L’intuito dell’ispettore Varriale nel “caso della Donna di Coroglio” – Settima puntata


I DINAMICI SFIGATI DI BAGNOLI
“LE INDAGINI DELL’ISPETTORE VARRIALE”

un’opera di AMEDEO CARAMANICA
distribuita da Magazine Pragma

UN OMAGGIO AGLI INFATICABILI POLIZIOTTI DI PERIFERIA – GIALLI POLIZIESCHI

I casi e i personaggi sono completamente inventati, ogni riferimento a persone o cose è del tutto casuale.
Riproduzione Vietata, ogni abuso sarà perseguito a norma di legge

Le puntate precedenti: 1 – 2 – 3 – 4 – 5 – 6

SETTIMA PUNTATA

Il trionfo dell’intuito dell’ispettore Varriale

nel “caso della Donna di Coroglio”.

La famiglia Varriale si era appena messa a tavola e tutti i commensali sbirciavano verso l’entrata della cucina in attesa delle prelibatezze dell’anziana cuoca di famiglia. Ad un tratto una voce richiamò tutti: <<Pronto! Si mangia!>> E la signora Luisa portò in tavola una zuppiera fumante di pasta con sugo di” purpetielle affucate”. Tutti lanciarono i loro sguardi su quella squisitezza stuzzicante e attesero che la nonna, come di solito, distribuisse le porzioni ai convitati… Quando tutti ebbero pieno il loro piatto, e anche la nonna sedette a tavola, per prima l’ispettore: <<Uauh! Che profumo inebriante! Famiglia, all’attacco! E buon appetito a tutti!>>

Subito in coro gli altri commensali:<<Buon appetito! Buon appetito!>>.

Avevano messo in bocca, però, solo la prima forchettata, che trillò il telefono.

<<Uéh, Gennà, a quest’ora non ci sei per nessuno, eh!>>, gridò la signora Giusy, presaga della solita chiamata di servizio. <<Rispondi tu e dici che sono scappato alle … Antille!>>, le rimbeccò divertito l’ispettore.

<<Pronto? Chi? Padre Mauro del convento dei francescani di Pozzuoli, vicino alla Solfatara? Volete mio marito? Ve lo passo subito … ‘E padre Mauro del convento dei francescani di Pozzuoli …>>

<<Padre Mauro del convento dei francescani di Pozzuoli?! E che vogliono da me i francescani? All’ora di pranzo?>>

La moglie gli passò il ricevitore e lui rispose:<< Pronto? … Sì, padre, sono io, l’ispettore Varriale … Devo … venire al convento?! Ora?! Come?! Avete nientemeno da farmi una comunicazione urgente che sbrogli il delitto di Coroglio?! Veramente dite?! E vengo subito, padre. Il tempo di vestirmi e arrivare e sono da voi …» Subito rivolse lo sguardo in alto e: «Miracolo! Miracolo! Grazie, papà!>>, poi cominciò a saltare di gioia dinnanzi agli occhi interrogativi e frastornati della famiglia e corse a vestirsi.

<<E ‘e purpetielle affucate?>>, chiese la madre.

<<Mammà, scusami, se vado subito; ma, se questo padre mi aiuta a risolvere il caso di Coroglio, altro che” purpetielle affucate!” Anze d’’e purpetielle affucate me ne vogli fa ‘na panza tanta stasera! “… “Me voglio finalmente ubriacare!>>

Poi si fermò un istante e rivolgendosi alla moglie: «Gesù, ma sti padri francescani mi sai dire come avranno saputo del caso?>>

«Ma hai dimenticato che il caso è in televisione?>>

«Già, hai ragione, mi ero dimenticato …»

E di corsa raggiunse la camera da letto, si rivestì in fretta e furia in abiti d‘ispettore superiore s.u.p.s. (sostituto ufficiale di pubblica sicurezza) con la spallina con rombo e binario dorato, e poco dopo comparve tutto sussiegoso e austero davanti ai suoi, chiamò Calopreso, che in cinque minuti lo raggiunse con l’auto di servizio.

«Andre’, ma “comme” hanno saputo sti padri del caso? Forse in televisione?>>

«Genna’, sono stato io l’altra sera che, passando per il convento avevo fatto vedere al padre guardiano la foto del tunisino, sapendo che spesso gli extracomunitari si recano alla loro mensa dei poveri …»

«E credo stavolta che sia stato proprio tu a fare il giusto passo da esperto investigatore! Complimenti!>>

«Grazie e speriamo …» E insieme, dopo appena un quarto d’ora, giunsero nel piazzale del complesso francescano, che immette nella chiesetta, dedicato a San Gennaro.

