AMEDEO CARAMANICA
“I DINAMICI SFIGATI DI BAGNOLI”
“LE INDAGINI DELL’ISPETTORE VARRIALE”
VENTESIMA PUNTATA
Le ultime indagini e finalmente la soluzione del caso Sarno di Bagnoli.
Ovviamente Tony Talpa non stava nei panni che l’ispettore Varriale l’avesse contattato in prima persona a collaborare per la soluzione del “caso”, che ormai da molte settimane era sulla bocca di tutti, senza che la polizia riuscisse a sbrogliare la matassa. Nelle varie edizioni del gazzettino dei giorni seguenti il messaggio fu il seguente: “Amici telespettatori di Telesensational, grandi novità si preannunciano venerdì sera per l’“Incontro con il giallo” sul “caso Sarno”, il caso di Bagnoli. Vi posso solo dire che è trapelato che la polizia sia sul punto di archiviare il famoso “caso”, come suicidio per debiti …”. Pare, inoltre, che: “la stessa polizia si sia convinta che la fuga della ragazza, Giulia Sarno, sia stato un allontanamento spontaneo e non un rapimento, “venerdì nell’Incontro con il giallo” tutti i particolari del caso” …
E se qualcuno gli faceva notare che anche il caso del prete era stato portato a termine dagli sfigati di Bagnoli, senza che ne avesse dato notizia, rispondeva con sussiego che lui seguiva “i casi eclatanti della polizia”, non le becere, infondate e assurde accuse nei confronti di un bravo e attivo sacerdote”.
Tutti aspettavano, quindi, che in uno dei giorni successivi Pino Schiavo potesse essere liberato. Invece passarono un paio di giorni, senza che l’espediente televisivo raggiungesse la soluzione sperata.
I genitori erano costernati e cominciarono a prendersela con la stessa polizia, soprattutto nella persona dell’ispettore Varriale, che non riusciva a risolvere il caso. Anche il Questore telefonò al Vice Questore Aggiunto, De Blasi, per quella “cretinata a Telesensational” che aveva permesso di lanciare all’ispettore Varriale.
Vi lascio immaginare, il giovedì mattina, lo scaricabarile che innescò il Vice questore contro l’ispettore superiore Varriale
<<Dottò, gli rispose un po’ esasperato quest’ultimo, ma il messaggio sul cellulare di mia moglie l’ha letto anche lei. Potevamo desistere e lasciare il caso all’interpretazione della controparte in questo caso sicuramente malavitosa? Che figura ci avremmo fatto tutti quanti noi, che ci stiamo facendo il cuore tanto e anche qualche altra cosa(!) … per risolvere il caso?>>
<<E se quella del messaggio di tua moglie sia veramente la realtà dei fatti? Ma no, tu devi fare sempre il Bastian contrario.>>
<<Dottò, ma per favore, vuole una buona volta togliere di mezzo questo “Bastian contrario”, che però, caso strano, ha sempre ragione?>>
E non sapremo mai a quali conseguenze avrebbe potuto portare la diatriba tra l’ispettore e il suo capo, se non fosse stata interrotta da una telefonata in caserma diretta personalmente all’ispettore Varriale. Gli passarono il ricevitore del centralino della caserma e l’ispettore rispose: <<Pronto? Sono io, l’ispettore Varriale, chi parla?>>
Subito dall’altra parte fu assalito da una voce acida e minacciosa: << Ma come, Ispettò, mi prendi proprio per imbecille, per fesso matricolato? Ma come? Fai fare quella smargiassata a Telesensational e poi mi mandi due pivelli a continuare le indagini? >>
Subito l’operatore del centralino si attivò per rintracciare la chiamata, mentre l’ispettore rispondeva e procrastinava la telefonata: <<Io?! Quando mai!>>
<<Ispettò, ma mi vuoi pigliare proprio per il culo? Insomma non mi vuoi proprio lasciare in pace? E allora ora ti toglierò un po’ di pace anche a te. Ascolta …>> E passò il telefono ad un’altra persona, una donna. <<Genny, sono io Giusy …>>
<<Giusy?! Giusy sei tu?! Che ti succede? Dove sei?>>
<<Sì, sono io … Sono stata rapita stamattina, “stante vicino … alla mia scuola poliglotta, dal lato del mare … dal … lato del mare, iam, jamme, muoviti! … Hai capito? Lascia perdere tutto … Ti prego, vieni a liberarmi … Vieni …>>
<<Certo che vengo … Ma chi? Chi ti ha rapito?>> Ma dall’altra parte si sentì: <<Basta! Basta! Ora vedremo se mi lascerai in pace, ispettore dei miei stivali! Ti do due giorni, poi te la manderà nella bara. Hai capito? Nella bara te la manderò! …>>
<< No! No! Aspetta, ragiona …>> Ma la telefonata fu interrotta bruscamente.
