mattina dopo, nonostante fosse domenica, di buon’ora, l’ispettore Varriale e l’ispettore di prima nomina Calopreso si ritrovarono in ufficio, dove era già al lavoro il vice ispettore Ruotolo, senza la vice ispettrice Manna, a riposo. Come l’ispettore Varriale vide Ruotolo, gli raccontò dell’irruzione che i due giovani, compagni di scuola di Giulia Sarno, avevano fatto la sera precedente a casa sua e delle loro preoccupazioni, per lo speciale lavoro che pare la ragazza svolgesse al “Mare Blu”.

<< Possibile?!>>, commentò subito il vice ispettore Ruotolo.

<<Possibile, Franco? Possibilissimo!  Come fai a stabilire che cosa si nasconda nella testa di una ragazza? Perciò, domattina, appena torna la vice ispettrice, mettete da parte il caso del padre, e occupatevi un po’ della figlia.>>

<<Ma la ragazza non era tornata a casa, ieri?>>

<< Ma ti sei dimenticato del suo nuovo programma di vita: mattina- scuola, pomeriggio –studio, sera-lavoro al Mare Blu? Che ti devo dire? Speriamo che ci vada e faccia un lavoro “pulito”. Capiscimi! … Anche mia moglie, la sua professoressa, ha deciso di esplorare un po’ la situazione, domattina, lunedì, quando va a scuola … Tu, su internet, comincia a scoprire un po’ che cosa fanno al Mare Blu, in modo che domani non vi dicano qualche “stronzata”. Insomma, tu e la Manna cominciate a seguire più da vicino che cosa faccia sta benedetta ragazza …>>

<<D’accordo, Ispettò. Mi metto subito al lavoro, in modo che quando tornate in ufficio, posso aggiornarvi sulla faccenda.>>

<<Benissimo, Franco! Purtroppo noi ci dobbiamo occupare, “a tamburo battente”, dell’altro caso. Il Vice Questore ci ha dato ancora solo 24 ore di tempo per portargli nuove prove sul caso Pausilypon, altrimenti mette lui fine alla soluzione del caso. Andrea, prendi l’identikit dei due delinquenti e andiamo.>>

<<Cose da pazzi, Ispettò! Scusate, se m’intrometto, ma non “ci vuole il tempo che ci vuole”, per portare a termine un caso?>>

<<Già, umanamente e secondo le regole della polizia inquirente, è così … A volte, però, i Capi, spinti da insensate pressioni esterne o di chi è superiore a loro, vogliono sempre la soluzione del caso, qualsiasi essa sia, e soprattutto la vogliono presto, per non sentire frasi melense, come queste:” Allora il caso è chiuso? Possibile tanto tempo per risolvere un caso così semplice? A loro i casi appaiono sempre “semplici”? Ma che fanno i tuoi poliziotti, si grattano la pancia? Allora hanno proprio ragione di additarli come “sfigati? … Insomma lasciamo perdere, e … al lavoro!>>

Usciti dall’ufficio, i due ispettori si diressero nelle vicinanze dell’abitazione del Fulgenzio. In tutti i locali pubblici, che erano nei dintorni dell’abitazione dell’impresario e, poi, in quelli nelle vicinanze della sede della Compagnia, mostrarono l’identikit dei due giovani. Nessuno, però, riconobbe i due volti.

Stavano per abbandonare l’impresa, quando nell’ultimo bar visitato della zona, mentre Calopreso mostrava al barista e agli avventori i due volti, ancora una volta sconosciuti a tutti, un giovane un po’ strano esclamò: <<Ma nun è ‘a faccia ‘e “Michele ‘o zezo” chella? E chell’ate nun è chella ‘e Ciccillo ‘o ‘ntrizze”?>>

<< Ma statte zitto, miezo scè! Ispettò, nun‘o sentito, non lo ascoltate, chille nun quaglia cu ‘a capa. È handicappato dalla nascita …>>, s’insinuò uno degli avventori.

