AMEDEO CARAMANICA
“I DINAMICI SFIGATI DI BAGNOLI”
“LE INDAGINI DELL’ISPETTORE VARRIALE”
QUINDICESIMA PUNTATA
Un prete alla gogna.
Con l’auto, attraversarono il passaggio a livello di Bagnoli, salirono per via Ferrara, raggiunsero Piazza Salvemini e Viale della Liberazione e puntarono verso la chiesa di San Giuseppe Confessore, in Via Beccadelli ad Agnano. Si erano fatte quasi le undici antimeridiane. Raggiunta la parrocchia, si trovarono di fronte a un nutrito gruppo di mamme che sbraitavano e chiedevano al sacrestano di poter entrare in sacrestia per parlare con il vecchio parroco.
<< Signore, signore, gridò l’ispettore, che cos’è questo baccano infernale?>>
<< Ispetto’, siamo venute a ritirare i nostri figli dal gruppo della parrocchia …>>, disse senza mezzi termini una delle mamme.
<<E c’è bisogno di fare questo baccano?>>
<<Ispetto’, ma voi avete saputo delle fetenzie che si fanno in questo luogo santo?>>
<<Se sono vere … fetenzie, lo appureremo … Perciò sono qui. Se don Roberto è colpevole, pagherà per quello che ha fatto. Ma io lo conosco per un giovane serio e un prete irreprensibile, perciò voglio prima vederci chiaro.>>
<<Noi, intanto, vogliamo ritirare i ragazzi … >>
<< D’accordo, è un vostro diritto. Ora ci penso io … >>
Mentre il vice ispettore Calopreso teneva a bada le donne, lui entrò in sacrestia ad incontrarsi con il parroco e con il giovane accusato.
<<Ispettò, meno male che siete venuto … Avete visto? Stanne là fuori come le iene … >>, cominciò l’anziano prete, lasciando la scrivania e andando incontro all’ispettore
<<Le ho viste, le ho viste, gli rispose l’ispettore, cercando di calmarlo. Ma che cosa è successo veramente? Dov’è don Roberto?>>
<<Non lo so dov’è andato … Si è allontanato dalla porta di dietro ed è sparito come una furia …>>
<< Allontanato?! Senza prima parlare con me? Ma sti’ giovani d’oggi, partono sempre in quarta e poi restano senza benzina! Pure se so’ preti! Speriamo che non gli capiti niente. Allora, spiegatemi un po’ che cosa è successo …>>
E l’anziano parroco, eccitato com’era dal fattaccio capitato nella sua parrocchia, raccontò quello che era successo qualche ora prima.
<<Un gruppo di mamme – raccontò – è venuto agguerrito e sbraitante sul sagrato. Io sono uscito.” Che cosa volete?” ho chiesto.
– “Che cosa vogliamo?! – mi hanno risposto inviperite. Perché voi non sapete niente? Non sapete del terremoto che è scoppiato in parrocchia?”
– “Ma, insomma, che cosa dovrei sapere? Quale terremoto sarebbe avvenuto in parrocchia?” Allora una delle mamme, resasi conto, che veramente io non sapeva nulla, mi ha invitato a entrare in sagrestia e mi ha sottoposto la visione di un video preso da un cellulare, dove si vedeva don Roberto che si intratteneva in modo alquanto equivoco con un ragazzo e gli toccava le parti basse del ventre. Io, di primo acchito, sono rimasto allibito e sconvolto, ma poi mi sono riavuto e ho cercato di dare una spiegazione plausibile alla scena.”
– “Ma siamo sicuri – ho ribadito io con veemenza – che sia una scena compromettente come dite voi? Io vedo solo don Roberto che cerca di aiutare il ragazzo che si sente male.”
– “Don Ca’, – hanno rintuzzato – non fate ora come in genere fanno le autorità ecclesiastiche di fronte a questi orribili eventi, cercando sempre di giustificare, di nascondere, di utilizzare l’omertà e il silenzio, per non creare scandalo tra i fedeli …”
– “Mi risulta che la Chiesa, care signore, – ho risposto io – soprattutto in questi ultimi anni, non ha cercato di nascondere e di giustificare niente, a cominciare da Giovanni Paolo II, a Benedetto XVI, all’attuale Papa Francesco. E, comunque, io non nasconderò niente … Ma è necessario che senta anche la campana dell’incriminato, che conosco per un giovane serio, onesto e timorato di Dio, non vi pare? E, poi, voglio ascoltare anche la versione della presunta vittima, Gigino Leonardi e anche di chi ha fatto questo video. Come mai si è trovato presente sul fatto anche lui? … E questo mi dà già da pensare. Insomma don Roberto – ho concluso – avrebbe fatto “certe cose” alla presenza di un altro ragazzo che li riprendeva? Mi sembra tutto così assurdo! “
– “Ecco, sempre così, mille pretesti, ha risposto indispettito la signora, subito i Montalbano di turno, pur di difendere una tonaca nera…Noi intanto ci ritiriamo i ragazzi, voi fate pure le vostre indagini …”>>
– <<A questo punto, come una furia, è entrata la signora Leonardi e ha cominciato a sbraitare come una pazza:” Addò sta? Addò sta chillu bucchino, pervertito ‘e prevete, ca nc’’o vvoglio strappare e metterglielo in bocca a chillu figli’e puttana, a chill’omme ‘e niente? “
– “Signora, per favore moderate la bocca e le parole! Siamo in una chiesa!” le ho gridato.
