Intervista a Francesco Paolo Oreste. “L’incontro con Erri De Luca? Una fortuna immensa per me!”


Il suo ultimo libro, edito da Baldini+Castoldi, si intitola “L’ignoranza dei numeri – Storia di molti delitti e di poche pene”. L’autore, Francesco Paolo Oreste, in questo suo ultimo lavoro prende spunto da fatti realmente accaduti nell’hinterland vesuviano. Un romanzo dallo stile fluido, che tratta tematiche scabrose con un giusto equilibrio tra rabbia e delicatezza e con una sofferta storia d’amore in sottofondo.

Leggi pure: L’ignoranza dei numeri – Storia di  moti delitti e di poche pene – di Francesco Paolo Oreste

 

L'ignoranza dei numeri

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Durante un incontro per la presentazione del libro, abbiamo avuto il piacere di rivolgere a Francesco Paolo Oreste alcune domande. Ecco la nostra intervista.

  • Il protagonista del tuo romanzo è l’Ispettore Romeo Giulietti. In quanto agente di polizia, in cosa ti senti più simile a Giulietti?

Tutti gli autori mettono qualcosa di sé nei propri personaggi; io e Romeo Giulietti, svolgendo lo stesso lavoro, inevitabilmente un po’ ci somigliamo o almeno, sono io che provo a rassomigliare a lui. Giulietti è un personaggio molto equilibrato; cerca sempre di mettere insieme la necessità della legge e l’imperativo morale, prova sempre ad infondere umanità e gentilezza nel proprio modo di agire. E’ in questo più che sentirmi, provo ad essere vicino al mio personaggio.

  • Il romanzo tratta importanti tematiche come la tutela ambientale, la violenza sulle donne, la criminalità organizzata. Alcune volte, anche in casi gravi come questi, la legge sembra farsi beffe della giustizia. Quante volte l’agente Oreste si è ritrovato a fronteggiare situazioni simili?

Il verbo giusto è “sembra” nel senso che quello che sembra un conflitto tra legge e giustizia, in realtà è un conflitto interno alla legge stessa perché una legge che non risponde pienamente alle esigenze di una comunità, ma che la pone in conflitto con il bisogno stesso che la comunità ha delle leggi e delle regole, è una legge che probabilmente sta in quel momento contravvenendo alle sue stesse esigenze, come è accaduto nel caso della legge che permetteva l’apertura delle discariche all’interno del Parco Nazionale del Vesuvio. 

Francesco Paolo Oreste

  • Giulietti trova conforto nei versi poetici. Il tuo rapporto con la poesia.

Il mio rapporto con la poesia, come per Giulietti, è duplice. Da una parte la poesia rappresenta il modo in cui ci sciacquiamo gli occhi rispetto a quello che incontriamo nella realtà; è il modo in cui ci riappropriamo del bello rispetto a tante disillusioni, a tante brutture che la vita di tutti i giorni ci propone e propone anche al mio personaggio. Dall’altra parte è anche un modo con cui si prova a ristrutturare la realtà; la poesia è fondamentalmente questo: l’utilizzo di parole in un ordine sempre nuovo che, in maniera quasi magica, prova a ricomporre la realtà.

 “Il mare? Mi agita e mi tranquillizza al tempo stesso

  • Giulietti come Montalbano ama il mare. Il mare è un rifugio per i pensieri più tristi, ma anche un luogo di grande gioia e spensieratezza. Quali emozioni suscita in te la vista del mare.

Il mio rapporto con il mare è sempre stato particolare. Ci sono diverse pagine in questo libro in cui provo a spiegarlo. Fondamentalmente il mare è qualcosa che io sento di portare dentro; non è solo un rifugio, è anche una sorta di scrigno in cui custodisco le cose. E’ una cosa che al tempo stesso mi agita e mi tranquillizza; è qualcosa che mi compone, che dà sapore a quello che faccio. Il mare l’ho sempre visto come l’orizzonte, come la linea rispetto al quale il mondo entrava nel mio mondo.

“La terrazzina del bar di Pino affaccia sulla spiaggia. Il posto di Giulietti è nell’angolo a destra, con le spalle al muro, ma non per ragioni di sicurezza, come sarebbe giusto che fosse. Il suo posto è quello perché da lì non si perde niente di quel panorama. Del resto è per questo motivi che non ha mai pensato di far carriera: soltanto per non andare via, perché il suo mare è sempre stato la sua anima e lui, senza, non è mai riuscito a stare bene”.

  • Giulietti soffre per amore. Soffre per l’amore che prova per Rebecca e soffre anche per l’amore che prova per la sua terra. E’ un idealista, un romantico. Possiamo definirlo un eroe d’altri tempi?

Non so se possa essere definito un eroe di altri tempi. E’ sicuramente un personaggio con un codice morale ben definito. Lui è uno che sospende sempre il giudizio sulle azioni degli altri, è uno che prova a capire il mondo che lo circonda prima ancora di giudicarlo; di contro, però, è molto rigido con se stesso. E’ una contraddizione che lo rende una persona aperta al futuro, ma con i piedi ben piantati nel presente o forse, come dici tu nel passato.

“La sua Rebecca, amarena e cioccolato. La donna che aveva preso il cuore di Giulietti, lo aveva cosparso di benzina e poi gli aveva dato fuoco.Quella che aveva infiammato la sua passione…”

“L’incontro con Erri De Luca? Una fortuna immensa per me!”

  • Prefazione di Erri De Luca, come è avvenuto il vostro incontro?

L’incontro con Erri è stata una fortuna immensa per me. Una cosa incredibile quella di aver avuto la possibilità di pubblicare un libro accompagnato dalle sue parole. Mi sono molto emozionato e lo sono ancora. E’ stato un viaggio davvero unico! Un viaggio avvenuto quasi in maniera casuale perché io, dopo aver partecipato alla presentazione di un suo libro, gli ho mandato copia del mio libro in pdf perché, durante la presentazione, mi era sembrato che le sue idee un po’ si conciliassero con le mie. Beh! Erri, dandomi una grande lezione di attenzione verso il prossimo, avendo cura di me, l’ultimo degli sconosciuti, non solo ha letto il mio libro, ma mi ha regalato la sua prefazione e ha seguito il percorso del mio libro, quando dalle mie mani ha iniziato a fare il tour delle varie case editrici, prima di trovare la sua collocazione con Baldini+Castoldi.

  • Stai già scrivendo un altro libro? Puoi anticiparci qualcosa?

Sto provando a scrivere qualche altra cosa; l’argomento probabilmente mi farà litigare con qualcuno – questo penso sia una cosa buona! (ride). E’ una storia di cui ancora non voglio parlare; so soltanto che me ne sto innamorando un po’ alla volta e sto provando a darle la giusta dimensione prima di presentarla in società, vestirla come si deve, come merita. A grandi linee posso dire solo che ha a che fare con la violenza di genere.

Questo libro è ancora un embrione, ma ha già una sua forza. Al solo accenno, il tono della tua voce si è vivacizzato e ti si sono illuminati gli occhi. Non vedo l’ora di leggerlo! Francesco, grazie mille per la tua disponibilità! 

 

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