Tutti si guardarono perplessi e soprattutto guardarono attoniti il povero ispettore, il quale, però, la prima cosa che chiese fu se fosse stata intercettato la zona della telefonata. L’operatore gli potette rispondere che era riuscito a captare solo la centrale del ripetitore di Varcaturo.
<<Non c’è niente da fare è proprio quella la zona … E ora so pure dove dobbiamo operare. Dottò, mettete in allarme le forze speciali, dobbiamo battere la zona palmo a palmo.>>
<<Ma l’abbiamo già fatto, tu stesso sei stato costretto a battere in ritirata, abbiamo anche mandato i due pivelli, senza nessun risultato.>>
<<Poi parlo con loro. Mi devono spiegare come hanno fatto a farsi riconoscere … Ora mi preme liberare mia moglie e magari anche la ragazza e il ragazzo … Chiamate i reparti speciali …>>
<<Ma senza una meta, così a zonzo?!>>
<<Dottò, ora la meta ce l’ho e anche precisa, me l’ha data mia moglie.>>
<<Tua moglie? Ma la telefonata l’ho sentita pure io e non ci ho trovato misteri nascosti …>>
<<Veramente?! Quindi -“mi hanno rapito stante … vicino … alla mia scuola … poliglotta, dal lato del mare …. dal lato … del mare, iam, iam-me, muoviti! … Hai capito?” … per lei non significa niente?>> << E che significa?>>
<<Vice Questore, mia moglie è una professoressa di lettere e in questa precisa occasione sicuramente non avrebbe detto “stante” … “Stante”, infatti sa con precisione che significa in questa particolare frase?>>
«Ma mi prendi per cretino Varrià? Significa “che stava”, “mentre stava” vicino alla scuola, ecc.>>
«E no, caro Vice Questore! Infatti mia moglie, come dice lei, avrebbe detto “mentre stavo” … “Stante”, invece, in questo caso l’ha utilizzato per dire “che sta”, quindi:” mi hanno rapito e “che sta””cioè mentre sta”, vicino a una scuola poliglotta … dal lato mare …, altrimenti avrebbe detto solo: “mi hanno rapito mentre stavo vicino alla mia scuola … E poi la sua scuola poliglotta, dal lato mare”? Ma il Righi non è un Istituto Tecnico italiano su Viale Kennedy, lontano dal mare?
«Infine “iam, iam-me … sa che cosa significa?»
«Varrià, ma stai dando i numeri stamattina? In napoletano significa solo: jamme, muoviti, fa ambressa …>>
«E no, caro dottor De Blasi, mia moglie è laureata in lettere classiche e per lei “iam” significa solo “ora “, “in questo momento”. “Quindi sta vicino ad una scuola poliglotta dal lato mare ora in questo momento e ci esorta a muoverci …Ci ha dato quindi un indizio preciso per trovarla. Dobbiamo cercare una scuola poliglotta nella zona tra Varcaturo e Lago Patria, ubicazione del ripetitore di Varcaturo intercettato, ……. dal lato mare …>>
<<Una scuola poliglotta?! E che significa?>>, chiese l’ispettore Calopreso.
<<Una scuola dove si parlano molte lingue straniere …>>
«La parola la conosco, ma dove la troviamo?», rispose un po’ piccato l’ispettore di prima nomina.
<<Sì – s’intromise la Manna – al Lago Patria c’è la Scuola Internazionale della NATO, e di lì si va verso il mare e verso il Lago. ‘E la zona che ancora non abbiamo passato in rassegna.>>
«Un luogo più preciso di questo non poteva darci …» concluse l’Ispettore superiore.