Padre Mauro, il guardiano, già in attesa, venne loro incontro e fece loro strada fino all’interno della chiesa, chiusa ormai ai fedeli.

<< Padre, ma dove ci conducete?>>, chiese Calopreso un po’ preoccupato.

<<Venite, è una sorpresa>>, fece il monaco e tirò dritto. La chiesa era appena rischiarata dalla luce soffusa delle candele accese e avvolta in un silenzio di tomba. <<Chiedo scusa, fece il guardiano, accendo la luce …>> Si precipitò in sacrestia e accese le luci della chiesa. In un angolo, seduto su di una panca, c’era un uomo sui quarant’anni, ma già precocemente invecchiato, silenzioso e a testa bassa. Come vide avvicinarsi il gruppetto si alzò e cadde in ginocchio ai piedi dei due poliziotti. <<Non essere stato io … Non essere stato io …>>, cominciò a farfugliare in un italiano approssimativo.

L’ispettore gli alzò il viso e si accorse di essere proprio di fronte al tunisino dell’identikit della signora Luisa Alvise, la padrona di casa della ragazza morta.

<<Chi sei? Come ti chiami?>> Per lui rispose il monaco. <<Ha detto che si chiama Mhamed Salmas, è un tunisino, senza permesso di soggiorno e sbarca il lunario facendo dei piccoli lavori saltuari … Purtroppo è caduto, come molti di questi poveri “cristi” di migranti, nelle mani della malavita, che l’ha utilizzato per i soliti servizi poco raccomandabili. Quando ha sentito in televisione che veniva accusato un povero giovane dell’assassinio della donna di Coroglio, si è deciso a spiegare i fatti. Mi ha confessato, però, che con la ragazza lui c’entra solo in parte. Sì, era la sua promessa in Tunisia ed era venuto appunto per farla rinsavire e riportarla in patria. La cosa purtroppo è venuta a saperlo un delinquente che, poi, l’ha costretto con una pistola puntata alla tempia ad avvelenare la ragazza e far cadere la colpa su di un altro giovane …»

<<Il povero Marco Lo Presti.>>

<< Io non conoscere … >>

<< Lo conosciamo noi. Allora? Racconta …>>

<<Sì, sì … Io incontrato l’altra sera Sarina, ma lei già drogata …. Poi due giovani dare a me l’incarico di portare lei sulla spiaggia, poi costringere me a fare bere bottiglia birra … Sarina stordita … agitare di qua e di là, ma loro spingere me con pistola puntata alla testa a mettere in bocca bottiglia e farla bere …” Dai, dai, bastardo tunisino, o ti faccio schizzare cervello!!!” … Così gridare … Io allora non potuto fare altro che tenere bottiglia in bocca e forzare Sarina a bere … Sarina, poi, credendo birra, prima resistere, poi bere … bere … Io credere veramente essere birra … Volere ubriacare … non veleno … Invece dopo poco finire birra, Sarina, buttata bottiglia … sentita male … agitare forte … caduta a terra … tremare … tremare, poi non mossa più … Io chiamata:” Sarina! Sarina!” Ma lei non rispondere più … Allora capito quello che giovane con pistola aver spinto me a fare … Io, allora, girato per aggredire e uccidere lui … ma nessuno più … tutto scuro … i due, fuggiti … Allora io avuto paura, e fuggito pure io … >>

«E la bottiglia di birra?>>

«Non trovata?»

«Niente, sparita …»

«Forse giovane con pistola raccogliere e portata via … Io non sapere …»

<<Insomma uccisa dal contenuto di una bottiglia di birra avvelenata. Il medico, infatti, ha parlato di cianuro>>, si affrettò a precisare Calopreso.