L’ispettore capo, però, insistette: << Ma tu li conosci questi due? Sai dove abitano?>>

<<Commissà, ma chiste nun cunosce manco ‘a mamma ca l’ha sgravato, l’ha partorito, campa mmiezza ‘a via comm’a nu barbone, cu ‘na casa ca ce putarria campà comme a ‘nu principe e ‘na mamma ca nun ce fa mancà niente … Non gli fa mancare niente …>>, intervenne l’altro avventore, spalleggiato anche dal barista.

<< Ooh! Ma voi la finite di interferire o vi devo ritenere complici?>>

<<Noi complici? E di che? Nuje nce facimme ‘e fatte nuoste! Ci facciamo i fatti nostri, Ispetto’!>>

<< Bene, allora fatevi i fatti vostri e lasciateci parlare con lui … Anzi, André, portiamolo fuori, così possiamo parlargli più agevolmente.>> E uscirono. Appena fuori il giovane, senza paura, indicò l’abitazione di uno di loro.

<< Dutto’, “Michele ‘o zezo”, abita ncopp’’o bar, sopra al bar, ed è il fratello del barista …>>

Allora i due poliziotti mangiarono la foglia, tornarono indietro e colsero il barista che proprio in quel momento stava telefonando al fratello. Gli tolsero il telefono dalle mani e si portarono nel retro del bar, in un cortile con l’entrata di un palazzo, dalla quale proprio in quel momento Michele ‘o zezo cercava di scappare. Lo presero e lo portarono in caserma per l’interrogatorio. << Chi è Ciccillo ‘o ‘ntrizze?>>

<< ‘E un compagno mio …>> << E dove possiamo rintracciarlo?>>

<< ‘Ncoppo ‘o Pendino di Agnano, sul Pendino di Agnano, Via Terenzio, N°35, abita cu ‘a mamma …>>

<< Andrea, avverti il 113 e fallo portare qui in ufficio …>>

L’ispettore subito si mise al telefono e, dopo circa venti minuti, l’altro indiziato era già in caserma.

Intanto l’ispettore capo aveva continuato l’interrogatorio di Michele ‘o zezo e così aveva saputo che il dottor Fulgenzio era invischiato con un clan che trafficava cocaina e aveva come zona ideale dell’arrivo della merce via mare la Gaiola e la costa tra la Casa degli Spiriti e il Parco del Pausilypon. E proprio la domenica sera dello spettacolo doveva arrivare un grosso carico di droga.

Qualche settimana prima l’impresario era stato avvertito di spostare lo spettacolo, ma erano intervenuti prima il presidente della Circoscrizione, poi lo stesso sindaco, che avevano imposto che lo spettacolo quella sera avesse luogo, perché vi era stato invitato nientemeno che il Ministro dei Beni Culturali, perché si rendesse conto delle potenzialità del sito e ne potesse essere finanziata il totale recupero del Parco.

D’altra parte, lo spostamento delle operazioni di sbarco in altra zona avrebbe comportato una perdita enorme di denaro e di affari, perché, oltre a chiedere il detestato permesso ai capi di un altro clan, si sarebbero dovuti accordare con loro sul piano economico.

<<Niente di meno, quindi, per impedire lo spettacolo, hanno avuto il coraggio di far fuori un uomo? Assurdo!>>, commentò l’ispettore capo completamente sbigottito.

<<Ma che fatto fuori, Ispettò! È stato un incidente.>>

<< Un incidente? Ma perché tu eri presente, quando è successo?>>

<< Dottò, ieri notte, verso l’una, io e “Ciccillo ‘o ‘ntrizze” lo stavamo portando con la barca all’isolotto della Gaiola, dove lo attendeva “Pepp’’o sgarro”, il nostro capo, per parlargli e convincerlo. Tra l’altro gli doveva centinaia di migliaia di euro …>>

<< I soldi per gli spettacoli …>>, commentò l’ispettore.

<<Non solo. Quello faceva la vita da nababbo, macchine, femmine, spettacoli, senza muovere un dito. Non è vero, Ciccì, che faceva ‘na vita da lord e doveva centinaia di migliaio di euro a Peppe ‘o sgarro? Diccello pure tu …>>

Ciccillo che proprio in quel momento arrivava in caserma, capì l’antifona e non tergiversò, ma rispose alla domanda dell’amico con nonchalance:<< Staje parlanne d’’o mattatore? ‘E Fulgenzio?>>

<< Il dottor Fulgenzio … >>, corresse Calopreso.

