La grande bellezza dell’Italiano secondo Patota


GIUSEPPE PATOTA e la lingua di Dante,  Petrarca e Boccaccio

Il libro di Giuseppe Patota “La grande bellezza dell’Italiano- Dante Petrarca Boccaccio”,  edito dalla Casa Editrice Laterza ed acquistabile a costo di 20 euro, mette in rilievo che

“La prima bellezza, o meglio la prima grande bellezza dell’Italia, è certamente la sua lingua. Nasce nel Trecento, quasi all’improvviso, per mano di tre artisti della parola che, come toccati dalla grazia, la plasmano in versi e in prosa per parlare alle donne d’amore, di gioia e di dolore. Così, nel giro di pochissimi anni, l’italiano nasce subito perfettamente formato, armonico, potente. E che la sua maturità espressiva, o in altre parole la sua bellezza, sia strettamente connaturata alla lingua stessa sarà riconosciuto sempre, anche a distanza di secoli. È così dopo duecento anni, quando poco dopo l’invenzione della stampa il “petrarchino”, cioè il libretto in formato tascabile delle poesie di Petrarca, rappresenta un modello inarrivabile di eleganza stilistica e viene tenuto in mano e mostrato proprio come uno status symbol, più o meno come di questi tempi avverrebbe per uno smartphone.”

 

Ed è così ancora oggi, dopo settecento anni, come testimonia questo libro: un omaggio, un atto d’amore di un italiano così affascinato da questa lingua da voler condividere con altri il proprio piacere e, come è scritto nella quarta di copertina, farne godere tutti.

Leggendo attentamente il testo, si scopre un Dante capace di rendere l’italiano come se fosse un elastico, fino all estremo della sua capacità espressiva, un Petrarca che domina i numeri ed il sistema binario come un genio dell’informatica, un Boccaccio straordinario prestigiatore linguistico che estrae meraviglie verbali dal cilindro del suo Decamerone. La lingua in cui Dante ha scritto la Commedia, Petrarca il Canzoniere e Boccaccio il Decameron è forse un oggetto inutile nell’ era della globalizzazione? Investire nell’italiano non può in alcun modo produrre ricchezza?

L’autore risponde a queste domande esplorando in maniera chiara ed efficace la bellezza della lingua inventata e usata da Dante, Petrarca e Boccaccio, illustrandone le opere e svelandone i segreti.

 

 

 

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