A questo punto il vice questore, quindi, non potette fare altro che avvertire il Questore e i reparti speciali, perché raggiunsero la zona con due elicotteri. Un altro elicottero, invece, venti minuti prima si era fermato nella spianata dell’Italsider, aveva preso a bordo l’ispettore Varriale e tutta la sua squadra e, sorvolando la zona a Nord di Napoli, Bagnoli, Agnano, la Solfatara, Pozzuoli, Licola, raggiunse Varcaturo. Qui i passeggeri scesero e si prepararono all’azione di polizia, mentre i reparti speciali raggiungevano la costa e di lì avanzavano attraverso la spiaggia verso il Lago Patria, come se stessero facendo un’esercitazione militare, per non dare nell’occhio.
In breve, seguendo un percorso prestabilito dallo stesso ispettore superiore, con un’operazione ben architettata, la squadra dell’ispettore, in borghese, accompagnata dalla Dottoressa del p.m., cominciò ad avanzare guardinga, come se stesse facendo dei rilievi topografici. Raggiunse la prima traversa Marenola della International School (la Scuola Internazionale della NATO) e proseguì lentamente, perlustrando la zona, avvicinandosi a delle ville in cui tutto sembrava tranquillo, o ville chiuse, che non si faceva fatica a indicarle come abitazioni estive.
Ad un tratto raggiunsero una villa sontuosa con un ampio giardino quasi a ridosso della spiaggia. La cosa che richiamò subito l’attenzione dell’ispettore superiore fu che nel giardino due uomini armati sembravano fare la guardia. Fece avvicinare anche Calopreso, Ruotolo, la Manna e la Nappi e tutti sentenziarono che quella doveva essere la villa indicata dalla professoressa Fimiani. Furono avvertiti anche i corpi speciali, che dalla spiaggia cominciarono ad avanzare verso la villa. Ma come entrare senza dare nell’occhio? Il boss senz’altro si sarebbe fatto scudo sicuramente con i prigionieri, magari facendone fuori, malauguratamente, qualcuno. Non si poteva correre questo rischio.
Allora l’ispettore capo pensò ad uno stratagemma: poiché la Nappi e la Manna, per non dare nell’occhio nell’operazione, si erano vestite da turiste, con tanto di cappello estivo in testa, le mandò al cancello per attirare l’attenzione dei due uomini di guardia.
Le due donne fecero segno ai due uomini di voler chiedere delle informazioni, muovendosi sensualmente come sanno fare le donne. I due uomini le guardarono, si guardarono, sorrisero e abboccarono. Ma appena raggiunsero il cancello, le due donne puntarono loro contro le pistole e li costrinsero ad aprire. Subito gli altri della squadra le raggiunsero, catturarono i due uomini ed entrarono, seguiti poco dopo dalle forze speciali. All’entrata dell’edificio, nessuno. Si sentivano protetti dai due uomini.
L’ispettore e la sua squadra si portarono all’entrata, mentre gli uomini delle forze speciali circondarono il palazzo e cominciarono a forzare qualche finestra. Dopo un giro d’ispezione, l’ispettore Varriale suonò al campanello. Venne ad aprire un uomo. Ma fu subito assalito e ridotto al silenzio, senza permettergli di dare l’allarme. Entrarono, rinforzati da cinque uomini delle forze speciali, perlustrarono il piano terra: nessuno. Poi salirono al secondo piano, raggiunsero una porta, ascoltarono: si sentiva solo una musica sensuale; la forzarono e si trovarono di fronte ad un set cinematografico. Alcuni uomini subito corsero loro incontro minacciosi e brandendo armi, dalle quali partì anche qualche colpo, schivati dai poliziotti, ma furono subito disarmati.
Una giovane donna in abiti succinti stava accennando ad una scena di striptease, covata dagli occhi cupidi di un uomo sui cinquant’anni. Come vide arrivare la polizia, la giovane, che in effetti era Giulia, riconobbe l’ispettore, si coprì con una vestaglia e indicò l’uomo: <<’E lui, è lui il boss, Ispettò! Gigino Bandiera, detto ‘o Grigio!>>
<<Nientemeno, stu piezz’’a novanta ce steve ‘a reta?!>>, esclamò Calopreso.
Il boss cercò di scappare, ma le forze speciali lo raggiunsero, lo immobilizzarono e lo ammanettarono.
La ragazza gli si avvicinò e sprezzante gli sputò in faccia:<<Omme ‘e niente, finalmente hai avuto il riscatto che meritavi!>>
<<Che c’entra stu riscatto?>> chiese l’ispettore superiore.
