Di Carofiglio avevo letto solo i suoi legal thriller che vedono come protagonista l’avvocato Guido Guerrieri. “Testimone inconsapevole” è probabilmente l’unico libro che ho letto due volte nella mia vita. Non mi piace rileggere un libro soprattutto quando l’ho apprezzato particolarmente. Rileggerlo in un altro momento della vita potrebbe cambiarne il sapore. Ad ogni modo, questa estate, tra i tanti libri infilati in valigia ho messo anche “Le tre del mattino“ edito da Einaudi.
“Le tre del mattino” di Gianrico Carofiglio
Antonio è un liceale solitario e risentito. Suo padre un matematico dal passato brillante. I rapporti fra i due non sono mai stati facili, soprattutto a seguito della separazione quando il padre di Antonio è andato via da casa. La svolta del loro rapporto avviene quando i due si ritrovano a trascorrere due giorni e due notti intere a Marsiglia, da soli, l’uno accanto all’altro. È così che padre e figlio si conoscono e si riscoprono. Due giorni intensi, allegri, imprevedibili, a tratti allucinanti, fra quartieri malfamati e spettacolari paesaggi di mare.
“Balikwas” E’ una parola tagalog, la principale lingua delle Filippine. È difficile da tradurre. Significa qualcosa come; saltare all’improvviso in un’altra situazione e sentirsi sorpreso, cambiare il proprio punto di vista, vedere cose che credevamo di conoscere in un modo diverso.
– Fino a due giorni fa io non conoscevo mio padre – mormoro senza pensarci su.“
“Le tre del mattino” è disponibile anche su Amazon
Recensione
Ho letteralmente divorato questo libro. Emotivamente mi ha coinvolta molto dal momento che da bambina ho vissuto, seppur in maniera più lieve, lo stesso dramma di Antonio. Mi sono sentita pienamente coinvolta anche per il fatto di avere un figlio matematico che sogna di diventare docente universitario proprio come il coprotagonista del libro, per cui mi sono giunti familiari concetti come “la congettura di Fermat” e gli aneddoti di Gauss.
“Poi ho capito che per me la matematica era anche uno strumento per placare l’ansia, per combattere l’angoscia dell’esistenza e della sua imprevedibilità, Una difesa dalla paura. In tedesco, cioè una delle lingue più precise che esistano, con svariati sinonimi per ogni concetto, c’è una sola parola per dire ansia e paura: Angst. Ecco: la matematica era una difesa dalla paura, un rimedio al caos e un modo per addomesticarlo.”
Lo stile narrativo di Gianrico Carofiglio è impeccabile: elegante, pulito, senza inutili divagazioni, interessante ed intrigante. Una piacevole lettura, sobria e raffinata.
Di grande effetto anche i vari riferimenti letterari come la poesia del poeta greco Kavasis:
E se non puoi la vita che desideri
cerca almeno questo
per quanto sta in te: non sciuparla
nel troppo commercio con la gente
con troppe parole in un viavai frenetico.
Non sciuparla portandola in giro
in balia del quotidiano
gioco balordo degli incontri
e degli inviti,
fino a farne una stucchevole estranea.
Un’ultima cosa. Carofiglio introduce il lettore nel romanzo con questa nota: “Questo libro e i suoi personaggi (uno escluso) sono frutto di finzione narrativa. La storia si ispira però a fatti realmente accaduti. Ringrazio chi me li ha raccontati.”