Il Caligola di Albert Camus, tra teatro e letteratura


Assieme con Lo Straniero e Il mito di Sisifo, Caligola fa parte della trilogia dell’assurdo composta dall’attore e giornalista di origini algerine Albert Camus

L’opera teatrale Caligola, divisa in quattro atti, è stata rivista più e più volte nell’arco di vent’anni, sino giungere a tre stesure definitive sensibilmente differenti tra loro. Protagonista della vicenda è l’imperatore Caligola, coinvolto in una relazione incestuosa con la sorella Drusilla. L’improvvisa morte della donna provoca in lui un dolore tale da condurlo ad uno stato di cinica e brutale pazzia, che finirà per distruggere anche se stesso.

Questa versione datata 1941, potrebbe essere paragonata ad un piccolo assaggio di quelle pietanze uniche e deliziose, ma dal gusto troppo deciso per mandarne giù più di un boccone. Niente fronzoli o giri di parole, il linguaggio di Albert Camus risulta semplice e diretto pur mantenendo uno stile elegante che si addice perfettamente al contesto in cui si svolge la trama. Nessuna parola è lasciata al caso, ogni pagina è talmente coinvolgente ed intrisa di emozioni da rendere il lettore costantemente partecipe, come vivesse sulla propria pelle lo stato d’animo dei personaggi.

Il genio di Albert Camus sta anche nel riuscire ad affrontare già nella prima metà del ‘900, dei temi fondamentali quali la corruzione politica, le ingiustizie sociali, la difficoltà nei rapporti, le contraddizioni dell’animo umano, offrendo un punto di vista che oltre 70 anni dopo risulta ancora ultramoderno. L’odio e la violenza che accecano Caligola sono frutto sì, della disperazione per l’inaccettabile lutto, ma ancora di più del rimpianto per aver vissuto superficialmente una relazione tanto importante. Drusilla, per quanto consapevole dell’impossibilità di amare suo fratello alla luce del sole, era pur sempre una donna, e come tale sognava per sé la tranquillità di un matrimonio e di una famiglia accanto al suo amore proibito.

 

Dall’altra parte il protagonista si rende conto di quanto fossero profondi i propri sentimenti solo dopo la perdita dell’ amata. Realizza che il potere e la ricchezza non lo appagano più, e che nessuna della sue numerose amanti riuscirà a prendere il posto di sua sorella;”Un giorno vedrai che si può amare spesso ma mai desiderare più d’una volta”. La mancanza di uno scopo e l’impossibilità di conquistare nuovamente la felicità lo portano a sfruttare la propria condizione di imperatore per distruggere quella altrui, ribaltando a proprio piacimento ciò che è giusto e razionale e ciò che non lo è. Sarebbe riduttivo ridurre la storia ad un uomo pazzo dal cuore spezzato che ha sete di vendetta.

Caligola è un “folle lucido”che si è arreso alla vita, il suo spirito muore al capezzale di Drusilla e lui ne è consapevole; dunque ogni tentativo di superare il limite, non è altro che un modo per raggiungere la fine di se stesso nella speranza di trovare pace. Il bipolarismo di Caligola emerge chiaramente anche dalla contrapposizione tra la delicatezza con cui viene evocato il ricordo di Drusilla, e la durezza e l’insoddisfazione nelle considerazioni riguardanti la vita e la realtà circostante; “Ora non mi rimane altro che questo futile potere di cui tu parli. Più è smisurato più è ridicolo. Perché non vale nulla al confronto degli sguardi che Drusilla mi rivolgeva certe sere. Non era lei, era il mondo che rideva attraverso i suoi denti. Ho capito una sera con lei che tutta la mia ricchezza era di questo mondo. E da quella sera non posso più liberarmene”.

Una tragedia romantica di Albert Camus da leggere tutta d’un fiato, estremamente coinvolgente dalla prima all’ultima virgola, adatta ai ragazzi quanto ai più maturi. Che siate appassionati di storia e di teatro, inguaribili romantici o lettori in cerca di una forte dose di emozioni, giunti alla fine non potrete contenere il desiderio di ricominciare da capo.

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