<<Isso m’ha costretta ad allontanarmi dalla scuola e da casa, Ispettò, minacciando la vita di mammà …>>
E corse incontro alla vice ispettrice Manna, che subito l’abbracciò.
<<Nientemeno, e perché?>>
<<Perché voleva che saldassi i debiti di papà …>>
<< Me l’ero immaginato!>>
Ma la prima preoccupazione ora per l’ispettore era per la moglie e il ragazzo che non vedeva nella sala.
Si avvicinò, quindi, al boss e puntandogli la pistola alla tempia: <<Ma mia moglie … mia moglie e il ragazzo dove sono? E parla che ti ficco una pallottola in testa!>>
<<Lo so io>>, gridò la Giulia, << vi ci porto io …>> E si precipitò per le scale, seguita dall’ispettore superiore e da tutta la sua squadra, mentre il boss veniva trascinato via dalla squadra delle forze speciali. Raggiunsero un cantinato e si avvicinarono ad una porta.
<<Aprite! Aprite! Maledetti!>>, cominciarono a gridare di dentro.
<<Sono io Giusy …>> <<Siamo noi della polizia, Giusy!>> s’inserì la Manna.
<<Genny, Manù, siamo qui …>> rispose trafelata la professoressa.
<<E il ragazzo? Il ragazzo dov’è?>> chiese subito l’ispettore.
<< ‘E qui con me …>> gli rispose la moglie.
<<Andrea, Franco, buttiamo giù questa maledetta porta!>>, comandò l’ispettore e lui stesso cominciò a dare calci alla cieca. Finalmente la porta fu divelta e la professoressa e Pino Schiavo furono liberati.
Lascio alla fantasia e all’emozione del lettore l’incontro tra salvatori e vittime, soprattutto tra la professoressa e il marito e Giulia e Pino.
<<Ma insomma Giusy, perché ti hanno rapito? Dove?>>
<<Avevo appena parcheggiato l’auto a Via Barbagallo, quando passa una macchina si ferma, due energumeni scendono, mi avvinghiano, tentano di zittirmi con un nastro adesivo, ma io mi divincolo, lo strappo, ma loro riescono a trascinarmi di peso nella loro auto e partono sgommando. Io grido, chiedo aiuto … Niente … nessuno … Poi li imploro: << Ma perché? Che cosa vi ho fatto?>>
<<Chiedilo a tuo marito …>>, mi fa uno dei due con una voce da trombone, che seduto di fianco a me mi tiene a bada. Poi mi lega le mani, mi tappa la bocca con il nastro adesivo, mi benda gli occhi, mentre l’altro fila verso la tangenziale. Io mi agito, ma mi accorgo che non c’è via d’uscita, allora mi calmo. Poi, strizzando e ristrizzando l’occhio, riesco ad aprire un piccolo varco alla vista. Così riesco a seguire il percorso dalla tangenziale a Licola, a Varcaturo, a Lago Patria, passiamo per la Scuola Internazionale, e poco dopo l’auto attraversa un cancello ed entra in una villa, a pochi passi dalla spiaggia …>>
<<Ecco perché “stante vicino alla mia scuola poliglotta dal lato mare, iam, iam-me, cioè in latino “ora, in questo momento …>>
<<Appunto … Sapevo che avresti capito …>>
<<Degna moglie di un poliziotto …>>, sottolineò la Manna.
L’ispettore, invece, e la dottoressa Nappi, dopo la liberazione dei due ostaggi, vollero subito sapere dalla ragazza rapita il perché di quelle parole “mozzicate”: il suo sequestro da parte del boss, minacce alla madre, riscatto per debiti, ecc.