<< Il dottor Fulgenzio?>>, riprese Ciccillo ‘o ntrizze, <<’O duttore d’‘e cause perze? Chille, si è vero, è diplomato ragiuniere …>>

<<Ragiuniere? – rispose il compare. Certo – continuò – ‘e solde ‘e ssape cuntà bbuone! E, secondo voi, come gli arrivavano questi soldi? Ovviamente con lo spaccio. Era impegolato con noi fino al collo.>>

<< Ho capito, vai avanti … Allora dicevi che lo stavate portando alla Gaiola …>>

<<A un tratto, mentre stavamo in vista del Parco del Pausilypon, – ti ricordo Ciccì – il fesso si è gettato in acqua, tentando di scappare, ma, buttandosi in acqua, ha battuto violentemente la testa vicino al motore fuoribordo, ha perduto i sensi ed è andato sotto. Era notte fonda, abbiamo acceso la lampara per individuarlo, io mi sono buttato in acqua per salvarlo, ma me so’ accorto che nun respirava cchiù …>>

<<Ciccì, chisto è muorte!>> << Muorte?!>> << E mo’ comme facimme c’’o boss?>>

<<Piglio ‘o cellulare, ripiglia ‘a scena, accussì nc’’a facimme vedè a Peppe ‘o sgarro e ci creiamo l’alibi …>>

<<E Ciccillo accussì ha fatto. Con la poca luce della lampara, ha ripigliato la scena con il telefonino. ‘E vero, Ciccì?>>                  << Sicuro!>>

<< E quella ci ha salvato, duttò. Arrivati, infatti, alla Gaiola, Peppe ‘o sgarro prima ci ha riempito di male parole e ci ha minacciato con la pistola, poi, visto la ripresa, si è calmato e ha pensato di sfruttare la sua morte, per ottenere il rimando dello spettacolo. Così ce lo ha fatto trascinare sull’Odeion del Parco.>>

<<La ripresa che avete fatto l’avete ancora con voi?>>

<< Certamente, è il nostro alibi.>>

<<Bene, consegnate il cellulare all’ispettore, e “statemi a sentire”. Non fate parola con nessuno di quello che è successo ieri notte e soprattutto che avete parlato con noi.>>

<< Ma i nostri compagni e il boss sanno della faccenda.>>

<<Non sanno, però, che avete parlato con noi, è così?>>

<<Certamente no!>>

<<Bene. Che appuntamento avete stasera con il boss?>>

<<Appena scura notte arriva il carico e noi dobbiamo essere alla Gaiola alle cinque. Poi durante la notte smistiamo il carico.>>

<< Diciamo che l’operazione alla Gaiola è all’imbrunire, verso le sei?>>

<< Più o meno.>>

<<E quanti siete a partecipare all’operazione di scarico e smistamento?>>

<<Non siamo molti. La paranza è di soli cinque uomini, compresi noi, e Peppe ‘o sgarro che aspetta alla Gaiola.>>

<<Bene. Allora voi andrete puntuali all’appuntamento, senza destare nessun sospetto nei vostri compari e nel vostro capo … D’accordo?>>

<< D’accordo.>>

<<Gennà, ma sei impazzito? Li lasciamo in libertà?>>, s’interpose Calopreso.