-” Appunto! E dint’a cchiesa se fanne sti schifezze? Addò ‘e guagliune avessera essere protetti?”
– “E noi i ragazzi li proteggiamo!”
– “E comme no! Si vede come li proteggete! Come gli orchi delle favole!
– “Vorrei parlare prima con Gigino, signò, vostro figlio, dov’è?”>>, ho chiesto io.
-” Gigino sta a’ casa e là resta, ma io a chillu schifuso ‘e pederasta, a chillu omme ‘e mmerda, a chillu figlio ‘e mappina, ‘o manno ‘ngalera, parola ‘e Carmela ‘a schifosa!”
– “Signò, uscite fuori, uscite! Chesta è ‘a casa ‘e Ddio, e non vi permetto di profanarla con male parole! Se don Roberto è colpevole, pagherà. Ma ora uscite, per favore! Uscite!>>
– “Esco, esco, ma chill’omme ‘e niente sempe s’addà ritirà … Allora, si nun ce sta mio marito, ca sta ‘ngalera, ce sta chi ‘o spacca ‘a capa! Dicitancelle!”
La donna è uscita sbraitando e bofonchiando. Allora ho chiesto al sacrista di chiamare i ragazzi e consegnarli alle mamme e poi di far venire don Roberto nel mio ufficio. I ragazzi, che stavano facendo un bel gioco di società, ha raccontato il sacrista, in un primo momento si sono rifiutati, ma poi incalzati dal sacrestano, si sono decisi ad abbandonare la sala. Anche don Roberto era un po’ contrariato perché il tempo concesso per la riunione non era finito. Quando, però, il sacrista gli ha detto che lo cercavo immediatamente, ha abbandonato i ragazzi ed è venuto qui in ufficio. Ovviamente mi ha trovato a testa bassa, imbronciato e con un viso arcigno. “Don Ca’, mi avete fatto chiamare?” – mi ha chiesto un po’ meravigliato.
-” Siediti!”, gli ho detto in tono perentorio, senza neppure guardarlo in faccia.
Roberto mi ha guardato attonito, poi, continuando a fissarmi, si è seduto, ignorando completamente la burrasca che si stava scatenando sulla sua persona e mi ha chiesto: “Allora, padre? Che mi dovevate dire?”
– “Ma tu hai capito quale obbrobriosa calunnia si sta abbattendo sulla tua persona? “
-”Sulla mia persona? E che cosa avrei fatto di così obbrobrioso?”
E senza mezzi termini l’ho messo al corrente: “Si dice … che hai approfittato di un ragazzo.”
-” Io?! Ma questi so’ numeri! Io, che li stimo e li voglio bene come se fossero miei fratelli minori?” – mi ha risposto sorridendo amaro.” Io che, guai a chi me li tocca?! Ma chi ha messo in giro questa infamia, questa maledetta calunnia?”
– “Mi hanno fatto vedere le prove?”
– “Le prove?! Le prove di che, se non ho fatto niente? Insomma ma chi ha messo in giro queste voci? Di che prove si tratta? Chi sarebbe questa presunta vittima?”
– “Gi-gi-no Leo-nar-di!”, ho scandito io con una voce cavernosa e alterata.
– “Gigino Leonardi?! Ma chi l’ha mai lontanamente toccato” … – si è difeso e ha continuato. “L’ho raccolto dalla strada, l’ho salvato da cattive compagnie, l’ho aiutato in tutti i modi anche economicamente, a lui e alla madre, quando il padre è andato in galera … Non è possibile che abbia inventato una storia così assurda.”
– “Eppure ti ha accusato senza batter ciglio. E pure la madre è venuta qua a fare una chiassata e a lanciare inaudite minacce.”
– “Gesù, Giuseppe, Sant’Anna e Maria! E questa prova da dove sarebbe venuta?”
– “Da Geppino Feroni. Vi ha ripreso con un cellulare, le cui immagini hanno già fatto il giro di tutti i telefonini e le ha passate persino sul computer.”