Giulia allora precisò innanzitutto perché si era allontanata da casa la prima volta. In apparenza volontariamente, come poi aveva raccontato a casa dopo la prima fuga. Ma in realtà costretta da emissari a volto coperto del boss, che abbiamo ora conosciuto, i quali avevano anche precisato che il loro capo minacciava di morte mia madre e me, se non li avessi seguiti. Una volta arrivati in una zona deserta, mi avevano fatto scendere e salire su di un’altra macchina, dove mi accolse un’altra persona, sempre con il volto coperto, forse il Grigio stesso, che mi disse, senza giri di parole, che mio padre gli doveva una forte somma di denaro, e che, una volta morto lui, dovevo appunto saldare io il debito…»
<< E come?! A fare che cosa?!>> gli ho risposto subito inorridita, pensando che volesse servirsi del mio corpo. <<Calmati, mi tranquillizzò, farai soltanto la cameriera, anzi la “sirenetta”, l’”acchiappa clienti”, capiscimi, alla discoteca del “Mare Blu”.>>
<<Ma io vado a scuola … >>
<<E chi vuole impedirtelo. La mattina andrai a scuola, il pomeriggio farai i compiti, poi in prima serata con la motoretta raggiungerai il locale e lavorerai per me, e per le 23:00 tornerai a casa da tua madre. Nella tua situazione ci vuole un lavoro, no?! Ma acqua in bocca, silenzio assoluto con tutti, o ci andrà di sotto la vita tua e quella di tua madre. E lo sai che io non scherzo.>>
«Ho accettato, anche perché volevo arrivare a conoscere chi era quell’essere maledetto che aveva costretto mio padre a suicidarsi e che ora non aveva nemmeno il coraggio di palesarsi a volto scoperto.>>
<< E poi? Perché la seconda volta sei sparita definitivamente?>>
<< Perché? Ovviamente il posto era un aggancio per accalappiarmi. Infatti, dopo i primi giorni, ha preso di mira il mio corpo, mi ha fatto rapire nuovamente dai suoi scagnozzi all’uscita del “Mare blu”, che, a occhi bendati, mi hanno condotto davanti a lui, mi hanno tolto la benda e mi sono trovata davanti ad una persona, sempre con volto incappucciato e voce contraffatta, per non farsi riconoscere, in uno stanzone, attrezzato come un’alcova con macchina da presa, insomma la sala – riprese dove mi avete trovata. E qui mi ha proposto di utilizzare il corpo e il mio sex appeal per un lavoro molto diverso. Io mi sono opposta come una iena, ho tentato di scappare, ma lui mi ha afferrato e mi ha attirato verso di sé. ‘E stato in quel momento che con un gesto fulmineo gli ho strappato il cappuccio e finalmente ho potuto conoscere il volto di quel miserabile. ‘E stato peggio, però … Perché subito mi ha detto che purtroppo ora il “ricatto” si doveva tramutare per forza in un “sequestro” o in un’eliminazione”, affinché non spiattellassi la sua identità.
‘E stata in quella occasione che, presa dalla disperazione, non sapendo cosa fare, mi sono inventato la storia del microfilm in cui mio padre parlava di loro e della causa della sua fine e che tenevamo nascosto in casa come salvaguardia per noi della famiglia, e che dovevamo consegnare alla polizia, nel caso qualcuno degli strozzini si fosse fatto vivo. >>
«E poi che cosa è successo?>>
«Quando i due gregari sono tornati e gli hanno detto di non aver trovato niente e nemmeno mia madre gli aveva voluto rivelare il nascondiglio del microfilm, nonostante l’avessero riempita di botte, ho dovuto rivelare che era tutta una montatura, una bugia, che mi ero inventata io e che, quindi, mia madre non poteva assolutamente sapere niente.>>
<<Bugia che è costato quel pestaggio a tua madre! …>> la riprese la Manna.
<< Mi dispiace, povera mamma, ma io non pensavo che quelli andassero a cercare il microfilm a casa e le facessero del male.>>
<<Forse, quando sei tornata a casa la prima volta avresti fatto meglio a dirci tutta la verità … Perché non l’hai fatto?>> la rimproverò l’ispettore.
«E quello aveva minacciato di morte me e mia madre. E non era persona da fare promesse vane, con tutti quegli sgherri al suo servizio, anche se aveste preso lui … Poi, ve l’ho detto, volevo vedere in faccia quel maledetto che aveva costretto mio padre a togliersi la vita.>>
<<E poi? Continua …>> riprese l’ispettore superiore.