L’ispettore, però, prese da parte il suo secondo e gli comunicò qualche sua perplessità: << Andrè, ma come facciamo a sapere se quello che dice è la verità? Potrebbe essersi inventata la storia, per scaricare da sé la colpa … E poi, la parola sua contro quella dei due giovani che lui accusa … Se li troviamo, come facciamo ad incriminarli? Lo sai come sono pignoli in tribunale.>>

<< E allora chiediamogli qualche riscontro di quello che dice …>>

E si avvicinò al tunisino. <<Scusa, ma è proprio vero quello che dici o ti stai inventando tutto?>>

<<No…no … Io non inventare …. Essere vero … Tutto vero … Io non volere … io costretto con pistola …>>

<<Io ti credo, ma è la tua parola contro quella dei due giovani che accusi … Capisci? Insomma, tu hai qualche prova di quello che dici? Sai com’è, in tribunale fanno un sacco di domande …>>

Il tunisino non se lo fece dire due volte e cacciò un piccolo cellulare. Lo azionò e si sentirono distinte le parole d’incitamento dei due delinquenti: – “Dai, Maumè, dai, schiaffele mmocca a bottiglina, e falla bere! Muoviti, muoviti, agge ditto, nun fa scherzi ca te faccio schizzà ‘e ccervelle ‘ncapo!” E poi la voce dell’altro: -” Fafè, ma leve da miezo pure a isso, e jammuncenne!” E poi la voce del pover’uomo: -” No, no, pietà, non uccidere me … io fare bere, io fare bere … Ma perché, perché uccidere povera ragazza?” “Jette ‘o sanghe e fa chello ca te dicimme, sinnò rieste a farle cumpagnia per l’eternità!>> Si sentirono dei tramestii, poi il cellulare tacque.

«Embè, chiese l’ispettore Varriale, com’è che ti trovi fatta questa registrazione?>>

Allora il tunisino si affrettò subito a precisare: “Quello prima che dare a me bottiglia… e io non volere fare … preso me e sbattere forte … spingere me a terra … Forse così … avanti cellulare acceso in tasca … Io … a casa acceso cellulare… e sentito parole dei due … E allora capito che potevo vendicare Sarina … Perciò parlato con padre superiore e fatto chiamare … >>

<<Bene, una circostanza veramente propizia, che forse ci farà risolvere il caso.>>

«Veramente provvidenziale, caro Ispettore, non crede? … E poi dicono che la giustizia divina non esiste …» sottolineò il padre guardiano. Ma il tunisino continuò a rivolgersi più speditamente all’ispettore: <<Poi io in spiaggia trovare anche questo …>> E passò all’ispettore un braccialetto con una incisione: ” -A Fafèle per i suoi 25 anni – p.m.””>>

<<Caspita! E questo sì che è un reperto importantissimo!>>

<< Forse perso delinquente quando strattonare ragazza o me…>>

<<Sicuramente sarà stato così … E pure questo intestato al Fafèle del telefonino della tunisina, che a Napoli è il diminutivo di Raffaele. Dovremmo, in altri termini, trovare un Raffaele, ma “vattel’a pesca”, cu tutti i Raffaele che ci sono a Napoli>>

<<Se è di Napoli, Gennà? Potrebbe essere di altri mille paesi …>>

<<Appunto … E poi, che è stu “p.m.”? >>

<< Boh! Pietro … Pasquale …>> << E con la “p” minuscola? E poi sta “m”?>>

<< Forse Maria … Marta … Manuela …>>

<<E sempre con la “m” minuscola? Nu mumento, Andre’, ci sono; “papà” e “mamma”>>

<<Giusto un regalo per il loro figliuolo … Quindi si scuprimme chi è Fafale, arriviamo pure al padre …>>

<<Giusto. M’avimma scuprì primma chi so’ sti duje fetiente ‘e mmerde!>>

All’ispettore, però, interessava conoscere non solo l’identità dei due giovani assassini, ma anche il perché, per uccidere la ragazza, avevano coinvolto Marco Lo Presti.

<<Quindi – riprendendo l’interrogatorio al tunisino – i due giovani sparirono nell’oscurità della notte, hai detto?>>

<< Sì, spariti … con motorino …>>

<< Ma sapresti riconoscerli?>>

<< Sicuro … E se io incontrare, ammazzare con mie mani, soprattutto Fafèle …>>

Allora l’ispettore cavò di tasca una foto di Marco Lo Presti e gliela mostrò.

<<Questo giovane è uno di loro?>>

<< No, lui litigato con ragazza … Italsider … ma poi andato via e non più visto.>> <<Quindi, Gennà, bingo! Marco Lo Presti non c’entra proprio per niente.>>

<<Andrè, e io che ho detto fino adesso? Un assassino non lascia a bella posta il suo nome e cognome sul luogo del delitto.>>

Poi, sempre l’ispettore, rivolto al tunisino:<<Senti, vieni con noi in ufficio. Ti mostreremo delle foto … Forse riconoscerai qualcuno di quei due farabutti. Grazie, padre …>>

<< È un brav’uomo, dottò, e va aiutato …>> aggiunse il monaco.

