Kraven il Cacciatore ha cacciato ed ucciso numerose prede nella sua vita, ma una gli è sempre sfuggita, l’Uomo Ragno. Forse amareggiato per le numerose sconfitte subite il Cacciatore è convinto che per sconfiggere il Ragno deve lui stesso diventare il Ragno, e per farlo è disposto a tutto, persino a ucciderlo e sostituirsi a lui. Nel frattempo Peter Parker sta attraversando un momento di depressione e frustrazione. Durante una delle sue pattuglie ha accidentalmente ucciso un rapinatore e si chiede se può continuare a vestire i panni dell’Amichevole Spider-Man di quartiere.
L’ultima caccia di Kraven è un arco narrativo molto particolare. In primis per le atmosfere molto più cupe e mature, in secundis per la decisione di non dare all’Ultima caccia di Kraven un solo protagonista, ma di passare da Parker allo stesso Kraven.
Perché, in questa storia, il Cacciatore non è il solito Villain ossessionato dall’Eroe (in questo caso L’Uomo Ragno) ma l’autore J. M. DeMatteis descrive molto bene la sua lenta discesa in un abisso di follia. E descrive perfettamente e il rapporto fra Kraven e L’uomo Ragno.
I due, infatti, dimostrano di essere sì nemici ma anche di rispettarsi l’un l’altro arrivando anche a comprendersi meglio. La serie, composta di sei albi, infatti mette in scena un lato sconosciuto di Peter Parker. Non è un essere perfetto, ma un ragazzo (anzi un uomo) con dubbi ed incertezze, messi in luce anche grazie a Kraven.
La miniserie, pubblicata fra l’Ottobre e il Novembre 1987, ricevette un’accoglienza molto positiva sia dal pubblico che dalla critica. Perché dimostra che anche un fumetto con protagonista un Super Eroe può diventare un’opera degna della grande letteratura. Peccato che, soprattutto in tempi moderni, il personaggio di Kraven sia stato quasi sempre trattato con una certa superficialità rendendolo, a tratti, nient’altro che un maniaco della caccia.
Curiosità alla fine di ogni numero è presente una poesia ispirata a “The Tyger” di William Blake, con la parola Spider al posto di Tyger