<<Dopo la mia ribellione e la scoperta della sua identità, mi ha detto che stessi calma, che sarebbe stata una stronzata la mia eliminazione con questo corpo che mi trovavo, ma non pensava di avviarmi a fare la sgualdrina o la ragazza di alto bordo, ma che si sarebbe servito solo del mio corpo e delle mie forme, senza intaccare la mia integrità fisica di donna, per fare l’attrice di film hard che lui poi avrebbe venduto, come avete potuto constatare di persona. In questo modo, dopo aver saldato il debito di papà con la partecipazione ad alcuni film, con la promessa di non vendicarmi andando alla polizia, mi avrebbe lasciata libera e in pace, altrimenti: caput! Ovviamente ero un progetto che io non vedevo l’ora si realizzasse, per mandarlo in galera e vendicare la morte di papà.>>
<<Che spregiudicato e porco aguzzino!>> fu il commento della Manna.
<<E a te, Pino, che è successo? Come ti è venuto per la testa di sparire? >> intervenne la Nappi.
<<E chi voleva sparire, dottore’? Io, quando ho saputo che Giulia era sparita, non ho trovato più pace. Mi sono messo a cercarla e sono arrivato ad individuare anche la villa del boss, seguendo la macchina degli scagnozzi del boss, ma, mentre avvertivo Aldo con il cellulare per la soffiata, due energumeni mi hanno tramortito e portato nel cantinato. È venuta anche Giulia a rimproverarmi, ma ormai la frittata era fatta. Poi ha cercato di convincere il boss a fare, tramite il suo cellulare, quella telefonata che avrebbe permesso la mia liberazione. Io non volevo, ma lei ha insistito e il boss si è convinto. Ma si vede che la polizia non ci ha creduto e, dopo qualche giorno, addirittura mi son visto arrivare nel cantinato la stessa professoressa Fimiani, anche lei rapita. Allora ho disperato della salvezza, anche se la professoressa mi ha esortato a non perdere la speranza e mi ha detto che hanno fatto un errore a rapire lei, perché il marito avrebbe fatto anche l’impossibile per liberarci. Grazie, Ispettò.>>
<<Grazie un corno! Te l’avevo detto di non fare di testa tua, ma tu …>>
<<Come si vede, Genny, che tu non conosci, gli adolescenti, i giovani innamorati!>>, intervenne la professoressa.
<<E ti pareva che non li difendevi i tuoi alunni!>>
Così la battuta della professoressa mise un po’ tutti d’accordo.
Dopo una mezz’ora tutti si trovarono nel commissariato di Bagnoli, dove Giulia potette abbracciare la madre e chiederle perdono. Pino Schiavo potette riabbracciare i genitori e presentare loro finalmente quella ragazza che gli aveva fatto perdere la testa, mentre le forze speciali conducevano i malavitosi in prigione. Li raggiunse anche il Vice Questore, De Blasi, il quale pregò tutti di attendere qualche minuto, perché ci sarebbe stata tra breve una graditissima sorpresa. Mentre attendevano, la dottoressa del Pubblico Ministero non potette fare a meno di esprimere la sua soddisfazione per la conclusione del caso: <<Grazie all’impegno di tutti gli sfigati di Bagnoli, soprattutto dell’Ispettore superiore Varriale, dell’ispettore Calopreso e dei due vice-ispettori, anche quest’altro caso è stato portato a termine.>>
«Dottore’, eppure resta un punto sospeso …»
«Mamma mia, Ispettò, ma non vi arrendete mai! Qual è questo punto, sentiamo?>>
«Insomma il signor Sarno si è gettato volontariamente o è stato gettato? ‘E un suicidio o un omicidio?>>
«Uuh! Gennà, ma che c’importa?!>>, concluse l’Ispettore Calopreso.
«Caspita, Andrè! Ma lo sai che da questo dipende la condanna del Grigio, se induzione al suicidio o colpevolezza di omicidio?>>
A questo punto dovette dargli ragione anche la p.m., però subito dopo precisò: «Però, caro Ispettore superiore i processi anche a questo servono …»
«Sì, ma se mancano le prove?»
«Mamma mia, Genny! E ti pareva che non dovevi fare il Bastian contrario? E goditi finalmente questo momento!>>
Meno male che Giulia d’un tratto si ricordò di una battuta del boss e, con tutto l’odio che aveva in corpo, ebbe la forza di riferire: «Ispettò, sicuramente è stato un atto volontario del povero papà, un suicidio. Ricordo, infatti, una terribile frase che quell’ignobile assassino ebbe modo si spiattellarmi in faccia in un momento di contrasto con me: “Nennè, ma ‘o bbuò capì ca tuo padre ha fatto ‘na vera stronzata? Nientemeno con la frittata che ha fatto di suicidarsi credeva di togliersi il pensiero? Non lo sapevo che, con me, i debiti si pagano sempre: o li paga la persona interessata o, se la fa finita, li pagano i familiari che restano a piangerlo. Questo dovrebbero ricordare sempre i miei debitori!>>
«Che ignobile delinquente!>> commentò la p.m.
