Confesserò quello che era un mio limite: non amavo l’idea di leggere autobiografie di sportivi. Un’idea sbagliata, uno sciocco pregiudizio che durante una vacanza al mare si è meravigliosamente sfaldato dopo aver letto Open di Andre Agassi, un libro trovato per caso in una piccola libreria messa a disposizione dal residence dove alloggiavo. Leggerlo fu una scoperta, un viaggio in un mondo per me fino a quel momento inimmaginabile. Non un’autobiografia celebrativa, ma una lunga e dolorosa confessione.
Stesso piacere ho ritrovato nel leggere “Il Maschio – Come inseguire i sogni senza perdere se stessi: la mia vita nel nuoto artistico” edito da Sperling & Kupfer in cui Giorgio Minisini, protagonista del nuoto artistico maschile, reduce dagli ori agli Europei 2022 che si sono aggiunti ad una già ricca collezione di medaglie, racconta delle forti pressioni vissute come atleta, nonché della sua estenuante lotta contro snervanti e dolorosi stereotipi.
«Il fatto è che il mio sport non solo era considerato “una cosa da donne”, ma soprattutto era visto come un “non-sport”: aver vinto varie medaglie non dimostrava che ero un atleta completo»
«Un giorno a scuola un bullo mi si avvicinò e disse: “Ma tu sei quello che fa i balletti in acqua con le paillettes e i brillantini?”. Fu quella la prima di una lunga serie di umiliazioni. Mi chiamavano “sincrofrocio”, oppure “checca”».
Per Minisini è stato naturale avvicinarsi al nuoto artistico. Sua madre Susanna, ex sincronette, è allenatrice di nuoto artistico; suo padre, scomparso di recente e a cui è dedicato il libro, era giudice internazionale di gare di nuoto artistico. L’odore del cloro rappresentava per il piccolo Giorgio l’odore di casa. La piscina era il suo habitat naturale. Crescendo poi, aveva intuito che praticare nuoto sincronizzato era un modo per avvicinare e conquistare le ragazze.
Minisini racconta tutto questo nel suo libro autobiografico, ma racconta anche che prima di arrivare a calcare il gradino più alto del podio, prima di essere il grande protagonista del nuoto sincronizzato maschile che oggi tutti conosciamo, è stato più volte sul punto di mollare tutto proprio a causa dei pregiudizi che lo hanno inseguito e perseguitato.
“Ogni incontro era un giudizio da affrontare, un’immagine «giusta» di me da dare: cerca di sembrare un duro; evita di parlare del tuo sport; se proprio sei obbligato, svia il discorso più in fretta possibile, e se ti trovi alle strette vattene con qualche scusa. Non ti arrabbiare. Se mai dovessi venire alle mani, non attaccare: usa il taekwondo solo per difenderti”
Con la stessa passione, coraggio e determinazione che lo hanno condotto al successo in campo sportivo, Minisini, oltre alla sua carriera sportiva, racconta la sua vita privata, permettendo al lettore di entrare nei suoi tormentati pensieri.
Un libro che è un espresso invito ad inseguire – sempre e comunque – i propri sogni, anche quando la strada sembra sbarrata o fortemente in salita.
“Spero che la mia esperienza possa essere d’aiuto, a qualcuno che l’ha smarrita, a ritrovare la strada. O ancora meglio a non perdersi”
“Il Maschio” è anche l’occasione per scoprire la storia dell’atleta statunitense Bill May, grande sostenitore della presenza maschile nel nuoto sincronizzato al quale però fu impedito di prender parte alle Olimpiadi di Atene 2004 perché uomo.
“Quell’estate vidi un ragazzo nuotare insieme alle sue compagne, ma senza farlo come loro: era parte della squadra, eppure risaltava, e i suoi esercizi si avvicinavano quasi sempre al 10 nelle votazioni. Usciva dall’acqua e accoglieva il clamore dello stadio che tifava tutto per lui, e una volta terminata la competizione veniva accerchiato da schiere di ragazzine che reclamavano foto e autografi. Quella fu la prima volta in cui vidi nuotare Bill May, e fu anche la prima volta in cui mi ritrovai a voler essere qualcuno che non fossi io”.
“Il Maschio” di Giorgio Minisini, un libro scritto bene, coinvolgente e, a tratti doloroso; un libro che può cambiare la vita a qualcuno.
Buona lettura!
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