– “Al computer?! E vedo subito.” Si è messo al computer, ha aperto internet, e si è trovato subito davanti la famosa scena “compromettente”. Ovviamente Roberto davanti a quella subdola prova ha perduto le staffe: – “Ma questi hanno un diavolo in corpo, non si può pensare diversamente! Il Leonardi si è sentito male e io l’ho solo soccorso. Geppino Feroni, invece, di nascosto avrebbe ripreso la scena, inventando questo video compromettente?! Che poi ha mandato in giro?! Questo è un atto del più becero cyber bullismo della malora! Ma perché? Con quale motivo? Possibile che era tutto preparato? Li voglio sentire entrambi i ragazzi, voglio sapere perché l’hanno fatto?”
– “Calmati ora, Robe’! “
– “E come mi calmo? Mi mandano alla gogna, mi buttano fango addosso, anzi mi “svergognano dalla testa ai piedi”, mi accusano di pedofilia, e mi devo calmare? Ma io li voglio affrontare, me la devono sputare in faccia questa turpe menzogna!”
– “Robe’, guarda che è venuta anche la madre e ha minacciato di mandare delle persone a vendicare l’onorabilità del figlio … Ti ricordo che viviamo in un ambiente poco raccomandabile e abbiamo, con la nostra opera a favore dei ragazzi di strada, pestato i piedi a più di qualcuno. Forse ti conviene avvertire tuo cugino, l’ispettore Varriale.
-”Ma quale ispettore? Io sono innocente e non ho paura di nessuno. Vado a casa di Gigino Leonardi”. ‘E uscito come una furia e io ho chiamato voi, Ispettò”.>>
<< Va bene, don Carlo, ma ce ne occupiamo noi.>>
L’ispettore Esposito, uscito fuori, chiese alle mamme di calmarsi, di ritirare i ragazzi e di andare a casa, perché ora il caso era nelle mani della polizia. Le mamme si calmarono, ritirarono i figli e si allontanarono.
<< E ora, Genna’?>>
<<Andrea, dobbiamo per prima cosa raggiungere la casa di questo Gigino Leonardi, dove forse troveremo pure Roberto … E speriamo bene …>>
Entrarono in sagrestia, chiesero l’indirizzo del ragazzo sul Pendino di Agnano, seppero che don Roberto si era allontanato non più tardi di un quarto d’ora e partirono a spron battuto, pensando a qualche brutto incontro che avrebbe potuto fare il povero prete. E fu veramente la salvezza per don Roberto.
Il giovane sacerdote, infatti, un quarto d’ora prima, allontanatosi dalla parrocchia, dopo aver percorso la Via Beccadelli, lungo il marciapiede che porta all’incrocio della strada di Agnano con quella di Pozzuoli, aveva svoltato e percorso circa venti metri sulla Via Vecchia di Agnano, quando era stato affrontato da due energumeni, con passamontagna sul volto, che lo avevano riempito di botte e tempestato di male parole. Finalmente, quando lo avevano visto a terra, quasi svenuto, e qualcuno che nella vicina piazzetta aveva cominciato a gridare, lo avevano lasciato e si erano allontanati. Giusto il tempo di dileguarsi e arrivarono sul posto l’ispettore superiore e l’ispettore di prima nomina, che lo soccorsero, lo condussero al vicino ospedale San Paolo, lo fecero medicare e lo riportarono in canonica, dove, insieme con il vecchio parroco, si radunò subito una discreta folla che stimava il giovane sacerdote. Fu qui che don Roberto raccontò con dovizia di particolari lo scontro che aveva avuto con i due energumeni e come l’avessero tempestato di male parole, più o meno di questo tipo: -” Ricchiò, bastardo pederasta, figlio di puttana di un pedofilo fottuto! Cu ‘e ppeccerille te miette, mmiezz’omme ‘e mmerde! Miettete cu nuje ca t’’o facimme comm’a ‘na caverna! E ricuordote, mieze prevete curnute, ca ‘e guagliune d’Agnano e dintorni l’he lassà perdere, tu e chill’ate gufo nero, ca va poche juorne ‘nnanze ‘a morte! He capito?!>>
L’ispettore e il vice ascoltarono con grande preoccupazione quel racconto e soprattutto sottolinearono quelle parole “ E ricuordote … ca ‘e guaglione d’Agnano e dintorni l’he lassà perdere, tu e chill’ate gufo nero …He capito?!”
<<Vuol dire – concluse l’ispettore – che tu e don Carlo avete dato fastidio con la vostra missione a qualche “omme ‘e malaffare d’’o quartiere …>>
<<Ma che c’entrano i ragazzi, Gennà?>>, tentò di precisare don Roberto.