«C’o pozzen’accire addò sta mo’, a isso e a tutto ‘a razza soia!>> sbottò la signora Lia, la moglie, e concluse: «Adda fa ‘a fine peggio’e chella c’’a fatta fa a chillu povero Pasquale!>>
«Mammà, lascialo perdere a chill’assassino! Nun te spurcà ‘a cuscienza!>>
Appena in tempo e il piantone venne ad invitare tutti nell’ufficio del Vice Questore, De Blasi. E qui, con il Vice Questore De Blasi, trovarono che attendeva i nostri eroi nientemeno che il Questore in persona.
«Bravi tutti, cominciò il Dirigente della Questura, avete così portato a termine un altro caso ingarbugliato, anche se alla fine si è trattato soltanto del consueto suicidio per motivi economici»
<<Certamente si tratta di suicidio, Signor Questore …Ma aggravato da un susseguente caso di ricatto e di sequestro di una ragazza di appena diciotto anni.» lo corresse la Nappi.
«D’accordo, dottoressa, riprese il Questore, un caso in apparenza di semplice indagine che si è rivelato, invece, molto complicato appunto per il ricatto e il sequestro della ragazza e del giovane fidanzatino, comunque brillantemente portato a termine, grazie all’opera di tutta la squadra giudiziaria dei “dinamici sfigati di Bagnoli, guidata dal “sostituto commissario Gennaro Varriale, ma soprattutto per l’innegabile e impareggiabile lavoro del Vice Questore Aggiunto, De Blasi, al quale vanno in particolare il mio plauso e le mie congratulazioni.>>
L’ispettore superiore Varriale guardò la moglie, si girò verso Calopreso, la Manna e Ruotolo, e il suo sguardo riuscì a commentare più di ogni sua parola.
Poi, mentre la squadra e i civili ritornavano nel suo ufficio, i suoi occhi incrociarono uno che stavolta fu veramente felice di incontrare.
«Scusa, Tony, abbiamo dovuto imbastire una fake news da farti trasmettere, per ottenere la liberazione del ragazzo, purtroppo il boss non l’ha bevuta, e per poco non ci rimettevano la vita mia moglie e i due ragazzi… Meno male che il caso si è risolto come si è risolto … Ma tu saprai domani sera utilizzare le parole adatte per giustificare quello che in apparenza sembrerebbe un tuo errore, un colpo basso alla tua trasmissione, magari dando la colpa alla polizia.>>
«Ispettò, ma che dite? State scherzando? Domani sera all’”Incontro con il giallo”
sarà un’apoteosi, una trasmissione sensazionale che sconquasserà ogni indice d’ascolto dell’audience televisiva … Magari potessi avere in trasmissione pure voi in persona …»
«Tony, scusami, ma almeno per questo week end non voglio più sentire parlare di casi polizieschi …»
«Vi capisco! Viva gli sfigati di Bagnoli!>>
«Ciao, Tony …»
E si avviò verso il suo ufficio dove erano già ad attenderlo i componenti della squadra e la moglie.
All’uscita poi dall’ufficio del Vice Questore aggiunto, però, gli si avvicinò Pasquale Scimone, il piantone: <<Ispettò, so’ asciute: 23 = la ragazza; 42 = il sequestro; 21 = ‘o boss: terno secco per Napoli.>>
<<Bravo! Chi la dura, la vince. Complimenti, Pasqua’!>>
<<Ispettò, a quando il prossimo caso?!>>
<<Fa’ ‘nculo, Scimò!>>
E raggiunse il suo ufficio dove lo accolsero con un applauso la stessa squadra, la moglie e la dottoressa Nappi.
Quella sera e il giorno seguente il Vice Questore De Blasi concesse libertà per tutti, con il proposito di ritrovarsi in ufficio il sabato mattina per riprendere l’abituale servizio di indagini a tutto campo di “sfigati di periferia”.