<< Non vi preoccupate, se ci aiuterà ad acciuffare gli assassini, ne terremo conto.>>

Uscirono in fretta, sicuri ormai di dare una definitiva soluzione al caso. Raggiunsero il commissariato e passarono in rassegna varie foto segnaletiche. Trascorse quasi mezz’ora, pareva che avessero fatto il consueto buco nell’acqua, quando il tunisino esclamò: << Fermare, fermare … sì … sì … quello … essere lui che dare a me bottiglia con veleno e minacciare con pistola …>>

<<Nientemeno, Raffaele Sangiuliano, detto “Raffèle ‘a sanguetta”, il figlio del capoclan Peppe Sangiuliano.>>

<<Genna’, ma non è il capoclan che il sovrintendente Lo Presti fece arrestare due anni fa per delitti di camorra?>>

<<Proprio lui … E ora il figlio si è vendicato … >>

<< Ispetto’, centro: assassino e movente!>>

<<Non diffondete la notizia … E tu, Andrè, prendi una scorta e andate a pedinare Raffèle ‘a sanguetta. Stasera c’è la trasmissione di Telesensational e voglio dare scacco matto a Tony Talpa.>>

<<Magari partecipasse proprio il rampollo, lo arresteremmo in diretta e Tony Talpa dovrebbe mettere la faccia sotto i piedi! >>

<<Andrè, quella è gente rotta a ogni scacco matto. Si farebbe una risata e continuerebbe più intraprendente di prima. Anzi lo smacco in diretta gli aumenterebbe l’audience …>>

<<Ma imparerebbe a non parlare male della polizia …>>

<<Speriamo che impari la lezione …>>

Non avevano finito di parlare che il piantone venne a comunicare che c’era in televisione Tony Talpa.

Ovviamente si precipitarono, giusto in tempo per sentire la programmazione della trasmissione di quella sera. << Signore e signori, stasera, alle ore 21:00, in prima serata Telesensational programmerà una trasmissione interessantissima e sensazionale come non mai … Si parlerà della ragazza di Coroglio e del suo assassino, il figlio di un sovrintendente di polizia, e parteciperà alla trasmissione, per dire la sua sui poliziotti, nientemeno che il figlio di don Peppe Sangiuliano, Raffaele Sangiuliano, il cui padre fu imprigionato proprio ad opera del sovrintendente Lo Presti.>>

<< Andrè, ma tu hai capito che trappola per il giovane Lo Presti? Ecco trovato il perché del messaggino, con il nome di Marco “il fringuellino” … >>

<<Sì, ispetto’, ma la parola del tunisino contro quella del delinquente …>> <<Abbiamo il braccialetto.>>

<<Ma potrebbe dire che non è suo, che nel popolino chiamare Raffaele, “Fafèle”, è piuttosto comune e che il tunisino vuole incastrarlo …>>

<<Già, questo pure è vero …>>

<<Un momento, Gennà … E se usiamo un escamotage? Una bugia a fin di bene, un sotterfugio, per smascherare un delinquente? Anche questo a volte fa parte della tecnica delle indagini, non ti pare? Diciamo che il braccialetto l’abbiamo trovato noi sulla spiaggia? A questo punto non può più accampare la pretesa della sua parola contro quella del tunisino. Il Faféle del telefonino sarebbe proprio lui, non un altro …>>

<<Bravo, Andrea, stavolta hai avuto una pensata veramente geniale … Proprio sulla spiaggia è stata trovata una prova schiacciante e … vai! Il caso è risolto.» Aspetta, voglio rendere la trasmissione di Tony Talpa ancora più interessante.>> <<Che cosa vuoi fare?>> << Aspetta e vedrai.>>

Si mise al telefono e chiamò Tony Talpa. << Scusa, Tony, l’ispettore Varriale. Per caso ho ascoltato la programmazione della tua trasmissione di stasera e volevo dirti: “Non sarebbe più “sensazionale” la trasmissione, se invitassi anche qualcuno di noi?>>

<< Qualcuno di voi? Magari voi stesso, ispettore. Che ne dite?>>

<< E perché no!>> << Magnifico!>> fu la risposta dell’altro.

<<Allora alle nove? >> <<Alle nove …>>

Che cosa aveva in mente di fare l’ispettore in trasmissione? Come si concluderà il caso della donna di Coroglio? Cari amici lettori, un po’ di pazienza, alla prossima puntata.

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