<<E questo dobbiamo scoprire, Robé … Perciò tu mo’ resti qui in parrocchia, e ti tieni a disposizione, se abbiamo bisogno di te. Noi, invece, Andrea, andiamo a prendere i due ragazzi e li portiamo in caserma.>>
Così i due poliziotti si portarono prima a casa Leonardi e poi a casa Feroni e chiesero ai ragazzi di seguirli in caserma insieme alla mamma del primo e ai genitori del secondo.
In ufficio, alla presenza anche della signora Nappi, la dottoressa del p. m., i due ragazzi, quasi con le stesse parole, raccontarono con dovizia di particolari la loro partecipazione al gruppo e come dal primo momento don Roberto aveva cominciato ad accarezzarli, ad abbracciarli e a fissarli in modo sempre più morboso. Luigi Leonardi addirittura raccontò che più di una volta, dopo che gli altri erano usciti, con la scusa di volergli fare un regalino, era rimasto solo con lui nella sala giochi e aveva cominciato a toccarlo in modo equivoco … E il Feroni subito annuì.
<<Ma perché tu eri presente?>> chiese l’ispettore superiore.
<<No, me l’ha raccontato Gigino …>>
<<E proprio per far cessare questi scabrosi giochi, riprese il Leonardi, una sera dissi a Pino di nascondersi e di riprendere la scena per incastrarlo. >>
<<E voi ragazzi – chiese il Questore aggiunto, De Blasi – conoscevate i due che hanno riempito di botte il prete? >>
<< E chi li ha visti mai, dottò?>>
<< Sì, chi li ha visti mai?>>, confermò il Feroni.
<< E so’ intervenuti così?>>
<<Li ho chiamati io, dottò – intervenne la madre di Gigino – erano amici di mio marito che ora sta in galera, ho raccontato a loro il fatto e loro si son sentiti in dovere di dargli una lezione … Li ho sgridati pure io, che loro non si dovevano permettere.>>
<<I nostri figli, sono bravi ragazzi, dottò – intervenne il signor Feroni. Vanno a scuola e frequentano la parrocchia … Anzi hanno frequentato, mo’ chissà! …>>
<<Va bene, ora passate nell’altra stanza e aspettate che facciamo il punto della situazione.>> Due guardie scortarono i ragazzi e i loro genitori in una stanza attigua.
I quattro inquirenti, invece, fecero il punto della situazione. Si scambiarono delle idee, misero a fuoco il racconto dei ragazzi e la signora del pubblico ministero, il Vice Questore aggiunto e l’ispettore Calopreso si convinsero che i due ragazzi dicessero la verità e fossero vittime del sacerdote. Solo l’ispettore superiore Varriale, come al solito, nicchiò davanti al loro racconto, perché gli sembrò strano che ambedue dicessero le stesse identiche cose, quasi con le stesse parole, come se si fossero messi d’accordo e avessero imparato la lezione a memoria. Il Vice Questore, invece, sosteneva che l’ispettore Varriale fosse titubante nell’ammissione della colpevolezza del prete, perché gli era parente. Anzi, com’è prassi, lo escluse anche dalle indagini, che passò direttamente all’ispettore Calopreso. Questi in un primo momento cercò di rifiutare, ma dinanzi al comando del Vice Questore aggiunto non potette opporre resistenza.
<<Bene, dottoressa Nappi, concluse il vice Questore, se è d’accordo per ora possiamo anche liberare i due ragazzi e le famiglie, chiedendo loro di tenersi a disposizione …>>
<<D’accordo …>>, rispose l’interrogata.
<<Però, intervenne Calopreso, domani li riconvoco in ufficio, perché vorrei mettere a confronto i due ragazzi con l’accusato, per vederci più chiaro …>>
<<Certo è un suo diritto per il prosieguo delle indagini …>>
E i due “capi in testa” lasciarono l’ufficio.
Restati soli, subito il Calopreso chiese all’ispettore superiore di dargli una mano in segreto. Questi ovviamente annuì con piacere, pensando al cugino. Allora l’ispettore di prima nomina si portò nella stanza d’attesa convocò in ufficio per l’indomani i due ragazzi e li lasciò andare con i genitori.
Proprio in quel momento ritornavano da Varcaturo la vice ispettrice Manna e il vice ispettore Ruotolo.
Perciò l’ispettore superiore andò loro incontro, pronto ad occuparsi dell’altro scottante e sempre più ingarbugliato caso.
(Che cosa era successo a Giulia Sarno e al fidanzatino? E quale era la verità sull’ accusa di pedofilia contro il sacerdote? Alla prossima puntata le risposte.)