«No, Vice Questo’, proprio sabato che giocano NAPOLI -JUVE?>>
«E no, Dottò, ha ragione, Ruotolo, lo sostenne l’ispettore superiore. Questo non sarebbe un premio, ma una punizione …»
«E va bene. Tre giorni di permesso, lunedì mattina in ufficio.>> concluse il Vice Questore.
«Grazie, dottò! Anzi, sabato, dopo la partita, siete invitati tutti al Circolo Italsider, compreso lei dottore, già tutto organizzato, per festeggiare la conclusione dei quattro casi. Ho già parlato con il mio gruppo musicale “I Giullari Flegrei”, e insieme vi allieteremo con le più belle canzoni napoletane.>>
«Benissimo! Viva il Vice Questore De Blasi! Viva l’ispettore Varriale! Via i Giullari Flegrei! Viva i dinamici sfigati di Bagnoli!>>
Dopo gli appuntamenti furono finalmente tutti liberi e soddisfatti di ritirarsi.
La dottoressa Nappi decise finalmente di invitare il Calopreso a casa sua, per fargli conoscere la figlia di tre anni e la madre. E meraviglia delle meraviglie, davanti agli occhi sorridenti della mamma della dottoressa del p.m., la bambina, invitata a salutare l’ispettore Andrea, gli si rivolse prima un po’ titubante da lontano chiedendogli: «Sei tu il mio papà? Sei tornato?>>
«La dottoressa, addolcendo la voce: «No, gioia, è soltanto un amico di mamma.>> Ma la bambina caparbia gli corse incontro, gli abbracciò le gambe, e risoluta ribatté: «No, lui è il mio papà …è il mio papà!»
Le due donne si guardarono meravigliate e commosse, poi la dottoressa Grazia, abbracciando con slancio la figlia e l’ispettore, disse piangendo: «Andrea, hai sentito? Livietta ti ha scelto …>>
«Bene, rispose l’ispettore alla donna, ora non hai che da scegliere tu …»
«Sì, sì, Andrea, ma certo, se tu vuoi, ti scelgo pure io.>> Un lungo bacio consacrò l’amore dei due, sotto gli occhi soddisfatti dell’anziana madre della dottoressa.
E nell’euforia della serata non poteva andare diversamente anche alla vice ispettrice Manna, che finalmente portò il Ruotolo a conoscere i suoi. Il vice ispettore fu accolto con molto piacere dalla famiglia Manna e promise che, appena possibile, avrebbe fatto conoscere loro i suoi genitori.
Dopo aver cenato in famiglia, i due giovani vollero fare insieme una passeggiata lungo la spiaggia pubblica di Bagnoli, di cui avevano sentito parlare e osannare anche in commissariato. Questo angolo di spiaggia, dopo essere stato abbandonato per l’intera invernata all’incuria dei vandali, proprio in quei giorni era stato dal Comune ripulito e attrezzato, per i bagni e la cura elioterapica durante il giorno, e per una solitaria passeggiata delle coppie in cerca di un po’
di privacy sotto le stelle e immersi nel buio della notte. Per fortuna quella sera anche l’Arenile era chiuso. E fu così che, dopo aver passeggiato in lungo e in
largo, ad un tratto si fermarono e sedettero per qualche coccola. Ma poi piano piano si stesero purtroppo su di una specie di sabbia polverosa e, tra lo sciabordio delle onde e i riflessi della luce lunare, potettero finalmente assaporare fino in fondo le delizie dell’amore.
E quella sera fu festa in famiglia anche per l’ispettore capo, per l’eroica impresa di aver liberato la moglie e consegnata sana e salva la madre ai suoi figli. La mamma dell’ispettore, invece, come al solito lo prese per la gola, con un gustosissimo piatto di zitoni al “ragù napoletano” e dei “purpetielle affucati nel sugo di pomodoro, secondo la tradizione. >>
Dopo tanti giorni di tensioni finalmente il volto dell’ispettore potette illuminarsi di un sorriso limpido e sincero. Ma non potette fare a meno di volgere lo sguardo al cielo e, pensando alle parole del Questore, inneggianti “all’innegabile e impareggiabile lavoro” del Vice Questore De Blasi, di sussurrare al padre: <<Maresciallo, Peppino Varriale, e quanto avevi ragione!!!>>
FINE