<<Lasciami fare, Andrè, vedrai che non saranno così stupidi da tradirci. Nevvero? Anzi, ascoltatemi bene voi due. Se ci aiutate, senza fare parola con nessuno della confessione che avete fatto a noi, ne terremo conto nel rapporto che faremo al giudice e forse ve la caverete con qualche inezia. Altrimenti, sappiamo chi siete, dove venirvi a prendere e con il filmato del cellulare trent’anni non ve li toglie nessuno, perché comunque siete implicati in un omicidio.>>

<< Dottò, saremo una tomba! Anzi sfondate, come si dice, una porta aperta, perché noi volevamo tirarci fuori e non sapevamo come fare …>>

<< Gennà, ho paura, però, che noi ci mettiamo in un bel pasticcio.>>

<<Andrè, ma ti sei dimenticato che ho io il comando? La responsabilità è sempre mia.>>

<< E pure mia, perché non ti fermo e non dico niente. Perché, poi, questa riservatezza?>>

<< Andrea, ma ti sei dimenticato di Tony Talpa? Ha messo la trasmissione del Caso Pausilypon stasera di domenica, per prendersi gioco della polizia. Vedrai stasera quante ne consegnerà in particolare a me, per non aver portato a termine le indagini con indizi così schiaccianti. La trasmissione è alle nove. Abbiamo tutto il tempo per concludere l’operazione alla Gaiola e poi andare a partecipare alla trasmissione di Tony Talpa. Mi voglio proprio divertire!>>

<<Ora ho afferrato. Magnifico! Resterà con tanto di naso!>>

<<Bene. E ora, voi due, squagliatevi e acqua in bocca! Zitti e muti! Capito?>>

I due non se lo fecero dire due volte.

<<Gennà, e con il Vice Questore come ci comportiamo?>>

<<Andrè, ti sei dimenticato che ci aveva dato 24 ore di tempo per chiudere il caso? Ebbene, la trasmissione di Telesantional è alle nove, tre ore prima della scadenza … Gli diremo soltanto che ci siamo arresi al delitto passionale e porteremo, invece, la vera conclusione del caso alla dottoressa Nappi, alla quale ovviamente porteremo tutte le vere prove. Anzi, poiché il Capo in testa è a riposo, non glielo diremo proprio. Embè, lui è abituato a rompere, e stavolta gliele rompo io le uova nel paniere … Voglio pigliarmi la soddisfazione di farlo rimanere con tanto di naso durante la trasmissione >>

<< Ahè, Gennà! E doppo chi ‘o sente, chi supporta!>>

<<Calma, diremo che la soluzione effettiva del caso è stata un colpo di fortuna dell’ultimo momento e, visto che non siamo riusciti a rintracciarlo per le operazioni di polizia, abbiamo contattato la dottoressa Nappi del p.m. >>

<< Gennà, Madonna, ti vengono certe idee!>>

<<Spero che così il nostro “Gran Capo” impari la lezione e cambi atteggiamento nei nostri confronti …>>                    <<Tu credi?!>>

<< Io lo spero almeno … Allora è finita, Andrè, che siamo sfigati, ma dinamici, come dice la Manna?>>

I due poliziotti tornarono in ufficio, euforici. Avvertirono la dottoressa Nappi delle nuove operazioni e le diedero appuntamento per il pomeriggio …

<< Avverto il dottor De Blasi? >>, chiese il piantone.

<<Non è necessario. È a riposo, e facciamoglielo godere sto’ riposo. Non lo disturbiamo, tanto abbiamo avvisato la dottoressa magistrato.>>

Poi si rivolse a Calopreso. <<Tu, Andrè, invece, fai preparare per oggi pomeriggio una squadra di una decina di uomini … Dovrà essere un’azione fulminea …>>

<<Bastano una decina di uomini?>>

<<Hai sentito che per le operazioni carico e scarico saranno al massimo cinque persone? Credo che due sfigati come noi con altri otto fichi del Pronto intervento di Napoli bastino, o no?!>>          <<Ok! >>

Preparata la trappola, si concessero una pausa un po’ più lunga alla tavola calda, a base di primo e secondo, innaffiati con un mezzo litro di falanghina, infine frutta e un buon caffè, tanto l’appuntamento in mare per l’ormai sicura soluzione del caso “Pausilypon” era alle sedici e trenta.

(Ma, secondo voi lettori, fu facile far ingoiare la pillala a Tony Talpa, il giornalista, e soprattutto al Vice Questore De Blasi? E quali nuovi, impensabili eventi sconvolgono l’irrisolto caso del suicida di Bagnoli? L’attesa è la virtù dei forti.)

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